La pianificazione strategica della Cina: diventare una talassocrazia

(di Tiziano Ciocchetti)
16/07/18

La strategia della Marina militare cinese, nel prossimo futuro, è indirizzata a vincere una ipotetica guerra locale informatizzata sul mare, a rafforzare la difesa costiera nazionale nonché a preservare la sovranità delle acque territoriali dello Stato, in modo tale da proteggere i diritti di navigazione e gli interessi nazionali.

Tutto questo non si configura nel mantenimento dello status quo ma è finalizzato al costante tentativo di raggiungere l’obiettivo dell’espansione del potere marittimo.

Ciò si evince dal pensiero marittimo di Pechino, secondo cui: l’ambiente marittimo della Cina è occupato da forze ostili e la catena di isole più prossima al continente esercita una pressione fortissima sulla sicurezza generale del Paese.

Significativa, come incentivo a canalizzare le risorse verso un totale controllo delle acque limitrofe, appare la crisi con gli USA del 1996 – quando due gruppi di portaerei bloccarono gli stretti con lo scopo di proteggere Taiwan – che dimostrò l’incapacità delle Marina cinese nel contrastare efficacemente il dispositivo navale schierato dalla U.S. Navy.

Infatti Pechino acquistò quattro cacciatorpediniere russi Sovremenny (foto) equipaggiati con missili da crociera SS-N-22, dodici sommergibili convenzionali classe Kilo ma soprattutto mettendo in cantiere il progetto per una portaerei.

La Cina ha pianificato una evoluzione storica in tre fasi che sta portando allo sviluppo strategico della Marina militare.

La prima fase è coincisa con la difesa costiera e la difesa litorale; la seconda ha postulato il principio di una difesa delle acque territoriali; in ultimo, la terza fase, si incentra sulla difesa oceanica.

L’obiettivo è avere profondità strategica, non solo nell’Oceano Indiano attraverso il Mar Cinese Meridionale ma anche verso il Pacifico orientale.

A tale scopo progrediscono i programmi satellitari e si implementano quelli per la SIGINT (Signal Intelligence), per la ricerca oceanografica e per l’osservazione. Appare probabile che, entro il 2020, grazie a una ventina di satelliti da ricognizione della serie Yaogan, Pechino potrà disporre di un sistema integrato di informazione a livello regionale.

Alcune fonti parlano addirittura della messa a punto di un radar quantistico con capacità di rilevamento di velivoli stealth.

Gli sviluppi tecnologici cinesi sono stati possibili grazie all’iniziativa dell’ammiraglio Liu Huaqing, già comandante della flotta cinese e, nel 1994, anche numero uno della Commissione Centrale Militare. Egli diede il via ad una profonda riforma dell’industria della difesa, con il proposito di lanciare un chiaro messaggio politico a Washington: la Marina cinese non avrebbe mai accettato una eventuale proclamazione di indipendenza da parte del governo taiwanese.

Il pensiero militare di Liu si basa sul concetto che lo sviluppo della scienza bellica non è una questione tecnologica, bensì un affare strategico.

Un insegnamento recepito dall’attuale presidente Xi Jinping, il quale sta dando molta attenzione alla dimensione marittima della difesa della Cina, con l’introduzione di naviglio sempre più moderno.

Dal 2003 la Marina cinese ha cominciato ad acquisire oltre 70 unità, compresi una portaerei, quattro sommergibili nucleari lanciamissili, dodici sottomarini convenzionali, dieci cacciatorpediniere dal tonnellaggio elevato, venticinque fregate e rifornitori di squadra.

Attualmente ci sono altri programmi in fase di messa a punto, come un’altra portaerei, i caccia Type-055 (immagine) e i grandi rifornitori rapidi Type-901, secondi al mondo nella loro categoria solo ai Supply statunitensi.

Tornando alla difesa costiera, dal 2004 si è assistito ad un ulteriore avanzamento tecnologico con l’introduzione in servizio del primo pattugliatore Type-022. Concepita con l’aiuto di tecnici australiani, questa classe di pattugliatori si caratterizza per una forma sfuggente e una struttura a catamarano frangi-flutti, quindi in grado di prendere il mare anche con condizioni metereologiche avverse, consentendogli una velocità pari a 36 nodi, in special modo nei mari chiusi.

I Type-022 – attualmente in numero di 80 – possono trasportare da 4 a 8 missili da crociera antinave C-803 e sono equipaggiati con un cannone AK-630 da 30 mm.

In caso di impiego operativo sarebbero affiancate dalle corvette Type-056. Armate con un pezzo da 76 mm, di un lanciatore a otto celle per missili antiaerei a corto raggio FL-3000N e di due lanciatori doppi per missili antinave YJ-83. La versione Type-056A al posto dei missili è armata di razzi-siluri antisom Type 87, simili agli ASROC (Anti Submarine ROCket), specializzate nella lotta antisom - sono equipaggiate con un sonar di poppa rimorchiato e di siluri leggeri -, ricoprono un ruolo importante nelle tre flotte cinesi, in particolare quella del Sud dove le corvette ASW (Anti-Submarine Warfare) sono più numerose di quelle standard.

L’adozione di questa classe di corvette è finalizzare a rafforzare le capacità della Marina cinese di operare in maniera duratura al largo delle coste, in particolare nei mari del sud e in prossimità delle isole contese al Giappone, le Senkaku/Diaoyutai.

Proprio in questa zona del Pacifico che va inquadrato l’implemento della flotta sottomarina cinese. In particolare nella componente convenzionale, con 15 moderni Yuan (foto), 13 Song, 12 Kilo, e una quindicina di vecchi Ming. Quindi, un eventuale aggressore, si troverebbe ad affrontare una barriera difensiva unica al mondo. Inoltre è in essere la sostituzione del 30% dei battelli più obsoleti con unità della classe Yuan dotate di propulsione indipendente dall’aria Stirling AIP (Air Indipendent Propulsion), e dai successori derivati dagli Amur russi. Quasi tutte le unità sottomarine hanno armamento missilistico antinave. Sui più recenti sottomarini nucleari d’attacco Type-093 sono installati i missili cruise di nuova generazione YJ-18 – simili ai 3M54 Kalibr russi – con velocità supersonica fino a mach 3, con un raggio d’azione di 540 km e una testata bellica da 300 kg di esplosivo ad alto potenziale, sufficiente a danneggiare gravemente una portaerei a propulsione nucleare americana.

L’YJ-18B è predisposto per l’attacco al naviglio, mentre l’YJ-18 è utilizzato per battere obiettivi terrestri. Tuttavia esistono altre due versioni, l’YJ-18A che equipaggia i nuovi cacciatorpediniere Type 052D e Type 055, e l’YJ-18C, versione impiegata per la difesa costiera.

Il potenziale della PLAN (People’s Liberation Army Navy) appare quindi in costante aumento. Ne è una prova quanto accaduto il 10 gennaio 2018, quando un sottomarino classe Shang è passato molto vicino a Taiwan puntando verso le isole di Miyako e Yonaguni, passaggio obbligato verso le acque territoriali giapponesi. L’11 gennaio il sottomarino è apparso nell’arcipelago delle Senkaku/Diaoyutai. Un modo per mostrare nuovamente la bandiera e ribadire le capacità dissuasive della Marina cinese.

(foto: Ministry of National Defense of the People's Republic of China / web)