Il Rapporto Annuale 2024 della NATO, redatto dal segretario generale Mark Rutte, fotografa un momento di estrema tensione per la sicurezza euro-atlantica. La guerra in Ucraina resta al centro delle preoccupazioni strategiche, ma il documento allarga lo sguardo a una scena globale segnata da una crescente instabilità, da una competizione tra grandi potenze sempre più marcata e da un consolidamento delle intese tra i principali avversari dell’Alleanza, dalla Russia alla Cina, fino a regimi come l’Iran. La NATO si trova così immersa in un ambiente operativo complesso, dove le minacce si estendono a tutti i domini: terra, mare, aria, spazio, cyber e informazione.
Uno dei segnali più preoccupanti, evidenziato da Rutte, è la possibilità che gli Stati Uniti rivedano il proprio livello di impegno nella difesa europea. Pur senza nominarlo direttamente, il rapporto lascia intendere che il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe accelerare un disimpegno parziale di Washington, rendendo necessario un deciso salto di qualità da parte degli alleati europei. Il messaggio è chiaro: l’Europa deve prepararsi a sostenere il peso principale della propria sicurezza, sia in termini finanziari che operativi.
Il documento sottolinea inoltre i progressi raggiunti dall’Alleanza sul piano della prontezza militare. Le forze ad alta prontezza della NATO sono state portate a 500.000 unità, e l’esercitazione “Steadfast Defender 2024” ha coinvolto oltre 90.000 soldati, dimostrando la capacità di dispiegamento rapido e integrato su scala continentale. Tuttavia, Rutte avverte che questi sforzi non bastano: serve un ulteriore aumento degli investimenti in difesa. La spesa complessiva degli alleati europei e del Canada ha raggiunto i 486 miliardi di dollari, con una crescita del 19,4% rispetto al 2023. Ma secondo il segretario generale, occorre un vero e proprio “salto quantico” per colmare il gap tecnologico e capacitivo rispetto ai rivali strategici.
Particolare enfasi viene data al sostegno all’Ucraina. Rutte ribadisce che si tratta non solo di un dovere morale, ma anche di un’esigenza strategica: un’Ucraina sconfitta equivarrebbe a una minaccia permanente ai confini della NATO. Per questo motivo, il rapporto sottolinea l’importanza della continuità negli aiuti militari, nella fornitura di munizioni e sistemi di difesa aerea, e nei programmi di addestramento e interoperabilità. La resilienza ucraina, afferma Rutte, è anche una cartina di tornasole della credibilità dell’intera Alleanza.
Altro tema rilevante è il cambiamento climatico, trattato per la prima volta in modo organico all’interno del rapporto. L’impatto climatico viene descritto come un moltiplicatore di minacce che aggrava instabilità regionali e crea condizioni operative sempre più complesse. La NATO ha avviato misure per integrare la variabile ambientale nella pianificazione strategica, ma riconosce che si è solo agli inizi.
Infine, il rapporto rivela un’Alleanza determinata ma ancora vulnerabile sul piano politico. La coesione interna è sollecitata da fattori divergenti: pressioni economiche, incertezze transatlantiche e la necessità di conciliare il rafforzamento militare con il mantenimento del consenso interno. Il 2025 sarà, secondo Rutte, un anno cruciale: o l’Europa rafforza la propria capacità autonoma di deterrenza e difesa all’interno della cornice NATO, oppure rischia di trovarsi impreparata davanti a una crisi futura che potrebbe esplodere anche senza preavviso.