La UE incrementa la portata dei sistemi missilistici

(di Tiziano Ciocchetti)
06/10/22

Nell'ambito della Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO), il 19 novembre 2018 i ministri della Difesa dell'UE hanno approvato il progetto BLoS (Beyond Line of Sight) dell'UE per lo sviluppo di una famiglia di sistemi missilistici BLoS man-on-the-loop con immagine dal retro.

Successivamente, il Programma Europeo di Sviluppo del Settore Industriale della Difesa (EDIDP) ha finanziato nel 2019 il progetto LYNKEUS, a cui partecipano Francia, Belgio, Svezia e Repubblica di Cipro. Tale progetto è finalizzato allo sviluppo di un sistema missilistico controcarro - partendo dal missile AKERON MP di MBDA (foto apertura) - in grado di ingaggiare i bersagli a lunghissima distanza.

Il nuovo sistema non vuole rappresentare una alternativa alle loitering munitions ma conferire a una squadra di fanteria la possibilità di poter colpire bersagli corazzati/blindati ben oltre il raggio d’azione che generalmente compete a un’unità minore.

Il sistema consiste nell’impiegare un mini-drone per localizzare un possibile bersaglio situato oltre la vista e comunicarne le coordinate alla stazione di tiro del missile AKERON MP, il quale ha una portata massima di 5.000 metri.

Nel 2021 l'Esercito francese e la direzione generale degli armamenti (DGA) hanno completato una prima valutazione tattica di questa capacità, con l’utilizzo di un AKERON MP contro un carro armato situato fuori dal raggio di visuale dell'operatore (il test è stato positivo). Per l'occasione è stato utilizzato un mini UAV NX-70 del produttore francese Novadem.

Recentemente sono state effettuate ulteriori prove nella Repubblica di Cipro (anch’esse coronate da successo) come si evince dal post su Twitter del ministro della Difesa cipriota Charalambos Petrides (vedi Tweet).

Già prima di quest’ultimi test, nell'ambito del programma European Defence Fund (EDF), la Commissione Europea ha lanciato, nel luglio scorso, il progetto MARSEUS (Modular Architecture Solutions for EU States), che è un'estensione di LYNKEUS (foto).

Quest’ultimo progetto “condotto in stretta collaborazione con le forze armate francesi, belghe, cipriote e ora anche svedesi, sfruttando i risultati del LINKEUS, mira a consolidare un concetto operativo europeo attorno alla capacità BLoS dei missili per il combattimento di contatto e il combattimento in un contesto multi-dominio. Consolidato attraverso una visione della gestione degli effetti", ha commentato MBDA. E precisando che si tratterebbe anche di “individuare e sperimentare nuove soluzioni tecnologiche emergenti suscettibili di contribuire alle future evoluzioni di queste architetture di sistemi d'arma”.

Il progetto è interamente a controllo europeo, per garantire autonomia di utilizzo, sicurezza della fornitura e scalabilità. La crescente instabilità geostrategica rende sempre più importante per gli Stati europei sviluppare e controllare in modo indipendente tali capacità di combattimento terrestre. 

È indubbio che l’Europa debba avere una propria autonomia nel disporre di armamenti sofisticati. Con la fine della Guerra Fredda gli eserciti del Vecchio Continente hanno preferito acquisire sistemi controcarro provenienti dagli Stati Uniti e da Israele (JAVELIN e SPIKE). Tale approccio industriale ha generato una dipendenza di approvvigionamenti che l’Europa non può permettersi di avere.

Probabilmente, nel prossimo futuro, anche l’Italia aderirà al progetto MARSEUS, in modo da integrarlo, tra gli altri, anche sul nuovo AIFV che dovrà essere acquisito, dall’Esercito Italiano, in sostituzione dell’ormai vetusto VCC-80 Dardo. Come più volte sottolineato in questa rivista, i futuri veicoli da combattimento per la fanteria, oltre che a fornire un adeguato livello di protezione ai soldati, dovranno anche essere piattaforme polifunzionali e multi-dominio, in grado di poter gestire più sistemi d’arma (quali loitering munitions e sistemi missilistici BLoS), nonché equipaggiati con apparecchiature in grado di emettere onde elettromagnetiche per contrastare, assieme a cannoni automatici da 35 mm di base, le azioni dei droni nemici.

Foto: MBDA