Con l’acronimo SAS (Special Air Service), l'idea di operazioni ad alto rischio sul campo arriva subito alla mente. Basta pronunciare queste tre lettere per evocare missioni top secret, dove l’efficienza conta più delle chiacchiere. Un po’ come i nostri paracadutisti del 9° reggimento: l'addestramento e la resistenza fisica fanno la differenza, ma l'uomo e la sua illuminazione è sempre al centro.
SAS: non serve presentazione
Restiamo sui "materiali" e, con un tocco di leggerezza, parliamo di un episodio davvero curioso. La notizia arriva da Coffee or Die Magazine e la testimonianza è di Chris Ryan (alias Colin Armstrong), ex sergente del SAS, oggi consulente per la sicurezza e presentatore televisivo. La particolarità del SAS non sta solo nella preparazione fisica, ma anche nella capacità di avanzare senza essere notati. Durante la Seconda Guerra Mondiale, in Nord Africa, questa abilità cambiò le sorti di molte operazioni, grazie a veicoli adattati per le missioni di ricognizione.
E qui arriva il colpo di scena: questi veicoli non erano solo fuoristrada, ma vere e proprie "Pink Panthers". Già, avete capito bene, non c'entra nulla la Pantera Rosa dei cartoni animati, ma una scelta davvero inaspettata: il rosa come mimetico. Sì, rosa.
Nonostante l'incredulità iniziale, il colore si adattava perfettamente ai toni del deserto, dalle sfumature rosate delle rocce. Armstrong racconta che, in Yemen e Giordania, il rosa si confondeva con il paesaggio, rendendo i veicoli invisibili in un contesto ostile.
Il cambio da verde militare al rosa avvenne perché il verde, troppo visibile nel deserto, non offriva la copertura necessaria. La scelta non fu casuale: si dice che l’idea del rosa derivi da un aereo dipinto di questo colore per essere facilmente individuato in caso di incidente nel deserto. Peccato che l’aereo rosa fosse quasi impossibile da trovare… ma, una volta a terra, il rosa si mimetizzava perfettamente. E così, le "Pinkies" nacquero.
Land militari spogliate
Le Land Rover 109, adattate per l'uso SAS, venivano completamente smontate: niente tetto, niente portiere, sospensioni e telaio modificati. Ogni veicolo era un piccolo fortino, equipaggiato con mitragliatrici, carburante - circa 450 litri - per oltre 1600 km e riserve d’acqua. E, sì, la ruota o le ruote di scorta non erano solo un accessorio, ma uno scudo in caso di incidenti.
Le 'Pinkies' non erano solo esteticamente particolari, ma anche estremamente efficaci. Tanto che, durante la Guerra del Golfo nel 1991, il SAS sostituì i veicoli rosa con modelli sabbia, mantenendo però il nome leggendario. I nuovi membri dell’unità, però, si chiedevano ancora perché quei fuoristrada beige fossero chiamati Pinkies. A quel punto, la risposta era semplice: "leggi un po’ di storia, figliolo!"
Guasti?
Manuali dettagliati fornivano precise indicazioni agli operatori SAS su come agire in caso di danni. Per esempio, un foro di proiettile nel serbatoio veniva sigillato con una vite, presa da qualche parte della Land Rover e avvitata con forza nel foro. Una perdita da un tubo, invece, poteva essere fermata con del chewing gum, mentre nel radiatore veniva utilizzato abbondante tabacco, sottratto dalle pipe degli inglesi.
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