Mezzi abili ed arruolati: il processo per validare l’affidabilità

(di Gianluca Celentano)
25/07/20

Se siete degli appassionati dei mezzi ruotati che hanno segnato la storia militare, sarete sicuramente stati catturati dalle avvincenti immagini dei test per individuare un veicolo idoneo per l’impiego militare.

Le prove a cui era sottoposta la Jeep Willys sono solo un esempio di quel traumatico seppur efficiente metodo riservato ai prototipi e ormai in parte superato.

Sono diversi i mezzi nati per necessità militari (in Italia gli autocarri Fiat Veicoli Industriali serie 600) che successivamente hanno avuto un’indovinata conversione civile, tra questi, oltre alla Willys che ha fatto scuola nel 4x4 internazionale, c’è anche qualche velivolo tra cui il Boeing 747 nato come cargo per la USAF ma divenuto un eccellente aereo civile di linea.

L’evoluzione delle necessità

Con i ricordi del militare, in base a dove eravate in servizio, vi torneranno in mente le decine di mezzi pseudo alienati dall’amministrazione per un’imbarazzante scarsa efficienza dimostrata nell’uso tattico e logistico.

L’acquisizione del triciclo mulo meccanico (v.articolo) o del blindato 6614 (v.articolo) sono solo degli esempi a cui potrebbe seguire il carrello Fresia F18 MTC 90 piuttosto che la scarsa tenuta stagna di qualche cingolato o il rifiuto jugoslavo per la fornitura della AR76 (v.articolo). A mio avviso comunque un ottimo 4x4.

Pagine poco allegre per la spesa pubblica, ma mutate, almeno agli occhi dei media, non appena l’Italia ha dovuto interagire confrontandosi con le altre forze armate della Nato con le missioni degli anni ’90.

La necessità di un’ottimizzazione delle piattaforme seguendo schemi di praticità e impiego in relazione ai reparti, ha rivoluzionato gli autodrappelli nelle caserme ma, inutile nasconderlo, ha fatto sorgere anche dubbi verso chi è deputato alla scelta di mezzi e materiali, spesso non un militare.

Alla luce di un’interessante proposta di mezzi militari (Eurosatory2018), sotto la lente del dissenso finirebbe una lista di componenti annessi ritenuti superflui e onerosi, ma c’è da ricordare che la gamma military è personalizzabile in base alle esigenze dei governi clienti e qui, il ruolo delle aziende allestitrici è cruciale.

È bene fare un distinguo rigorosamente militare fra le due tipologie di mezzi operativi (termine generico) in uso alle forze armate. C’è la ramificata componente dei “logistici” e quella dei “tattici” (sistemi d’arma) che si suddivide in mezzi da combattimento, protetti e cingolati. Solo alcuni di loro, hanno piattaforme in comune con i logistici, ad esempio i trucks armoured vehicles.

Argomento top secret

Un mistero conosciuto solo da aziende e militari che gravitano intorno alle omologazioni quello sui test strutturali meccanici. Nulla di strano visto che si tratta di veicoli legati alla sicurezza nazionale, ma potremmo trovarci davanti a un segreto di Pulcinella se ne parliamo con un anziano meccanico militare. Si viene a sapere che i trucks militari altro non sono che versioni civili militarizzate in diverse conformazioni tra cui quella protetta, ma con l’inserimento di qualche importante modifica. Una realtà che non riguarda le piattaforme da combattimento, le quali rientrano come accennato in veri e propri sistemi d’arma - tra questi i cingolati e ruotati con scafo.

La struttura portante dei logistici e derivati, è individuata come principale garanzia di affidabilità, dopo un’attenta analisi dei feedback commerciali riguardante i mezzi civili già esistenti e sottoposti al duro lavoro. Ad esempio i mezzi impiegati per l’incessante trasporto di decine di tonnellate di marmo in salita e discesa. Qui, gli aggiornamenti e le continue migliorie della produzione commerciale sono elementi che fanno scuola anche sugli attuali mezzi pesanti militari.

È da sottolineare che nel campo automobilistico i test di durata dei fatidici 100 mila chilometri hanno lasciato più campo libero a prove specifiche in città, autostrada e pista per testarne la stabilità. Un ingegnere ministeriale durante una recente chiacchierata telefonica sosteneva: “a un certo punto dalla catena di produzione, le piattaforme militari vengono prelevate e seguono uno sviluppo artigianale”. Un processo non troppo diverso da quello che avviene per le fuoriserie dove l’artigianalità, l’unicità, l’esclusività e i materiali del veicolo giustificano i costi di un singolare metodo sia civile che militare.

Il cantiere è il primo step

Nonostante un disorientante colore verde Nato o livree vegetate, possiamo osservare che cabine e strumentazione sono riprogettate e nonostante una consistente semplificazione, l’elettrotecnica moderna (a volte davvero troppa) si associa alle opportunità di impiego militare, come la presa bipolare per l’avviamento a ponte, il sistema CTIS central tire inflation system inseribile solo con impianti frenanti a disco, specifiche sagome per l’aviotrasporto, organi di traino uniformati Nato, e in particolare i ponti di trazione rinforzati equipaggia ti con ruota singola o gemellata in base al carico.

Tutto parte dall’ESIGENZA OPERATIVA che si fa carico di soddisfare la necessità dell’uomo sul terreno descrivendo le capacità che la piattaforma deve possedere. I militari non usano di certo i guanti di velluto durante la concitazione operativa. Le capacità sono tradotte in caratteristiche tecniche che permetteranno all’Amministrazione Difesa di poter avviare il processo di ricerca e sviluppo del mezzo.

Una serie di azioni successive porteranno la piattaforma ad una serie di prove (di pendenza frontale e laterale, di escursione termica, di passaggi difficoltosi, di impermeabilità nei guadi o di potenza di traino etc.) che ne definiranno la configurazione definitiva che vedrà nell’omologazione tecnica e nella validazione operativa le necessarie premesse alla dichiarazione di idoneità all’impiego militare e all’eventuale dichiarazione di introduzione in servizio.

Curiosità: Seppur non confermata (e non si capisce il perché) gira una ufficiosa notizia che sosterrebbe che nei primi anni ’90 un autoarticolato (trattore stradale e semirimorchio) in esame per essere introdotto nelle FF.AA. sia stato testato nel deserto del Sahara con un carico eccezionale di blocchi di cemento e pneumatici maggiorati per non affondare nella sabbia. Si presume che l’esame fosse mirato a testare telaio, organi cinematici e l’individuazione del propulsore più idoneo.

I motori

Con il progresso motoristico possiedono una potenza specifica superiore rispetto al passato pur rientrando oggi nel rispetto delle normative CEE inerenti l’anti-pollution. Sono testati e sviluppati per funzionare con combustibili militari jet fuel con alto tenore di zolfo, caratteristica tipica dei paesi in via di sviluppo.

I test Nato, come da prassi, devono validare la durata del motore in condizioni di carico gravose, factor load. Oltre ai sistemi elettronici in grado di soddisfare le normative MIL EMC elevate e di EW, il complesso propulsivo rientra nei canoni “over-ride” ovvero, in caso di necessità è possibile sganciare alcuni blocchi di sicurezza e limitazione per poter continuare la missione anche a costo della rottura del propulsore.

Per saperne di più: Integrazione: Omologazione e qualificazione di materiali per l'impiego militare

A completamento dell’articolo ho cercato di estrapolare sinteticamente qualche notizia sui burocratici procedimenti per confermare l’idoneità militare dei materiali cioè, veicoli, sistema d’arma, piattaforme, etc. La funzione è svolta, secondo quanto riportato dal TER-G-021 / Interim del gennaio 2013, dal MINISTERO DELLA DIFESA -SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA E DIREZIONE NAZIONALE DEGLI ARMAMENTI DIREZIONE DEGLI ARMAMENTI TERRESTRI- . Va premesso che se un materiale possiede già una catalogazione STANAG, Standard Agreement (l’accordo atlantico sulle normative per le comunità militari) questa velocizzerà il processo risultando valida ai fini dell’introduzione in servizio senza necessità di procedere ad alcun programma di Validazione Operativa.

I processi, prima della validazione prevedono due passaggi: l’omologazione (v.link) e la qualificazione

Elenco articoli soggetti ad omologazione: veicoli ruotati o cingolati da combattimento, tattici, logistici e speciali, artiglierie, materiali da ponte, armi portatili, bianche e da sparo, sistemi d’arma controcarro e contraerei, munizionamento di medio e grande calibro, missili, UGV, apparati di guerra elettronica, bombe a mano, piattaforme digitalizzate complesse, lanciagranate, materiali energetici (ME) a se stanti, visori notturni IR/IL, shelter/container attrezzati, apparati radio individuali e veicolari, protezioni passive individuali e sistemiche, materiali per la difesa CBRN.

Qualificazione: batterie, alimentatori, munizionamento di piccolo calibro, motori, sistemi di puntamento, gruppi elettrogeni asserviti a sistemi, pneumatici, vernici, teloni per sistemi veicolari, lubrificanti, fluidi idraulici e prodotti speciali per l’impiego su sistemi terrestri, materiali e specifica componentistica elettronica.

Programma di Prove Tecniche: effettuate allo scopo di verificare la rispondenza dell’articolo ai requisiti e viene definito dalla DAT, Direzione degli armamenti terrestri, in collaborazione con Enti militari specializzati, università e industria. Vengono accertate (ma non è dato a sapere come) attraverso specifiche operazioni così come quelle industriali che seguono un personale metodo o seguendo in area aziendale quelle richieste dal DAT.

L’utilizzo militare

L’usura del mezzo militare è storicamente più legata alle sollecitazioni meccaniche (lo è anche un lungo periodo di inattività e un rapido e traumatico riutilizzo) e condizioni climatiche rispetto al numero di chilometri percorsi, i collezionisti o gli acquirenti di mezzi ex militari lo sanno molto bene. Nel mezzo logistico operativo a differenza della sua derivazione civile, si devono considerare come consuetudini gli utilizzi che per l’equivalente civile risulterebbero eccezionali. Ad esempio un importante utilizzo sulle autostrade, realtà off topic per i mezzi da cava. Masse e prestazioni assumono quindi un ruolo cruciale per il mezzo militare.

A questo proposito è interessante prendere ad esempio il civile Iveco ASTRA HD8 4x4 e il suo diffuso alter ego militare ACTL SM 44.30 BAD a due assi (foto seguente). Ci accorgeremo che sia nella variante autocarro o mezzo d’opera del civile, le caratteristiche predominanti sono differenti dalla serie Standard Military. Oltre alle diverse masse totali che rendono in questo caso più snello il militare nella combinazione motrice e rimorchio, il sistema frenante del HD8 è a tamburo mentre il militare a disco (più indicato per la velocità e l’off road essendo il disco meno soggetto a trattenere la sporcizia) e le sue potenze si aggirano nell’ordine dei 300 cavalli contro i 400, 450 e 480 dell’HD8.

Test per gli allestiti

Interessanti sono le emergenti aziende produttrici di veicoli all terrain che si sono allargate anche nella produzione di veicoli militari o materiali connessi ai mezzi. La particolarità di produzione consiste di assemblare componenti di propria produzione con altri, i migliori, provenienti dal mercato di serie. Tanto per ripercorrere il passato, ricordo che Denny MADAU Prototyping & Testing dello storico marchio BREMACH rispondeva così a chi gli chiedesse quale fosse il suo ruolo nell’azienda specializzata a produrre mezzi ex novo: “Il mio compito? Guidare fino alla distruzione!”

Tra le aziende competenti, desidero evidenziare una delle più rinomate e specializzate nella progettazione, produzione e allestimento di veicoli industriali, speciali e militari, l’abruzzese TEKNE VEICOLI di Poggiofiorito a Chieti. Nella produzione ex novo (quindi senza riferimenti già esistenti) ogni tipo di test, anche emulando quelli riservati alla Willis, è comprensibilmente obbligatorio per assicurare il massimo della qualità e durata nel tempo.

Una critica costruttiva da fare al moderno automotive militare, al di là della qualità dei mezzi in uso alle nostre Forze armate, risiede nel rapporto tra utilizzatore militare e mezzo. Un legame simile al noleggio a lungo termine, forse un po' imbarazzante se consideriamo l’aspetto manutentivo. Pensate un po' a un soldato che nel bel mezzo di una missione deve contattare un numero verde per ricevere assistenza.

Un racconto nell’anonimato: un ufficiale in missione in Afghanistan si trovava a bordo di un veicolo tattico quando nel pieno di un sentiero impolverato e isolato il mezzo accusa un guasto e si ferma. Per fortuna non c’erano cecchini e l’ufficiale decise di aprire il cofano per capire come organizzarsi. Grazie alle sue conoscenze meccaniche e alla semplicità tecnica del mezzo, l’ufficiale riuscì a farlo ripartire e a riportarlo al campo base. L’ufficiale racconta d’aver incontrato in occasione di altre uscite, anche militari americani con un problema simile. Loro però, forti di un esercito con molte più risorse, hanno aperto il cofano e chiamato l’assistenza meccanica militare.

Foto: web / U.S. DoD / Esercito Italiano