Gli F-35 con la Stella di David sorvolano l’Iran. L’atomica di Teheran è in pericolo?

(di Tiziano Ciocchetti)
04/08/19

Il fatto è avvenuto l’anno scorso, tuttavia la notizia è trapelata solo ora: cacciabombardieri F-35 Adir, dell’Aviazione israeliana, hanno sorvolato a più riprese il territorio iraniano. Gli F-35 con la stella di david hanno sorvolato lo spazio aereo di città quali Teheran, Karajrak, Isfahan, Shiraz e Bandar Abbas, senza che la difesa aerea iraniana intervenisse.

La diffusione di questa notizia pone una domanda fondamentale per la geopolitica del Medioriente: Israele può realmente azzerare le capacità nucleari di Teheran?

La corsa iraniana al nucleare rappresenta certamente una seria minaccia – specialmente dopo il ritiro americano dal trattato sul nucleare con Teheran – per la sopravvivenza dello stato israeliano (la percezione del pericolo è differente rispetto a noi europei, in quanto non siamo circondati da vicini che dichiarano apertamente di volerci distruggere).

È indubbio che, per quanto concerne gli armamenti, l’area mediorientale ha visto lo Stato di Israele in una posizione di preminenza tattica (dal punto di vista del nucleare, sembra che sia ancora oggi l’unico paese, in quel teatro, a possedere missili con testate termonucleari).

Situazione che ha subito una temporanea modifica nel corso degli anni ’80 dello scorso secolo, quando la minaccia allo stato ebraico assunse un livello strategico rilevante, inducendo il Governo Israeliano ad intervenire per bloccare la proliferazione nucleare dell’Iraq. Infatti, nel 1981, otto cacciabombardieri F-16A, armati ognuno con due bombe Mk-84, e sei caccia F-15A di scorta, attaccarono i reattori nucleari di Osirak, azzerando di fatto le capacità nucleari di Baghdad.

Il caccia di 5° generazione F-35 Adir sarebbe il mezzo ideale per dissuadere l’Iran nei suoi progetti di arricchimento dell’uranio, con lo scopo, non tanto velato, di produrre armi nucleari.

Quindi, per rispondere alla domanda posta pocanzi, Israele ha sia il movente che le capacità tecniche per colpire le installazioni nucleari in territorio iraniano. Il problema sarebbe comunque di natura politica. Perché se è ovvio che il principale danneggiato sarebbe l’Iran è altrettanto ovvio che non sarebbe l’unico.

Per condurre un attacco aereo contro gli impianti di arricchimento in Iran possono essere analizzate varie opzioni d’inserimento.

L’opzione irachena

La formazione di Adir attraverserebbe prima lo spazio aereo siriano (la qual cosa non rappresenterebbe certo un problema) - oppure, con meno probabilità quello giordano - per poi sorvolare il Kurdistan iracheno per circa 300 km, ed entrare poi nello spazio aereo iraniano. Con questa ipotesi sorgerebbero due problemi: la quasi sicura rottura dei rapporti tra sciiti e curdi e la sicura caduta del dell’Esecutivo di Baghdad, che come noto si avvale, per la propria difesa, delle forze americane. Un eventuale bene placido di Washington, all’attraversamento del territorio iracheno, infiammerebbe l’intera regione, in primis l’Arabia Saudita. Questa via appare, quindi, poco praticabile dalla Heyl Ha’Avir, l’Aviazione israeliana.

L’opzione saudita

In questo scenario una formazione di Adir attraverserebbe lo spazio aereo saudita volando a bassissima quota, cercando di evitare sia i centri abitati sia i velivoli AWACS (i quali pattugliano spesso le grandi aree desertiche tra il Mar Rosso e il Golfo Persico), per poi penetrare nello spazio aereo iraniano dal Golfo.

Questo piano non solo non coinvolgerebbe gli americani ma metterebbe il Regno saudita nella posizione dello stato arabo martire dell’aggressione sionista. Come quando, alla fine della Guerra dei Sei Giorni del 1967, l’Egitto, pur perdendo la penisola del Sinai, vinse la guerra mediatica contro Israele, elevando la figura del presidente Nasser a difensore del mondo arabo.

Quindi, da una parte Gerusalemme si prenderebbe tutta la colpa, mentre dall’altra l’Arabia Saudita vedrebbe rinnovata la sua immagine agli occhi del mondo arabo (pur tirando, nei fatti, un sospiro di sollievo per la distruzione del programma nucleare iraniano).

L’opzione circumnavigazione

Questa terza opzione è quella meno considerata, ma per metterebbe ai caccia dell’Aviazione israeliana di sorvolare spazi aerei non ostili, con ricadute politiche assai modeste.

Gli Adir punterebbe verso sud per circa 2.000 km attraverso il Mar Rosso, per poi virare a est per 1.000 km e quindi penetrare in Iran dal Mar Arabico, con un volo complessivo di circa 8.000 km tra decollo e atterraggio in Israele. Il rifornimento in volo potrebbe essere assicurato dall’Aeronautica americana - senza che ovviamente l’opinione pubblica ne sia informata - per mezzo di aerocisterne KC-46A o KC-135 Stratotanker,

Vista anche la relativa facilità con cui i velivoli di Israele eludono le difese antiaeree siriane, possiamo asserire che l’Aviazione dello Stato ebraico è perfettamente in grado di colpire gli interessi iraniani, grazie soprattutto ai suoi F-35 Adir. Tuttavia, per farlo, non potrebbe mai prescindere da un coinvolgimento politico (ma anche tecnico) di Washington.

Foto: IDF / Lockheed Martin / U.S. Air Force