Autovetture e stellette: Tra le celebrità c’è un meritato cinquantenario

(di Gianluca Celentano)
13/09/19

Credo di dover rivolgere, motoristicamente parlando, un doveroso e patriottico omaggio a qualche icona storica della produzione automobilistica italiana. Un omaggio peraltro meritato. Si tratta in primo luogo della rivoluzionaria e concettualmente innovativa Fiat 128, che proprio nel 2019 compie 50 anni. Una vettura davvero apprezzatissima sul mercato civile anni ’70 e con un passato di rilievo anche durante il suo servizio militare. Chissà quanti di voi ne hanno posseduta una.

“Altri tempi” esclamerete voi; periodi ormai passati dove l’autonomia dello Stato la si osservava anche nell’utilizzo della propria produzione motoristica, a ragion veduta, invidiata nel mondo.

Dobbiamo tuffarci indietro nella storia - mi raccomando senza sentirci mai troppo vecchi - rispolverando i propri ricordi del militare e, perché no, richiamare alla mente i piazzali d’armi che conducevano alla palazzina comando. Infatti la Fiat 128 era un veicolo in uso per lo più agli ufficiali superiori, che la alternavano alla più diffusa 127 e 124, piuttosto che ai generali e ammiragli di fresca nomina.

I più giovani ufficiali di carriera che negli anni ’70 hanno conosciuto le vesti militari della 128, oggi saranno in congedo o importanti generali. Tuttavia ahimè, al giorno d’oggi proporre confronti nostalgici con il passato, può risultare doloroso e poco producente e, secondo qualcuno, l’esercizio migliore potrebbe risiedere “nell’accettar tacendo” le incognite dettate sia da Bruxelles sia da una cieca globalizzazione che per il momento riguarda solo gli interessi di pochi. Una condizione per certi versi vissuta come una chimera, soprattutto dai più deboli, che con pazienza e garantismo attendono ormai da troppi anni tangibili benefici, come una seria defiscalizzazione del lavoro piuttosto che salari al passo con il costo della vita.

Cercando di non peccare di pessimismo, riporto piuttosto un’interessante news dal giornale d’economia Money.it del marzo 2019, dove il colosso dell’ automotive cinese Geely, potrebbe essere interessato a un’ambiziosa e prossima acquisizione di Iveco. Sul tema non ci sono altre notizie ufficiali e posso anch’io come voi, esprimere personali e lecite domande su un ipotetico quadro che potrebbe definirsi: ad esempio, potrebbe verificarsi l’assoggettamento del comparto Iveco Difesa all’italiana Leonardo, con l’ingresso di Astra nella tedesca Magirus e il settore bus ai francesi di Heuliez?

Domande e curiosità comuni e moralmente comprensibili in un paese libero...

Un’auto in base alle stellette

Prima di descrivervi la Fiat 128, molti lettori ricorderanno l’esistenza di una normativa sull’assegnazione dei veicoli, chiaramente non riguardanti la fascia operativa. Regole che facevano riferimento anche alla fascia di cilindrata dello stesso modello. Disposizioni legate al prestigio e alla carica dell’ufficiale, un po' come avviene nelle grandi aziende con i dirigenti. Infatti negli anni ‘60/70 si poteva gridare allo scandalo se da una Fiat 600 fosse sceso un generale invece che un giovane tenente. Un concetto che in seguito alla professionalizzazione del comparto Difesa, si è andato coerentemente a sbiadire a favore dell’efficienza più che dell’immagine. Va ricordato però, che le FFAA italiane non sono state tra le prime a rispecchiare un modus operandi simile alle United States Armed Forces.

A tal proposito, se qualche militare mi confessa anonimamente che c’è ancora molto lavoro da fare verticisticamente parlando, è anche vero che ho assistito recentemente a un tenente colonnello che autonomamente guidava una Panda in livrea verde lucido per raggiungere l’area addestrativa fuori sede.

Ancor oggi il testo SGD - G - 007 “DIRETTIVA PER LA GESTIONE E L’IMPIEGO DEGLI AUTOMEZZI DELL’AMMINISTRAZIONE DELLA DIFESA” è molto chiaro sul tema, tuttavia è bene sottolineare che i reali problemi della Difesa e del suo personale sono ben più seri.

Fiat 128 una rivoluzionaria

I più forse la ricordano in livrea blu ministeriale, ma senz’altro la 128 è stato un progetto rivoluzionario e coraggioso nato dalla matita dell’ing Dante Giacosa, il quale oltre avergli conferito una linea e un frontale piacevole e, umanamente parlando, quasi sorridente - grazie a suoi grandi fari circolari e una sottile griglia anteriore cromata, come un sorriso appunto - è da attribuirgli il merito d’aver inserito la trazione anteriore sul primo modello Fiat in assoluto, utilizzando negli interni della nuova utilitaria media, plastiche morbide in sostituzione delle più fredde lamiere.

La concorrenza in quel periodo era sicuramente meno traumatica rispetto a oggi ma soprattutto in house, e la contesa della produzione Fiat era principalmente con il suo più prossimo e leale avversario, la lussuosa Lancia, già utilizzatrice qualche anno prima, del concetto francese tutto avanti - Citroën Traction Avant del 1934 - con i modelli Fulvia e Flavia.

Nelle caserme la 128 era il più delle volte di colore blu ministeriale e il comandante sedeva rigorosamente a destra sul divano posteriore. Il successo di questa autovettura nata nel lontano ’69 è durato sino al 1983, un periodo che l’ha vista egregiamente indossare diverse livree oltre al blu e al verde Nato. Infatti è stata utilizzata a lungo dalla Polizia di Stato (in verde o bianco azzurro) in sostituzione della Fiat 1100. “Lo so vi ho smosso molti ricordi…” Purtroppo, mi sono accorto che le foto militari della 128 sono molto rare.

Motore e meccanica

La sua moderna scocca portante e l’utilizzo della trazione anteriore, offrivano un’apprezzabile alleggerimento di circa un quintale rispetto all’antenata 1100. Valori di non di poco conto anche osservando i consumi attestati a circa 12,5 km/l. Per certi versi una salvezza nel ’73 con la crisi energetica.

Vivace e maneggevole, grazie a un buon rapporto peso potenza e al suo Fiat SOHC Engine, il monoalbero Fiat prodotto sino al 2010 con una cubatura di 1116 cc che erogava 55 cavalli, generando una velocità massima di poco più di 140 km/h. Questa era la versione utilizzata nelle Forze Armate ma qualche anno dopo il suo debutto, lo stesso propulsore a 8 valvole venne maggiorato a 1290 cc - Fiat 128 1.3 - offrendo potenze di 60, 67 e 70 cavalli, quest’ultimo con velocità ufficiose alla soglia di 160 km/h in IV, possedendo esclusivamente il cambio a 4 marce. Insomma, propulsori che hanno segnato con orgoglio la storia dell’automotive italiano degli ultimi cinquant’anni e che si sono fatti apprezzare, anche come meccanica, su Ritmo, Regata, Uno, oltreché su Lancia Delta e Prisma.

Anteriormente sospensioni Mc Pherson con l’utilizzo di un braccetto controbilanciante e posteriormente una balestra trasversale - caratteristica che esteticamente abbassava la coda - con braccetti connessi ad ammortizzatori telescopici, una soluzione economica che assolveva anche il compito stabilizzante.

La 128 era ben piantata posteriormente mentre un piacevole e ben controllabile sottosterzo compariva nella guida più aggressiva; un fenomeno tuttavia controllabile con il riallineamento dello sterzo e il rilascio del gas. Divertente era la versione Sport coupé e Rally ma sento già qualcuno di voi che sicuramente vorrà che nomini anche un’altra storica derivata dalla 128: la due posti Fiat X1/9 con motore centrale. Un successo negli USA, cinque marce e ben 185 km/h con motore 1498cc e 85 cavalli; lo stesso della Ritmo 85.

C’è anche un'altra icona, la Fiat 131 Mirafiori

Escludendo la meno fortunata Fiat 130, modello diffuso soprattutto istituzionalmente - un po' come l’Alfa 6 e la 90 - la 131 prende vita nel’74 - vista la crisi energetica non era un gran bel periodo - attestandosi tuttavia come l’auto di servizio per i generali, successivamente sostituita dalla Regata. Un modello abbastanza raro nei battaglioni o reggimenti e più diffuso nei corpi d’armata, segreterie e ministeri. Alla guida dopo diverse selezioni, potevano sedere un carabiniere o un militare di leva, e la sua colorazione era quasi sempre blu ministeriale ad eccezione di qualche esemplare bianco oppure verde Nato; magari in uso ai carabinieri in servizio di polizia militare.

Meccanicamente era molto simile alla Fiat 124 - trazione posteriore - e le versioni più utilizzate in ambito pubblico erano quelle motorizzate con il 1.6 - 1585 - da 75 cavalli. Tuttavia se il bialbero era ancora una prerogativa Lancia, almeno sino al debutto della seconda serie 131, la gamma motoristica con monoalbero a camme laterale, partiva dal piccolo ma brillante 1.3 da 65 cavalli e 150 km/h sino al 2.0 da 60 cv e 145 km/h. Si, avete capito bene, era molto più spinta la 1.3.

Solo con l’avvento delle versioni a bialbero - Twin Cam -, piuttosto che le serie Racing, i valori di potenza e le caratteristiche di stabilità, resero giustizia a questa automobile che fu molto apprezzata dalle famiglie italiane ma anche negli USA, denominata Brava con motore 1.8, lo stesso della 132.

Aveva ottime doti stradali ma era necessario entrare in simbiosi con le sue reazioni nella guida veloce. Forse questo è uno dei motivi per il quale non ha mai debuttato ufficialmente come Volante della polizia, negli anni dove gli inseguimenti erano un protocollo d’intervento diffuso. Sullo sconnesso ad esempio, non dava il meglio di sé paragonata alla Fiat 132 o alla Giulia super. Effettivamente il retrotreno poteva cominciare a scodare e la capacità del conducente di contenere il pendolamento non era semplicissimo in particolar modo con uno sterzo non molto diretto.

Ottime invece, citando un altro modello del periodo, le prestazioni della Fiat 132, la sostituta dell’ammiraglia 125 - con aria condizionata -, dalla quale ha ereditato buona parte della meccanica tra cui il retrotreno a ponte rigido con ammortizzatori al posto delle rigide balestre adottate dalla sua antenata.

Degne di nota sono le sospensioni anteriori - stesso schema della 125 - con quadrilateri trasversali e bracci oscillanti, i quali a differenza della 131, conferivano alla 132 una linea puntata sull’anteriore.

Diversi anni fa ricordo di aver provato una 132, e la sensazione che ho avuto era simile a quella percepita al volante dell’Alfa 75; una guida piacevole e ben assettata utilizzando più l’acceleratore che il volante, indispensabile per i piccoli aggiustamenti di traiettoria.

Non dimentichiamoci, come curiosità, che dal suo motore è derivato quello della Fiat AR 76, dove tra le varianti c’era la distribuzione a catena al posto della cinghia.

E le blindate?

“Tutto si può blindare, dipende dalla convenienza” con queste parole un grande imprenditore piemontese, simpatico e molto disponibile con la stampa, il dottor Repetti, ha risposto a una mia curiosità sulle blindature.

Pensate che è stata blindata, forse più per sfida, anche una Y10 turbo. Gli anni di piombo si sono incrociati proprio con il debutto di Fiat 128 e 131, ma le autovetture più indicate per una protezione efficace - allora si usava prevalentemente acciaio balistico piuttosto che le più leggere e affidabili fibre di kevlar - non erano propriamente le icone medie di casa Fiat, anche se 131 (foto seguente) e 132 furono allestite con una blindatura.

Era necessario avere cavalli ma anche potenza e per questo motivo le più indicate erano le Fiat 130 3.2, le Giulia Super 2.0 le l’Alfetta 2.0 e, successivamente, le Alfa 6 e 90 2.5 ma anche le più giovani Croma e Lancia Thema. Le prestazioni si riducevano drasticamente mentre diventavano abnormi i consumi ma non solo; durante la guida veloce era fondamentale considerare un anticipo nelle manovre per contrastare la massa e i movimenti dovuti al rollio. Qui, l’arte delle doppiette manovrate per tempo era fondamentale se osserviamo gli impuntamenti dei cambi dell’epoca.

Vi lascio immaginare il consumo dei freni, il fading o le ebollizioni del circuito. Erano anni dove la diffusione delle blindate era molto limitata nonostante nel mirino dei terroristi, oltre ai depositi di armi all’interno delle caserme, ci fossero anche i generali, politici e imprenditori; un periodo dove si confidava più sul dissuasivo corteo di scorta in sirena. Del resto sia nelle forze dell’ordine sia nelle forze armate era a disposizione molto più personale da impiegare rispetto ad oggi.

Ma se tutto questo non vi basta…

Avrei il piacere di informarvi, sempreché siate degli appassionati di auto classiche e sportive, di un grande evento organizzato da MILANO AUTOCLASSICA previsto all’interno del padiglione Milano Rho Fiera dal 22 al 24 novembre 2019. Probabilmente ci sarà anche un stand dell’Esercito italiano ma soprattutto vedremo da vicino i grandi marchi delle competizioni insieme alle puro sangue storiche che hanno fatto grande l’automotive del nostro paese; Milanoautoclassica.com

Dedico l’articolo...

Un doveroso saluto al nuovo ministro della Difesa, dottor Lorenzo Guerini, popolarmente molto conosciuto e stimato durante gli incarichi istituzionali nel lodigiano.

Un pensiero speciale anche alla brigata paracadutisti e agli amici del reggimento logistico Folgore di Pisa; un reparto a cui sono particolarmente legato.

Foto: web