Gli S-300 siriani e il rischio di una nuova escalation

(di Andrea Gaspardo)
22/10/18

A seguito dell'abbattimento di un aereo da sorveglianza elettronica Il-20 delle Forze Aerospaziali Russe di stanza in Siria nel corso di un attacco aereo israeliano contro presunti obiettivi militari iraniani situati lungo la costa siriana, Mosca ha dato seguito alle parole pronunciate all'indomani della tragedia dal Ministro della Difesa Sergey Shoigu e ha confermato il via libera alla consegna di nuove forniture militari all'alleato siriano, tra cui spiccano i sistemi per la difesa anti-aerea e anti-balistica S-300.

Entrato in servizio operativo con le forze armate sovietiche a partire dal 1978, l'S-300 é ancora considerato, nonostante l'età, tra i migliori sistemi nel suo genere. La Siria aveva originariamente piazzato un ordine per complessivi 6 battaglioni di sistemi S-300 già prima dello scoppio della Guerra Civile Siriana, ma Putin aveva sospeso le forniture in almeno cinque diverse occasioni nel contesto di trattative volte alla creazione di quella che, nell'ottica del presidente russo (e probabilmente contro il parere di numerosi suoi consiglieri), doveva diventare una speciale partnership tra Russia e Israele.

L'abbattimento dell'Il-20 è stato per i Russi una sorta di brusco risveglio. Compreso che la natura delle relazioni tra i due paesi è assolutamente asimmetrica e priva del grado di fiducia che dovrebbe esistere in simili delicati contesti, e dopo aver subito non trascurabili perdite in termini di vite umane, senza contare la “figuraccia” fatta a livello internazionale sia di fronte ai propri avversari che ai proprio alleati sul terreno, i militari russi hanno deciso (secondo i maligni probabilmente anche forzando la mano a Putin) di procedere alla consegna degli S-300 in modo da porre un freno all'avventurismo sempre più spavaldo di Gerusalemme.

I primi sistemi missilistici sono già arrivati nel teatro operativo, tuttavia, per bocca dello stesso Shoigu, ci vorranno circa 3 mesi perché la consegna delle attrezzature e l'addestramento dei serventi siano completati e, nel frattempo, gli S-300 resi via via operativi verranno utilizzati dal personale russo.

Il piano complessivo prevede l'istituzione di 8 battaglioni, organizzati in 32 batterie, operanti 128 lanciatori in grado di sparare 640 missili di pronto impiego e di riserva. Non solo, la Russia ha già annunciato che sia gli S-300 che gli altri sistemi anti-aerei più vecchi della Difesa Anti-Aerea Siriana verranno integrati in un unico sistema di condivisione dei dati con quelli russi già presenti sul territorio, inoltre la contraerea siriana verrà dotata di nuovi sistemi di comunicazione, finora utilizzati solamente dalle forze russe, che ne aumenteranno notevolmente prontezza operativa e velocità di reazione. Lo schieramento di un tale volume di fuoco comporterà un drammatico innalzamento delle capacità della Difesa Anti-Aerea siriana andando ad interferire non solo con le missioni di bombardamento clandestino della Forza Aerospaziale Israeliana ma anche con le missioni aeree della Coalizione Internazionale nell'est e nel nord-est del paese.

Al netto della retorica, soprattutto israeliana, è molto difficile al momento valutare quali potranno essere le reazioni degli schieramenti in campo nell'immediato futuro, anche se già si parla della possibilità che gli Israeliani o, addirittura, gli Americani possano utilizzare i rispettivi F-35 e F-22 per distruggere le batterie di S-300 una volta che siano diventate operative.

Quel che è certo è che il delicato rapporto di fiducia tra Federazione Russa e Stato d'Israele é andato in frantumi e un sistema d'arma anti-aerea molto potente è ora nelle mani della Siria e questo rappresenta senza dubbio un'escalation foriera di future tempeste.

(foto: MoD Fed. russa)