Il giuramento del 206° corso 'Dignità' e l'eredità del Cavallino Rampante: tra tradizione, coraggio e innovazione

(di Gianluca Celentano)
10/03/25

A Modena, nella prestigiosa Accademia Militare, si è svolta la cerimonia di giuramento degli allievi ufficiali del 206° corso “Dignità”.

Tra gli interventi istituzionali, quello del comandante generale dei carabinieri, generale di corpo d’armata Luciano Luongo, che, rivolgendosi ai cadetti, ha voluto trasmettere un messaggio di fiducia, consapevolezza e responsabilità, sottolineando la necessità di affrontare con determinazione e visione il complesso scenario che li attende.

Ha esortato a non fermarsi alle certezze del passato, ma a sviluppare una mentalità dinamica, aperta e capace di guidare e comprendere il cambiamento anziché subirlo.

Un monito che richiama la storia di un altro ufficiale dell’Esercito, il maggiore Francesco Baracca, asso dell'aviazione nella prima guerra mondiale e simbolo di coraggio e innovazione. Sul suo aereo campeggiava un cavallino rampante, emblema della sua audacia in battaglia. Dopo la sua morte, i genitori donarono quel simbolo a Enzo Ferrari, che lo adottò come stemma della sua scuderia, trasformandolo in un’icona mondiale di eccellenza e velocità.

L’insegna personale di Francesco Baracca, che faceva dipingere sulle fiancate dei suoi velivoli, era il famoso cavallino rampante, il cui colore originario rimane avvolto da un piccolo mistero. Secondo alcuni indizi, il cavallino era inizialmente rosso, tratto per inversione dallo stemma del 2° reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”. Baracca, infatti, aveva frequentato la scuola di cavalleria a Pinerolo tra il 1909 e il 1910 presso questo prestigioso reparto dell’esercito italiano, il cui stemma araldico presentava un cavallino rampante argenteo su campo rosso, con la coda abbassata. Baracca decise di adottarlo, modificandolo leggermente, come emblema personale, per rivendicare le sue origini militari e la passione per i cavalli.

Il cavallino non comparve subito sui primi velivoli dell’asso italiano, ma venne adottato nel 1917, con la formazione della 91a squadriglia aeroplani da caccia. Baracca decise di mutarne il colore da argenteo a nero, per farlo risaltare sulla fusoliera dei caccia Nieuport 17 e SPAD. La leggenda del cavallino rampante si lega poi alla nascita della Ferrari. Il 16 giugno 1923, Enzo Ferrari vinse il primo Circuito del Savio con un’Alfa Romeo RL-Targa Florio. In quell’occasione, ebbe modo di incontrare nuovamente il conte Enrico Baracca, padre del pilota caduto. Poco dopo, la madre di Francesco, la contessa Paolina Biancoli, gli suggerì di adottare il cavallino rampante come simbolo sulle sue automobili, dicendogli che gli avrebbe portato fortuna. Ferrari accettò il suggerimento e scelse di mantenere il cavallino nero, aggiungendo lo sfondo giallo canarino, in omaggio alla sua città natale, Modena.

Così, come il Cavallino Rampante è diventato il simbolo di un’evoluzione vincente nel mondo dei motori, i giovani ufficiali che hanno giurato fedeltà alla Repubblica sono chiamati a incarnare quello stesso spirito con determinazione, adattabilità e capacità di affrontare le sfide con coraggio. Un’eredità che lega passato e futuro, dalla tradizione dell’Accademia Militare alla modernità dell’Arma e dell’intero Esercito Italiano.

Foto. Esercito Italiano / web