Tibor Gašpar (nella foto di apertura, a sx), ex capo della polizia, ora vicepresidente del Consiglio nazionale slovacco, presidente della Commissione per la difesa e la sicurezza del parlamento, nonché padre del capo dell'intelligence slovacca Pavol Gašpar, una delle figure di più alto rango dell'establishment della difesa e della sicurezza slovacca, si è recato a Mosca il 12 gennaio con una delegazione formata da cinque parlamentari dei partiti di governo SMER-SD e SNS.
Ufficialmente incentrato sui colloqui sull'energia, il viaggio solleva interrogativi sui crescenti legami della Slovacchia con la Russia. Gašpar aveva precedentemente tenuto un incontro riservato con l'ambasciatore russo (nella foto di apertura, al centro), ricevuto presso il Consiglio nazionale slovacco, presumibilmente per discutere di sicurezza informatica, amplificando ulteriormente le preoccupazioni sull'influenza russa all'interno delle istituzioni di sicurezza slovacche.
In qualità di padre del capo dell'intelligence slovacca, le azioni di Gašpar sottolineano i timori di una crescente influenza di Mosca all'interno delle istituzioni statali slovacche. Queste preoccupazioni sono ulteriormente accresciute dai ripetuti incontri istituzionali con figure chiave del Cremlino da parte dei leader slovacchi. Quello che ha avuto più risonanza sui media internazionali è, senza dubbio, quello avvenuto tra cui il primo ministro Robert Fico e Vladimir Putin. Tuttavia, se ne sono svolti molti altri di alto livello.
Il ministro degli Esteri Juraj Blanár ha incontrato più volte il suo omologo russo Sergey Lavrov; l’eurodeputato Luboš Blaha (prime due foto) ha recentemente incontrato persino Dmitry Medvedev che è arrivato a dire: "Dovremmo cercare di infliggere ogni giorno il massimo danno ai Paesi che impongono queste restrizioni al nostro Paese e a tutti i nostri cittadini. Hanno forse paura che daremo armi ai nemici del mondo occidentale? Per ora, dovremmo dare loro (ai Paesi che si oppongono all'Occidente) tutti i tipi di armi possibili, tranne quelle nucleari. Non ci dovrebbero essere regole contro il nostro nemico. Dovrebbero soffrire per aver danneggiato la Russia". Dunque, la visita a Mosca di questo mese, guidata da Tibor Gašpar, segue un preciso schema che vede funzionari slovacchi che si incontrano sistematicamente, in un clima di grande cordialità ed amicizia, con i leader russi sanzionati, minando gli impegni della Slovacchia nei confronti delle politiche della NATO e dell'UE. Queste azioni indeboliscono la sicurezza nazionale e l'unità dell'Occidente nel mezzo dell'aggressione in corso da parte della Russia in Ucraina.
Come se tutto ciò non fosse sufficientemente grave, durante una sessione della Commissione per gli affari europei del Consiglio nazionale slovacco, il primo ministro Robert Fico (foto seguente) ha dichiarato: "La Russia non restituirà mai Donetsk, Luhansk o la Crimea. Mai. Ma nessuno lo riconoscerà. Questa è la realtà. Sapete cosa accadrà all'Ucraina? L'Ucraina perderà un terzo del suo territorio e sarà occupata da truppe straniere. Questo è ciò che l'Ucraina otterrà".
Anche queste dichiarazioni rappresentano una chiara rottura con l'allineamento consolidato della Slovacchia con le posizioni dell'UE e della NATO, intensificando le preoccupazioni internazionali sulle implicazioni più ampie della retorica apertamente pro-Cremlino di Fico.
Recentemente, Rastislav Káčer, ex ministro degli Esteri e uno dei diplomatici più esperti della Slovacchia, è arrivato ad ipotizzare che Robert Fico potrebbe sostenere, portando a giustificazione informazioni di intelligence fabbricate, che sia in corso un tentativo di colpo di stato. Usando questo pretesto, Fico potrebbe chiedere a Mosca di far intervenire le forze russe, inquadrando la loro presenza come una misura di stabilizzazione.
Káčer ha paragonato questa situazione ipotetica all'invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia del 1968, quando le narrazioni fabbricate dai sovietici aprirono la strada all'intervento militare straniero.
L'ex ministro slovacco ha sottolineato che una tale mossa isolerebbe il Paese, lasciandolo vulnerabile all'influenza esterna in un momento di accresciuta tensione geopolitica. Káčer spiega anche perché questo scenario non è del tutto inverosimile. Durante la recente visita del primo ministro slovacco a Mosca, ad un certo punto “Fico è rimasto solo con Putin. Questo non viene mai fatto nella pratica diplomatica. C'è sempre qualcuno con il primo ministro durante le delicate trattative”, aggiungendo: “In quel momento, ho pensato, grazie a Dio che Zelenskyy e l'Ucraina stanno ancora resistendo, perché se avessimo oggi un ponte terrestre del genere, se avessimo davvero uno spazio aereo libero per gli aerei con paracadutisti russi attraverso l'Ucraina e Fico dicesse a Putin: ‘C'è un colpo di stato in preparazione qui...Ho prove dell'intelligence che lo dimostrano...Oppure, alcuni sabotatori ucraini hanno fatto saltare in aria alcune infrastrutture slovacche….Ho bisogno di impedire questo colpo di stato. Manda qui tre aerei con paracadutisti’, be' in una serata potrebbero prendere il controllo del parlamento. Basta guardare lo scenario del 1968, quanto fosse terribilmente semplice”. Non solo, “In una situazione in cui – ipotizza Káčer – la Slovacchia avrebbe completamente perso, per i suoi stretti legami con Mosca, la fiducia dei suoi partner occidentali all'interno della NATO, nessuno farebbe nulla per venirle in soccorso in un simile scenario”.
Uno scenario eccessivo quello dipinto da Rastislav Káčer? C’è da augurarselo. Di sicuro il governo di Bratislava soffre di strabismo politico, perché flirta con Mosca pur rimanendo nella NATO.
Foto: facebook / Cremlino - TASS