L'Ucraina alla prova del fuoco: resistenza o resa? (terza parte)

(di Andrea Gaspardo)
25/02/22

Abbiamo così finito la disamina del complesso delle forze che costituiscono le Forze Armate dell'Ucraina. A fianco di esse però l'Ucraina possiede altre forze militari, paramilitari o “militarizzabili” che in caso di guerra totale potrebbero concorrere in diversa misura alla difesa del territorio del paese. Una di queste è il già citato Servizio di Emergenza dello Stato, ma oltre ad esso ci sono anche la Guardia di Frontiera (che controlla, come sottobranca la Guardia Costiera), la Guardia Nazionale (erede delle Truppe dell'Esercito dell'Interno di sovietica memoria), le varie forze paramilitari che fanno capo al Servizio di Sicurezza dell'Ucraina (SBU, erede del locale KGB), la Polizia Nazionale dell'Ucraina (riformata sulle ceneri della Militsiya ereditata dall'URSS) e le celeberrime Forze di Difesa Territoriali nate sull'onda di Euromaidan, dell'annessione russa della Crimea e dello scoppio della Guerra del Donbass per mobilitare i volontari e sostenere in tal modo i coscritti delle Forze Armate, i quali si erano in un primo tempo dimostrati scarsamente adatti a combattere una guerra prolungata.

Le capacità (teoriche) di mobilitazione di tutte queste entità sono le seguenti:

- Forze Armate: 250.000 soldati più 900.000 riservisti;

- Guardia Nazionale: 50.000 uomini;

- Guardia di Frontiera: 50.000 uomini;

- Servizio di Emergenza dello Stato: 60.000 uomini;

- Forze paramilitari del Servizio di Sicurezza dell'Ucraina, SBU: 30.000 uomini;

- Polizia Nazionale: 130.000 poliziotti;

- Forze di Difesa Territoriali: 10.000 uomini in servizio attivo più 130.000 volontari.

Ciò da alle forze militari dell'Ucraina un totale teorico di 1.610.000 uomini mobilitabili in tempi “ragionevolmente brevi” (il condizionale in questo caso è d'obbligo). È ovvio che un tale numero di possibili combattenti porterebbe di primo acchito a valutare con molta attenzione l'eventualità di un'invasione, non importa se di piccola o grande scala, ma questo ragionamento, seppur lineare si scontra con il fatto che, come dimostrano l'esempio della Francia nel 1940 o dell'Iraq all'epoca della Guerra del Golfo, non sempre i numeri sulla carta e la “ricchezza di materiale bellico a disposizione” garantiscono automaticamente la vittoria nelle guerre e, come abbiamo visto, non ha fatto desistere la Russia dall'obiettivo di attaccare.

Proprio la Campagna di Francia e la Guerra del Golfo ci offrono alcune interessanti lezioni che potrebbero esserci utili nell'anticipate il risultato dell'attuale conflitto tra Ucraina e Russia (più i suoi alleati).

Nel 1940 le Forze Armate Francesi, considerate a quel tempo le più potenti al mondo e le seconde per dimensioni, dopo quelle sovietiche, furono schiacciate dalla Wehrmacht hitleriana in 46 giorni di guerra, e nel 1991 le Forze Armate Irachene, allora le quarte al mondo per dimensioni, assai ricche per dotazioni di armamenti (alcuni dei quali degli standard più moderni!) e forti di un'invidiabile esperienza di combattimento maturata nel corso della guerra di 8 anni combattuta contro l'Iran (la più lunga guerra convenzionale del XX secolo!) furono completamente travolte e disarticolate dalle forze della Coalizione Internazionale a guida americana dopo 42 giorni di aspri combattimenti (la cosiddetta “Guerra Aerea delle 1.000 ore” seguita dalla “Guerra Terrestre delle 100 ore”) nonostante i pronostici sulla carta all'inizio del conflitto fossero tutt'altro che sfavorevoli all'Iraq.

Leggendo i numeri forniti in questa serie di analisi, l'Ucraina ha sì teoricamente a disposizione un gran numero di uomini, ma sono essi adeguatamente equipaggiati? Sono dotati degli strumenti di comando e controllo e dei piani tattico-strategici tali da poter organizzare una resistenza efficacie? Lo stato ucraino ha preparato le organizzazioni demandate a portare avanti una guerra di guerriglia protratta negli anni nel caso le sue forze convenzionali vengano sconfitte ed il suo territorio occupato?

In realtà a queste domande abbiamo in parte risposto nel testo dell'analisi “Sciame di Fuoco” che vi invito caldamente a rileggere. Nel caso di una guerra totale nella quale l'Ucraina si trovi ad affrontare in pieno la forza della Russia e dei separatisti del Donbass (ed ora forse anche della Bielorussia e della Transnistria) come stiamo vedendo oggi, mi sento di azzardare la previsione che non esiste alcuna possibilità per gli ucraini di vincere la contesa a livello convenzionale.

Come già accennato in precedenza, una buona parte degli arsenali ucraini sono immagazzinati da un sacco di tempo e prima di divenire nuovamente operativi necessitano di una completa revisione; ciò che lo stato ucraino non è riuscito a fare in 8 anni, non più essere fatto in una manciata di giorni, figuriamoci sotto le bombe!

Per quanto riguarda i mezzi operativi, la gran parte di essi non sono aggiornati e non possono competere a livello tecnico con quelli russi.

Dulcis in fundo, nonostante 8 anni di esperienza in Donbass (che comunque non sono in alcun modo comparabili alla Guerra Iran-Iraq!) le Forze Armate e le altre strutture militari dell'Ucraina non hanno né l'addestramento né l'esperienza operativa tale da potersi misurare con la Russia ad armi pari.

L'andamento delle operazioni militari nel Donbass, dal 2014 fino ad oggi, basta per capire che l'intero strumento militare a disposizione di Kiev è stato riformato con l'obiettivo di affrontare una campagna militare “sub-convenzionale” contro attori non statuali ma non uno scontro di vasta scala contro un avversario di pari o superiori dimensioni, come invece è avvenuto, per esempio, per le Forze Armate Polacche. Questo è un punto molto importante perché in ambito militare ogni cosa è tarata sulla base degli scenari operativi e dei nemici che lo strumento militare di un dato paese “si immagina di dover affrontare in futuro”.

La postura operativa, l'organizzazione, l'addestramento e l'equipaggiamento delle Forze Armate Ucraine puntano tutti alla conclusione che l'Ucraina NON sia né pronta né in grado di combattere una guerra prolungata su larga scala contro la Russia e i suoi alleati.

Prima ancora di “venire alle mani” la Russia aveva già il predominio assoluto sull'Ucraina in campo spaziale e si trovava in una posizione di sostanziale vantaggio in quelli del cyberspazio e dell'intelligence, nonostante i tentativi dell'Ucraina di colmare il divario in anni recenti.

Seguendo gli scenari già tracciati su “Operazione Sciame di Fuoco” possiamo ipotizzare che nei prossimi 4 giorni di guerra convenzionale totale, i russi si concentrerebbero nel colpire la Marina, la Guardia Costiera, la Guardia di Frontiera, le Forze Aeree nonché le unità demandate alla difesa antiaerea in modo da guadagnare la completa libertà di manovra sul mare, in cielo ed attorno al paese.

Parallelamente le Forze Aeree Russe colpiranno ripetutamente e senza sosta i centri di comando e controllo e le linee logistiche in modo da paralizzare le capacità di reazione degli ucraini. Chi crede che le Forze Aeree Russe non siano in grado di portare avanti una campagna sostenuta di questo tipo come descritto ora e nell'analisi “Sciame di Fuoco”, lo fa solamente per “assioma” e “convinzione religiosa” dato che, dopo la parte convenzionale delle Guerre in Cecenia ed il conflitto Russo-Georgiano del 2008, la V-VS ha dimostrato in occasione del coinvolgimento nel conflitto siriano di essersi completamente riformata e di aver fatto tesoro degli insegnamenti tratti dai conflitti passati. Inoltre gli aerei di Mosca sono oggi dotati di armi di precisione in numero assai maggiore rispetto agli anni precedenti e vengono appoggiati nelle operazioni di bombardamento e di supporto alle truppe da sistemi per la guerra elettronica (EW) contro i quali l'Ucraina (ed anche un buon numero di forze armate occidentali) non è equipaggiata per rispondere in maniera uguale e contraria.

Una volta ottenuti questi risultati, la distruzione metodica delle Forze di Terra e delle altre organizzazioni militari dell'Ucraina sarebbe solo una questione di tempo. In un contesto di guerra convenzionale gli arsenali più utili agli ucraini al fine di prolungare la resistenza nei confronti del nemico sono quelli costituiti dalle mine, dai missili antiaerei spalleggiati e dai missili controcarro che garantirebbero ai fanti ucraini di far lievitare le perdite tra la fanteria, i carri armati, gli elicotteri e gli aerei nemici operanti a basse quote, ma anche nello scenario più benevolo possibile il risultato finale di tale guerra non è in discussione: l'Ucraina sarà sicuramente sconfitta.

Le uniche due incognite in questo caso sono la durata di questa guerra (11, 40, 100 giorni?) e se lo stato ucraino si presentasse in maniera ordinata alla resa finale (come la Francia nel 1940) o se sotto la pressione degli eventi bellici collassasse completamente (come l'Italia dopo l'8 settembre) gettando il paese e la popolazione civile nella più completa anarchia rendendo assai più difficile ai russi ed ai loro alleati il compito di “ricostruire l'Ucraina dalle fondamenta”.

E qui veniamo alla domanda finale che costituisce la vera incognita della nostra narrazione: può veramente svilupparsi una guerra partigiana in un'Ucraina sotto occupazione russa?

La risposta è: sì, ma quanto efficace sarebbe e i russi riuscirebbero a sconfiggerla? Coloro che puntano tutte le loro carte su questo scenario, lo fanno avendo in mente essenzialmente 3 elementi:

- primo: la grande quantità di armi presenti in Ucraina che andrebbero ad alimentare una guerriglia;

- secondo: i dati diffusi dal “Kiev International Institute of Sociology” secondo il quale il 33,3% degli ucraini si dicono pronti a partecipare alla lotta armata contro Mosca;

- terzo: il precedente dell'Afghanistan.

Riguardo al primo punto, è vero che secondo stime pubblicate dalla NATO, in Ucraina erano presenti all'inizio delle ostilità due milioni e mezzo di tonnellate di munizioni convenzionali e oltre sette milioni di pistole, fucili, mortai e mitragliatrici, tutti “giocattoli” che farebbero molto comodo ad un movimento di guerriglia, ma tali “arsenali” erano custoditi in circa 180 basi delle Forze Armate Ucraine ben conosciute dalle agenzie di intelligence di mezzo mondo ed infatti come si evince dai video che stanno cominciando a fioccare in Internet sono state da subito bombardate dall'aviazione, dai missili balistici e dai missili da crociera di Mosca perciò è assai difficile dire quanta parte degli arsenali ucraini si sia salvata dalla prima distruttiva ondata.

Il secondo punto invece è di natura più virtuale che sostanziale. Nonostante le credenze popolari, una guerra di guerriglia non si improvvisa ed anzi necessita di un livello di organizzazione che può far impallidire gli eserciti convenzionali. Non è un caso che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale e per tutta la Guerra Fredda ed il periodo post-Guerra Fredda, i paesi che hanno visto le guerre di guerriglia più efficaci sono stati proprio quelli nei quali, alla vigilia del conflitto, erano già presenti partiti politici, fazioni etno-tribali o altri centri di potere di natura sovversiva che avevano creato delle strutture organizzative pronte alla lotta. Non è affatto chiaro se tali strutture esistano oggi in Ucraina.

Di certo le Forze Armate Ucraine non hanno preparato alcuna forza appositamente demandata a scatenare una guerra partigiana in caso di occupazione del paese. Alcuni partiti politici dell'estrema destra ucraina come “Svoboda” e “Pravyi Sektor” con forte presenza dei propri militanti in alcuni dei battaglioni delle Forze di Difesa Territoriale potrebbero teoricamente riempire questo vuoto di potere, ma quali sono le loro reali possibilità di “sfondare” nella “battaglia per i cuori e le menti” della maggior parte della popolazione ucraina? Difficile poterlo quantificare con precisione.

Da ultimo; il caso Afghanistan. È semplicemente inapplicabile in Ucraina. Le differenze a tutti i livelli riscontrabili tra la situazione dell'Afghanistan e l'Unione Sovietica nel 1979 e l'Ucraina e la Russia nel 2022 sono tali che è semplicemente improponibile fare una comparazione.

Ricordiamo infine che, nel periodo tra il 1944 ed il 1956, il territorio dell'Ucraina, soprattutto quella occidentale, fu effettivamente il teatro di una delle più feroci guerriglie (in questo caso antisovietica) della Storia contemporanea e ad un certo punto fino a 200.000 partigiani erano impegnati in azioni sovversive contro il potere e la sua autorità ma, nonostante tutto, Mosca riuscì a prevalere.

Alla luce di tutto questo, siamo rimasti con la domanda di apertura della presente analisi che tormenta i sonni dell'élite di Kiev in questo fondamentale momento storico: resistenza o resa?

Dopo gli ultimi sviluppi a livello geopolitico e diplomatico, con il riconoscimento da parte di Putin dell'indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk e con l'invasione su larga scala dell'Ucraina, sembra che tale scelta viri decisamente verso la resistenza perché, allo stato attuale, arrendersi senza combattere equivarrebbe per i leader ucraini ad accettare un prezzo politico semplicemente insopportabile e, come dice il proverbio: “In guerra si può morire una volta sola, ma sul ring della politica e della diplomazia, un nemico può ucciderti infinite volte!”.

Resta da verificare se come affermato nell'incipit dell'analisi, l'attuale leadership politica ucraina sia effettivamente all'altezza del compito affidatogli dalla Storia in questo delicatissimo momento vissuto da quella terra martoriata e divisa.

L'Ucraina alla prova del fuoco: resistenza o resa? (prima parte)

L'Ucraina alla prova del fuoco: resistenza o resa? (seconda parte)

Foto: Army National Guard / U.S. Army / U.S. Air Force