Impiegare la brigata marina San Marco contro i trafficanti di immigrati

(di Tiziano Ciocchetti)
05/07/19

Le cronache di questi ultimi giorni sono state monopolizzate dalle vicende della nave ONG olandese Sea Watch 3.

A prescindere dalla legittimità o meno di chiudere i porti nazionali alle navi delle ONG che trasportano migranti, il dibattito politico, a nostro avviso, dovrebbe vertere su un efficace contrasto agli scafisti, conducendo azioni dirette nei loro confronti.

Il 2° reggimento, della brigata marina San Marco, è stato appositamente costituito per fornire protezione ravvicinata alle unità navali (contro gli attacchi asimmetrici) e svolgere attività di abbordaggio di natanti sospetti.

Il 2° è composto da due battaglioni operazioni navali (maritime interdiction e force protection); ogni battaglione ha in forza due compagnie, formate da 10 team di 10 uomini ciascuno.

Da segnalare che alcuni team sono stati addestrati ad operare in contesti opposed, ovvero in uno scenario operativo che prevede una opposizione armata all’abbordaggio (capacità, fino a poco tempo fa, solo in possesso degli incursori del GOI).

Generalmente i team sono formati da 12 uomini (di cui 2 tiratori scelti). L’armamento comprende gli ARX-160 e le MINIMI, sia in calibro 5,56x45 sia in 7,62x51, molto utilizzate le pistole mitragliatrici MP-5A3, in calibro 9PB, per la loro compattezza. Gli sniper hanno in dotazione gli HK 417 in calibro 7,62x51 e i fucili di precisione MSG-90 nel medesimo calibro.

Le azioni da intraprendere dovrebbero interessare le cosiddette navi madre (sorta di unità d’appoggio che rilasciano in mare barchini carichi di clandestini). I Team del San Marco potrebbero abbordarle e neutralizzare l’equipaggio (trafficanti di schiavi senza scrupoli) e, dopo aver messo in sicurezza i profughi, affondare l’imbarcazione. Se reperire barchini fatiscenti non costituisce certo un problema, le navi che li trasportano al largo sono molto più difficili da rimpiazzare.

Ovviamente una tale operazione necessita di una decisione politica. Proprio la nostra classe dirigente deve comprendere che la chiave per ottenere il successo sta nell’utilizzare una forza navale equilibrata e polivalente, che possa contare su fattori come elevata mobilità, acquisizione di informazioni precise, capacità offensive mirate ed efficaci capacità difensive.

Foto: archivio MM