I sottomarini strategici della Flotta del Nord all’esercitazione artica Umka 2021

(di Stefano Peverati)
14/04/21

Nel marzo 2021, tre sottomarini nucleari sono emersi simultaneamente vicino all'isola Alexandra dell’arcipelago di Franz Joseph. Il primo battello era un SSBN classe Delta IV (Project 667BDRM), Il secondo era il sottomarino da operazioni speciali BS-64 Podmoskovye, mentre il terzo battello era il Knyaz Vladimir (K-549), l’ultimo entrato in servizio della classe Borei (Project 955A). Secondo fonti del MoD russo, due dei tre sottomarini trasportavano complessivamente 32 missili balistici tra RSM 56 Bulava (Borei) e RSM 25 Sineva (Delta IV). Questi missili possono trasportare fino a dieci Multiple independently targetable reentry vehicle (MIRV) con un minimo di sei testate il Bulava e di quattro testate il Sineva. Secondo l'Independent Military Review nel corso dell’esercitazione Umka i tre sottomarini hanno trasportato complessivamente 192 testate nucleari.

Era dal 1996 che sottomarini nucleari russi non riaffioravano dai ghiacci dell’Artico, quando il Severstal (TK-20) classe Typhoon emerse e lanciò un paio di missili RSM-52 Sturgeon.

Il comandante della Marina Militare russa (VM-F), l'ammiraglio Nikolai Yevmenov, ha affermato che la missione artica comprendeva 43 eventi e ha coinvolto oltre 600 unità tra militari e civili e quasi 200 sistemi d’arma e mezzi. L’esercitazione è proseguita in condizioni climatiche avverse con temperatura media di meno 30°C, ghiaccio di oltre 1,5 metri di spessore e vento di 32 m/sec.

L’ammiraglio Yevmenov ha sostenuto che l'evento è stato senza precedenti per la Marina.

Navigare sotto il ghiaccio rappresenta un elemento assai pericoloso per i sommergibilisti, in quanto il ghiaccio talvolta raggiunge il fondo del mare. Oltre all'emersione di tre SSBN in un raggio di 300 metri, una coppia di caccia MiG-31 ha sorvolato il Polo Nord effettuando anche il rifornimento in volo. Un sottomarino ha lanciato un siluro da esercitazione sotto la calotta e successivamente è stato recuperato ed estratto dal ghiaccio.

Sempre nello stesso scenario anche la 200° brigata di fucilieri motorizzati artici ha condotto una simulazione tattica nel corso di eventi meteo avversi e in un terreno sconosciuto lontano dalla base principale, utilizzando anche slitte trainate da cani e renne.

Le armi e le strumentazioni impegnati hanno confermato le caratteristiche tattiche e tecniche di resistenza alle alte latitudini e alle basse temperature. Il Ministero della Difesa ha asserito che presto testerà vari assetti aerei nell'Artico, compresi i caccia Su-34 e Su-35 e gli anfibi B-200. Quest'ultimo è spesso utilizzato per combattere gli incendi, ma la sua missione principale nell'Artico sarà condurre operazioni di soccorso.

Il Governo russo, sulla base anche dei risultati dell’esercitazione, presenterà a breve al presidente Vladimir Putin un documento unificato sullo sviluppo artico, inteso a combinare aspetti economici e militari della proiezione di potere del paese nella regione settentrionale. Il documento, ordinato da Putin all'inizio di marzo, dovrebbe fornire un'agenda dei piani militari ed economici della Russia mentre il paese si prepara a presiedere il Consiglio artico nel 2021-2023. L'organismo, istituito nel 1996, comprende membri Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti.

Secondo un rapporto dello scorso marzo, dell'Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), l'80% del gas naturale russo e il 17% della sua produzione di petrolio proviene dall'Artico.

La regione nel suo insieme è vista dagli osservatori come un futuro campo di battaglia per la competizione sia militare che economica tra potenze rivali.

“Questa regione è stata e rimane tradizionalmente nella sfera dei nostri interessi speciali. Praticamente tutti gli aspetti della sicurezza nazionale sono concentrati qui: militare-politico, economico, tecnologico, ambientale e delle risorse", ha detto Putin nel 2014 durante la riunione del Consiglio di sicurezza russo sulla regione artica.

Nello stesso anno in cui la Russia ha annesso la penisola di Crimea dall’Ucraina è stata anche varata la dottrina militare russa che per la prima volta includeva una frase sulla "protezione degli interessi russi nell'Artico".

I sottomarini Delta IV (Project 667BDRM) sono SSBN di terza generazione e rimarranno la spina dorsale della deterrenza nucleare marittima russa fino a quando gli SSBN di quarta generazione Borei (Project 955) con missili Bulava non entreranno tutti in linea. Questi battelli sono entrati a far parte della Marina negli anni ’80 e al momento ne risultano in servizio cinque, tutti con la Flotta del Nord (K-51 Verkhoturye, K-114 Tula, K-117 Bryansk, K-18 Karelia, K-407 Novomoskovsk).

I Delta IV sono stati aggiornati a partire dal 2005, con la sostituzione delle apparecchiature elettroniche, i radar, il sistema elica-timone e l’installazione dei nuovi missili balistici Sineva.

Il sesto battello classe Delta IV, il K-64 Podmoskovye, è stato trasformato tra il 1999 ed il 2002 in BS-64 per operazioni speciali sostituendo il vecchio KS-411 ottenuto da un battello della classe Yankee. Al Podmoskovye sono stati rimossi i silos per i missili SLBM sostituendoli con laboratori scientifici e sperimentali oltre ad essere in grado di trasportare un battello Project 10831 Losharik.

La classe Borei (Project 955) è armata con 16 missili Bulava, la Marina russa attualmente ha in servizio tre battelli Project 955: il K-535 Yuri Dolgoruky nella Flotta del Nord, il K-550 Alexander Nevsky e il K-551 Vladimir Monomakh nella Flotta del Pacifico. Il K-549 Knyaz Vladimir (foto) in forza alla Flotta del Nord è il primo Project 955A della Voyenno-Morskoy Flot.

Presso i cantieri navali Sevmash di Severodvinsk sono in fase di costruzione il Knyaz Oleg, il Generalissimus Suvorov, che dovrebbero essere consegnati entro il 2021, l’Imperator Aleksandr III e il Knyaz Pozharsky tutti appartenenti al Project 955A.

Entro l’anno corrente dovrebbero essere impostati gli ultimi due battelli previsti della classe, il Dmitry Donskoy e il Knyaz Potyómkin.

Foto: MoD Fed. russa