La “sorveglianza digitale” di Pechino e le elezioni di Obama nel 2008-2012

(di Antonio Vecchio)
14/01/20

Solo pochi giorni fa1 abbiamo trattato su queste pagine il tema del capitalismo della sorveglianza, egregiamente descritto da Shoshana Zuboff nel suo ultimo, magistrale libro, con l’intento di illustrare al lettore come dietro qualsiasi bene o servizio offerto in/dalla rete, vi sia, da parte della piattaforma web che lo propone, un fine ultimo di profilazione individuale.

Abbiamo accennato a come le principali compagnie del web traggano guadagno essenzialmente dalla vendita di prodotti predittivi derivanti dallo studio e dalla “renderizzazione” dei nostri comportamenti in rete.

Questo perché noi utenti, in realtà, costituiamo solo “la materia” prima da cui estrapolare i dati comportamentali con cui creare i prodotti predittivi da vendere ai veri clienti: gli inserzionisti, costantemente in cerca di nuovo clienti.

Nel campo, manco a dirlo, USA e CINA si contendono il primato, con una differenza sostanziale che risiede nel ruolo giocato dallo Stato.

Se a Pechino vige uno stretto legame tra industrie e potere centrale, che si traduce in finanziamenti statali al privato da un lato e accesso governativo ai dati dall’altro, a Washington le aziende sono molto attente a preservare la propria indipendenza allo scopo di salvaguardare i guadagni derivanti dallo sfruttamento commerciale dei loro prodotti, che la collaborazione con il governo potrebbe condizionare per ragioni di sicurezza nazionale.

In Cina, lo Stato ha delineato una architettura di sicurezza basata sulle potenzialità digitali, creando un “sistema di credito sociale” che assegna a ogni cittadino un punteggio sulla base del suo comportamento civico. Più alto è il punteggio, maggiori possibilità avrà un domani di ottenere un mutuo, prenotare per tempo una visita medica in una struttura sanitaria pubblica, o un volo per una vacanza.

Un sistema dalle enormi potenzialità, come abbiamo già avuto modo di rimarcare, descrivendo2 quello che avviene nel Xinjiang, regione in cui le autorità cinesi hanno introdotto una App per collezionare, da una molteplicità di sensori, dati informativi su singoli soggetti, per riportarli a un sistema centrale e se necessario richiedere, con un segnale di allerta inviato automaticamente, l’intervento degli investigatori.

Una pervasiva azione di controllo, insomma, che non è poi così distante da quello che accade negli USA e nel resto del pianeta, dove la profilazione è normalmente assoggettata a esigenze di natura commerciale (ma pur sempre di profilazione si tratta..o no?), ed è gestita in massima parte da soggetti privati come Google, Amazon, Facebook.

Dire però che in America, questa attività venga totalmente asservita a logiche economiche, senza che le Autorità ne facciano il benché minimo uso non corrisponde al vero.

Occorre innanzitutto ricordare che lo strapotere delle big company americane e la loro posizione di monopolio globale nella custodia e trattazione dei dati personali si sono sviluppati grazie al contributo che queste hanno fornito al governo federale, all’indomani del 11 settembre, nel campo della sorveglianza e analisi dei dati, in cambio del quale hanno col tempo ottenuto leggi e regimi fiscali favorevoli.

Ed è parimenti utile rammentare il ruolo giocato da Google nella due elezioni di Obama (2008 e 2012): nella prima, solo per fare un esempio, furono raccolti e profilati i dati di oltre 250 milioni di elettori, in base ai quali il corpo elettorale fu continuamente “sollecitato” inviando spot e mail mirate (targeted advertising3).

Negli USA, in questi anni, si è assistito a un proliferare nello specifico settore di numerose società private che propongono alle agenzie governative i propri servizi e prodotti.

Come nel caso di Geofedia4, “una start up specializzata nel tracciare la posizione di attivisti manifestanti (….) e calcolare indici di minaccia personalizzati utilizzando dati presi dai social media”.

Due anni fa questa società fu scoperta5 utilizzare dati ottenuti da Facebook, Instagram e Twitter per fornire supporto ad agenzie di sicurezza governative finalizzati a monitorare le proteste e gli assembramenti pubblici. Ne seguì uno scandalo, a seguito del quale alla società fu negato, da parte delle big company della rete, l’accesso ai dati degli utenti.

Ancora oggi, per un eccesso di riservatezza (?) e contrariamente a ogni logica commerciale, il suo sito (www.geofedia.com) poco dice sulle attività della compagnia, demandando eventuali richieste di informazione o di supporto tecnico-commerciale agli indirizzi email presenti.

Un’altra società statunitense che opera nel campo è la Palantir Technologies (www.palantir.com), 18 anni di storia e 2000 dipendenti, che Bloomberg ha definita “l’arma segreta contro il terrorismo”6, capace di individuare personaggi chiave di organizzazione criminose e terroristiche ponendo in evidenza, con l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale, legami e associazioni tra membri delle gang, informazioni di natura personale e penale su ogni singolo componente, e fornendo anche in chiave predittiva informazioni in ordine alla possibilità che una particolare azione criminosa o terroristica venga commessa.

La tendenza a rivolgersi a società terze in grado di fare analisi predittive con il ricorso all’ intelligenza artificiale è stata confermata anche dalla rivista on line del Massachusetts Institute of Technology (MIT)7 secondo cui “predictive policing algorithms are becoming common practice in cities across the US”.

In un suo articolo, la rivista del MIT cita a ulteriore riprova l’accordo tra il dipartimento della Giustizia di New Orleans e Palantir in base al quale la società “ha fornito in segreto un software che tracciava i legami delle persone con altri membri della banda criminali, delineava storie criminose, analizzava i social media e forniva predizioni in ordine alla probabilità che le persone commettessero violenza o diventassero vittime8.

Palantir lavora anche nel campo finanziario supportando primari attori bancari e di investimento, si occupa di sicurezza collaborando con FBI e National Security Agency ed è altresì attiva nel campo della Difesa, avendo come clienti il Corpo dei Marines e la US Air Force con cui ha collaborato nella prevenzione di attentati in Afghanistan.

3 La pubblicità mirata (targeted advertising) è un modo per posizionare annunci basati sui dati demografici, sulla cronologia degli acquisti precedente dei consumatori o sul comportamento. Molti tipi di pubblicità mirata vengono utilizzati online, ma gli inserzionisti utilizzano anche su altri media.

4 Il Capitalismo della sorveglianza. ed. LUISS 2019 pag. 404-405