Il potere nucleare dello Stato d'Israele

(di Tiziano Ciocchetti)
26/09/19

I governi israeliani - a prescindere dal colore politico - non hanno mai ammesso in modo diretto, né smentito, l’esistenza di un arsenale nucleare.

Nel 2006, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America, Robert Gates, nel corso di una audizione al Senato, dichiarò che lo Stato d’Israele era in possesso di un arsenale nucleare.

Tuttavia già il docente israeliano di storia militare Van Creveld aveva rivelato, alcuni anni prima, in una intervista ad un periodico britannico che gli israeliani posseggono centinaia di testate atomiche, e possono lanciarle su bersagli in ogni direzione, anche su Roma. La maggior parte delle capitali europee è tenuta sotto il tiro delle IDF. Come asseriva il generale Moshe Dayan, Israele appare come un cane rabbioso troppo pericoloso da provocare.

Nel marzo 2015 venne declassificato un documento del Pentagono, risalente al 1987 e composto da circa 400 pagine, in ci si analizzava le elevate capacità raggiunte dai laboratori nucleari israeliani (in grado di produrre bombe all’idrogeno). È altresì vero che, già allora, gli analisti militari statunitensi fossero al corrente dei progressi compiuti nell’arricchimento dell’uranio da parte dello Stato ebraico negli anni settanta e ottanta.

Nei primi anni 2000 la rivista specializzata britannica Jane’s Defence valutava che Israele avesse prodotto, fino a quel momento, circa 400 testate, impiegabili su diverse tipologie di vettori.

Il vettore principale è il missile balistico a medio raggio a propellente solido Jericho-2, con una gittata massima di 3.000 km e lanciabile da veicoli o silos fissi. Un altro vettore potrebbe essere il missile Shavit, sviluppato dal Jericho, è impiegato principalmente per lanciare in orbita i satelliti Ofeq, ma può essere armato con testate nucleari e ha una gittata massima di 7.000 km, quindi consentirebbe a Israele di colpire vaste aree dell’Africa e dell’Asia Centrale.

Dal missile aria-superficie Popeye è stato sviluppato il missile da crociera a guida infrarossi con testata nucleare Popeye Turbo (gittata compresa tra i 200 e 350 km). Questo missile è inoltre lanciabile dai sottomarini classe Dolphin (U-214), utilizzando i tubi lanciasiluri da 650 mm.

Sono proprio i sottomarini Dolphin – nati dal rapporto particolare instauratosi tra la Germania e Israele – a permettere a allo Stato ebraico di tenere sotto controllo il Golfo Persico e quindi il secolare nemico iraniano.

I solidi agganci internazionali di cui possono disporre gli israeliani, nonché un’industria tecnologicamente avanzata, consentono a Tel Aviv di produrre plutonio in quantità sufficiente a stoccare ogni anno dalle dieci alle quindici bombe atomiche, con una potenza di almeno 1,3 kt. Inoltre sono in grado di fabbricare trizio, un gas radioattivo utilizzabile nella fabbricazione delle cosiddette mini-nukes, sorta di ordigni nucleari a basso potenziale (0,3 kt). Oppure gli ordigni neutronici (emettono neutroni veloci garantendo elevatissimi gradi di letalità ma limitata contaminazione radioattiva) impiegabili quindi contro obiettivi limitrofi, come le forze di Hezbollah dispiegate in Siria.

Foto: IDF