Lo spazio come nuova frontiera della competizione mondiale: come si pone l’Italia?

(di Maurizio Geri, Danilo Mattera)
20/04/20

La crescente importanza dello spazio a livello militare apre sfide non solo per l’ordine mondiale ma anche per la nostra difesa nazionale. La futura dipendenza delle moderne società nei confronti delle infrastrutture spaziali, alimentata anche dalle decisioni del settore privato di fornire sempre più servizi via satellite, porta con sé nuove sfide per la sicurezza nazionale. A causa della natura duale delle infrastrutture spaziali, eventuali azioni ostili inciderebbero in maniera rilevante sia sulle capacità militari sia sulla vita civile.

La corsa allo spazio non si è mai fermata ma negli ultimi anni ha avuto di nuovo un’accelerazione. A livello mondiale, nel 2019 gli Stati Uniti hanno aperto una nuova forza armata, la “Forza Spaziale”, e la NATO ha dichiarato lo spazio come dominio operativo per la prima volta (mentre negli Stati Uniti c’era già da molti anni). Recentemente poi, Trump ha firmato un ordine esecutivo per iniziare lo sfruttamento minerale sulla Luna, in attesa anche di future esplorazioni su Marte. La Cina dal canto suo vuole innanzitutto dominare la zona fra la Terra e la Luna, conosciuta come “spazio cislunare”, per poi costruire una base permanente sulla luna. Infatti già nel 2018 il Joint Staff delle forze armate Cinesi ha dichiarato come obiettivo la “superiorità spaziale”. E “per ultima” la Russia che fra le altre cose ha recentemente sperimentato un missile antisatellitare progettato per distruggere satelliti in bassa orbita terrestre.

Quindi, mentre il mondo è concentrato sul “decoupling” fra Stati Uniti e Cina causato dal Coronavirus e la sempre maggiore competizione per accaparrarsi l’egemonia mondiale, lo spazio si apre come possibile ulteriore area di rivalità del ventunesimo secolo.

La competizione, anche se ancora non guerra fredda, fra USA e Cina infatti è combattuta con varie forme di potere: l’hard power economico-militare, il soft power di attrazione, lo sharp power soprattutto con l’infowar e presto forse si aprirà anche lo “space power”. Questa gara è non solo per il primato a livello economico (che secondo le stime toccherà alla Cina fra pochi anni) o per il primato a livello strategico (che per molti anni sarà saldamente nelle mani americane) ma per avere più sfere di influenza a livello geopolitico. Per questo la recente crisi del COVID-19 ha visto una gara fra le potenze a chi aiutava di più l’Europa, e si potrebbe ripetere anche per l’Africa se il virus si diffonderà nel continente nella seconda ondata in autunno. L’Europa e l’Africa infatti sembrano le zone di influenza maggiori dove avverrà la competizione fra grandi potenze.

Ma la vera sfida per l’egemonia planetaria potrebbe avvenire, in un futuro non molto lontano, anche nello spazio, data la crescente militarizzazione oltre l’atmosfera. D’altro canto ricordiamoci che la fine dell’URSS per la crisi a livello economico-militare è arrivata anche per il tentativo di contrastare la “Star War” di Ronald Regan. Anche in questa competizione ci saranno tentativi di appropriarsi di nuove zone di influenza, di nuovo in primis l’Europa, con la scusa dell’industria spaziale, e a questo proposito l’Italia deve stare molto attenta.

Ma a che punto è il nostro paese?

Come dice la Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza 2019, “l’Italia vanta nel settore (aerospaziale) un’enorme tradizione per quanto riguarda le tecnologie: oggi siamo uno dei pochi Paesi ad avere una filiera aerospaziale completa e, dunque, un autonomo accesso allo spazio.” Il progetto del lanciatore Vega per esempio, nato in Italia ma adottato dall’Agenzia Spaziale Europea, è uno degli esempi più evidenti delle capacità spaziali nazionali.

La presidenza del consiglio dei ministri inoltre ha appena pubblicato la “Strategia Nazionale di Sicurezza per lo Spazio” (luglio 2019) delineando la posizione italiana nel nuovo scenario spaziale: la rinnovata importanza dello spazio “offre nuove opportunità e nuove sfide anche per potenze spaziali come l’Italia che si trovano a dover rispondere a tali cambiamenti, sia in termini di offerta di mercato sia di tutela degli interessi nazionali di Difesa e sicurezza”. La stessa strategia descrive cinque obiettivi da raggiungere:

a) garantire la sicurezza delle infrastrutture spaziali (nelle due accezioni anglosassoni di safety e security) da considerarsi abilitanti dell’insieme delle infrastrutture nazionali;

b) tutelare la sicurezza nazionale anche attraverso lo spazio, garantendone l’accesso e l’uso delle relative capacità in ogni situazione;

c) rafforzare e tutelare il comparto istituzionale, industriale e scientifico, anche allo scopo di tutelare le informazioni classificate nazionali;

d) promuovere a livello internazionale una governance spaziale in grado di garantire la sostenibilità, safety e security delle attività spaziali;

e) garantire che lo sviluppo di iniziative private nel settore spaziale (upstream e downstream) sia coerente con i preminenti interessi del Paese.

L’attenzione della Difesa Italiana verso il nuovo dominio operativo è testimoniata anche dalla rilevanza riservata allo spazio nel “Concetto del capo di stato maggiore della Difesa” presentato dal generale Enzo Vecciarelli e dalla creazione dell’Ufficio Generale Spazio. Posto alle dirette dipendenze del capo di stato maggiore della Difesa, tale ufficio avrà il compito di definire la strategia spaziale, di organizzare le funzioni relative allo spazio e di gettare le fondamenta per la creazione di una struttura militare più articolata, dedicata esclusivamente allo spazio, ovvero il Comando interforze Operazioni Spaziali.

Un primo passo che, nonostante le riconosciute capacità italiane in campo spaziale, potrebbe essere ostacolato dall’instabilità politica e dalle scarse risorse destinate alla Difesa. La mancata sensibilizzazione dei cittadini e dei decisori politici riguardo i rischi connessi al mancato presidio dello spazio potrebbe risultare dannosa per il corretto sviluppo delle capacità richieste. Sensibilizzare, quindi, l’opinione pubblica ed i decisori politici riguardo i nuovi rischi legati al mancato presidio dello spazio dovrebbe essere un obiettivo prioritario per la Difesa. Come si è visto per la recente crisi del Coronavirus e in genere per le minacce biologiche, senza la percezione del pericolo da parte dei cittadini e dei decisori politici non ci sono risorse e pianificazioni utili alla prevenzione e gestione delle emergenze.

L’Italia è già all’avanguardia nell’industria spaziale e deve mantenere questa eccellenza, senza chiedere aiuto a potenze straniere, ma investendo nelle sue industrie e cooperando sempre più con l’Agenzia Spaziale Europea e la NATO. La cooperazione in ambito NATO/UE infatti sarà molto importante, prima di tutto per consentire uno sviluppo relativamente meno oneroso di tali capacità e veicolare un’idea di utilizzo responsabile dello spazio, secondo, per proteggere l’Italia dagli attuali tentativi asiatici di “aiutare” il nostro paese a sviluppare infrastrutture, per ora solo terrestri ma che nel prossimo futuro saranno anche spaziali, nella nuova frontiera della competizione mondiale.

Foto: ESA / China National Space Administration / ministero della Difesa