Un generale divenuto icona pop

(di Gianluca Celentano)
29/08/22

Non succede spesso che i meriti sul campo di battaglia facciano di un militare un eroe popolare. Da noi forse solo Garibaldi riuscì a conquistare l’ammirazione e l’affetto di un’intera nazione da poco unita sotto i Savoia. Negli USA, dove si è sempre pronti a mitizzare le persone, anche un abile generale secessionista, Robert Edward Lee, si è trovato a dare il suo nome a una mitica vettura protagonista indiscussa di una serie televisiva di grande successo.

Erano i mitici anni ‘80 quando sulle prime reti tv private le immagini di un auto arancione e il suono del suo clacson che emetteva le note iniziali dell’inno degli Stati confederati d’America conquistavano i telespettatori. Era l’esordio delle 147 puntate della serie televisiva “The Duke of Hazzard”, un action-comedy che da noi si titolava Hazzard che raccontava le divertenti avventure di una simpatica famiglia di contrabbandieri di whisky che con la loro mitica Dodge Charger R/T sfidava con fughe rocambolesche la polizia della Georgia. Scriverne mi riporta indietro nel tempo, cioè a quell’adolescente spettatore affascinato dai salti che l’auto spiccava per seminare lo sceriffo di turno.

Il "Generale"

La serie tv, scritta e diretta da Gyneth Markley e Jerry Elijah Rushing, faceva trionfare in ogni episodio le fughe dei contrabbandieri Bo e Luke alla guida dell’auto arancione battezzata “Generale Lee” in onore di Robert Edward Lee, generale degli Stati sudisti secessionisti americani.

Non è chiaro se la action-comedy, ambientata in uno stato del sud, volesse far passare qualche messaggio di rivincita degli sconfitti sull’autorità.

Oggi Hazzard sarebbe considerato non politically correct? Senz’altro è un americanata al pari della più recente serie di Supercar dove la distinzione tra “buoni e cattivi” è però palese e i paladini della giustizia sono gli ideatori della super Pontiac nera parlante. È comunque più interessante conoscere il backstage del film di Hazzard realizzato a Covington città della Contea Newton (Georgia), infatti la contea di Hazzard non esiste.

Solo dopo diversi episodi la troupe ha scelto di trasferire le riprese alla Warner Bros di Los Angeles.

La Dodge Charger R/T

Protagonista della serie è proprio lei, una delle auto da corsa più potenti degli USA negli anni 60/70, ovvero la Dodge Charger R/T, (Road/Track) che al pari di Ford Mustang, Oldsmobile 442, Chevrolet Camaro e Pontiac Firebird rappresentavano il concetto (completamente opposto a quello europeo) di muscle car d’oltreoceano.

La sua linea coupé due porte di altri tempi è senz’altro il punto forte, così come la verniciatura arancione, seppure le sue caratteristiche corsaiole siano solo valide per i circuiti Nascar americani. Da qui l’idea di far entrare i protagonisti dai finestrini come in gara, senza usare gli sportelli che, in realtà, non erano bloccati nel Generale Lee. Innovativi per l’epoca erano i cerchioni in lega American Racing modello Vector, l’uso del roll bar interno e del bull bar anteriore, posti proprio per assolvere al loro compito e non per esigenze estetiche cinematografiche.

Grosse cilindrate e tanta coppia

Seppur nell’ultimo ventennio le motorizzazioni americane si siano avvicinate di più al concetto motoristico europeo, le grandi cubature previste per la Dodge (e non solo) erano caratterizzate da un’eccellente affidabilità offrendo un compromesso ideale per essere accoppiati ai cambi automatici idraulici, dove l’immediatezza di coppia era un requisito fondamentale.

Per queste caratteristiche di “instancabilità” i motori di marchi storici oggi confluiti in Stellantis N.V, General Motors Corporation, Ford e Caterpillar hanno equipaggiato anche carri armati e camion: Chrysler V6 215 CV, V8 RB440 7,2 cc per M113A1, Ford GAA e GAF V8 per lo Sherman M4A3, Continental R6602 a 6 cilindri per autocarri M62.

Struttura e prestazioni

Esteticamente nulla da dire per un auto americana fine anni ‘60, ma i quasi cinque metri e mezzo di lunghezza e le quasi due tonnellate di Ptt della Dodge Charger si sentono tutti in pista come testimonia il test sul tracciato dell’ISAM di Anagni (Fr) per newsauto (newsauto.it - prova Generale Lee). Gli interni sono molto spaziosi e chi è basso di statura raggiunge difficilmente i pedali. I motori possono essere Hemi V8 (camera di combustione semisferica) da 7,2 litri per 425 cv con carburatore quadricorpo (4 carburatori, uno ogni due cilindri) mentre il più leggero utilizzato per i salti scenografici è un 5.2 da 318 cv a cui si aggiunge un Chrysler RB V8 440 Magnum da 375 cv. Il test riportato ai media è stato effettuato invece con un quarto motore, un 6.6 litri un po' troppo pigro.

La tipologia di motori prediligeva una potenza massima raggiungibile a basso regime il che significa una coppia formidabile che spinge già in partenza. Poco sportivo è il ponte rigido posteriore a balestre e ammortizzatori che, oltre a imporre al veicolo una maggiore altezza da terra, determina lo svantaggio di lasciare molte e pesanti masse sospese.

Ottime le sospensioni indipendenti anteriori che permettono un baricentro più basso a tutto svantaggio/vantaggio dei sovrasterzi con il posteriore. Infatti su neve e ghiaccio la Dodge Charger R/T del ‘70 è praticamente inguidabile considerata anche la sua coppia motrice.

Difficile seguire una traiettoria precisa in pista e centrare il punto di corda sul circuito ISAM. La morbidezza delle sospensioni e l’eccessivo rollio della struttura ti mandano fuori traiettoria, e se acceleri sovrasterzi, girarsi quindi non è affatto difficile.

Lento nei passaggi e nel kick down il cambio automatico (epicicloidale-convertitore) a tre rapporti, privo ovviamente di centraline e dotato di regolatore centrifugo all’uscita della trasmissione per la gestione della scatola valvole, la Valve Body. Meglio il manuale a quattro marce, ma siamo clementi senza dimenticare che parliamo di un’icona ormai cinquantenne.

300 Charger per il Generale Lee

Esatto, ne sono servite 300 e ne sono sopravvissute (forse) una decina. Il copione di Hazzard era chiaro, in ogni puntata andavano distrutte almeno due auto. A inizio produzione vennero appaltate tutte le officine di Covington che lavoravano giorno e notte per rimettere in dima le Charger e riassestarle meccanicamente, contemporaneamente era partita una forsennata ricerca di Charger usate sul mercato americano.

Andavano bene tutte le tipologie di cilindrate e colori, tanto era la verniciatura arancione il primo step della produzione e, in alcuni episodi, le tonalità di arancione erano addirittura differenti.

In alcune scene si nota l’opzione del cambio al volante rispetto al tunnel centrale piuttosto che il manuale o, il volante e gli interni in colori diversi. Quindi oggi è davvero rarissima da trovare sul mercato dell’usato. Gli stuntman diedero indicazioni di zavorrare il bagagliaio per compensare il peso del motore in particolare durante i salti, in queste scene si utilizzavano le unità più “leggere” con un motore più piccolo.

Le auto furono divise in base al tipo di scena, individuando le migliori per le scene in primo piano e le altre per i percorsi sugli sterrati della contea o per le acrobazie. Alcune vennero tagliate trasversalmente e applicate su un oscillatore cinematografico per effettuare le riprese dall’abitacolo con davanti la proiezione della strada. Le scene con la Dodge che si muove su due ruote prevedevano invece di modificare il differenziale.

Tuttavia Covington cominciò a non essere più il terreno ideale per gli episodi di Hazzard e la produzione si spostò a Los Angeles. Per salvaguardare qualche Generale Lee dallo sfasciacarrozze, alla Warner Bros si utilizzarono anche dei modellini su dei plastici che riproponevano fedelmente la contea di Newton e, se non vi siete mai accorti di nulla, vuol dire che sono stati davvero bravi.

Foto: web