Gli aiuti NATO contro il COVID-19 e la “sfera biologica” come possibile Sixth Domain

(di Manuele Scardaccio, Maurizio Geri)
09/04/20

Nel 2019, mentre gli Stati Uniti rimanevano la locomotiva della difesa mondiale, i governi degli Stati membri dell'UE aumentavano gradualmente le loro spese per la difesa al fine di raggiungere l'obiettivo del 2% del PIL. Durante l’anno, il governo degli Stati Uniti costruiva un muro al confine meridionale col Messico per migliorare la sicurezza americana; nel frattempo, gli Stati membri dell'UE aumentavano il numero e il budget delle pattuglie di frontiera come FRONTEX per proteggere i confini europei dai rifugiati e dai flussi di immigrazione di massa, che sembravano una minaccia imminente alla sicurezza nazionale. Tuttavia, né gli Stati Uniti né l'UE si stavano preparando a proteggere i propri cittadini da una delle minacce che si è rivelata fra le più pericolose e mortali, una minaccia che non riconosce alcun confine: la minaccia biologica delle pandemie.

Il recente scoppio del COVID-19, infatti, ci ricorda che una pandemia può uccidere tante persone quanto una guerra, oltre a provocare un danno enorme per l'economia e addirittura poter influenzare le sfere di influenza economico-politica se non addirittura, nel più lungo periodo, l’ordine internazionale. Su quest’ultimo punto, l'Italia, che è stata la prima e la più colpita dall’emergenza fra i paesi Alleati, ne è un esempio lampante. Il primo aiuto infatti al paese è arrivato da una specie di “diplomazia umanitaria” (capitanata da Cina, Russia, Cuba e anche alcuni paesi più piccoli) per il loro soft power e sharp power. Mentre l'UE e gli USA, che hanno già un forte soft power che rafforza il loro potere normativo e di gestori dell’ordine internazionale, hanno tardato a muoversi.

Dall’inizio dell’epidemia, inoltre, la NATO ha dovuto riconsiderare la pianificazione e le sue operazioni per far fronte alle nuove minacce alla sicurezza, implementando nuove misure per limitare la diffusione del virus e minimizzare i rischi, rimanendo vigile e monitorando qualsiasi cambiamento. D’altronde, la NATO non è nuova con questo genere di operazioni di soccorso e assistenza umanitaria: un ruolo attivo di “crisis management” fu svolto nelle operazioni di soccorso a seguito dell'uragano Katrina (2005) e di un terremoto in Pakistan (2005). La NATO ha anche un Centro di Coordinamento della Risposta alle Catastrofi Euro-atlantiche (EADRCC) che fornisce forniture mediche, logistiche e alimentari nei casi di bisogno.

Quali misure sta adottando la NATO per la crisi COVID-19?

Le forze armate Alleate stanno giocando un ruolo importante nel sostenere gli eserciti nazionali e anche le risposte civili in tutta l'Alleanza. Questo supporto include logistica e pianificazione, oltre al sostegno concreto con creazione di ospedali da campo, trasporto di pazienti, disinfezione di aree pubbliche etc. La NATO ha attivato i suoi vari centri per la risposta ai disastri:

  • Il NATO’s Euro-Atlantic Disaster Response Coordination Centre (EADRCC): il principale meccanismo di risposta alle emergenze civili della NATO. Il Centro coordina richieste di alleati e partner della NATO, nonché offerte di assistenza per far fronte a gravi crisi. In risposta alle richieste di assistenza per il COVID-19 da Spagna, Italia, e più recentemente Montenegro, presentate attraverso l'EADRCC, la Repubblica Ceca e la Turchia hanno mandato forniture mediche a questi paesi come maschere, dispositivi di protezione individuale e disinfettanti..

  • La NATO Support and Procurement Agency (NSPA) ha un ruolo guida nel rispondere alla crisi. L'NSPA fornisce supporto logistico e l'organizzazione del trasporto di forniture e attrezzature chiave per Alleati, partner e altre organizzazioni internazionali. Per esempio, l'NSPA ha aiutato il Lussemburgo ad aumentare la sua capacità ospedaliera di fornitura di tende da ospedale da campo, con la mobilizzazione di attrezzature in meno di 24 ore.

  • La NATO sostiene la Strategic Airlift International Solution programme (SALIS). Il programma permette agli Alleati di noleggiare aerei da trasporto commerciale. Ad esempio, la Repubblica Ceca e la Slovacchia hanno utilizzato SALIS per importare o esportare forniture mediche, tra cui maschere, guanti chirurgici e tute protettive.

  • Come parte della Strategic Airlift Capability (SAC) gli alleati partecipanti e i paesi partner possiedono e gestiscono congiuntamente tre C-17 Globemaster da carico pesante. Attraverso questi aerei, per esempio, La Romania ha sfruttato la capacità di importare 100.000 tute protettive.

  • La NATO’s Rapid Air Mobility ha procedure semplificate per voli di soccorso militare, usando un segnale di chiamata NATO e accelerando le autorizzazioni per il traffico aereo. L'iniziativa, usata anche per questa crisi, è resa possibile dalla cooperazione tra NATO ed EUROCONTROL.

  • Infine l’assistenza bilaterale tra alleati continua a rappresentare un aspetto importante della risposta internazionale, che mostra la forza della solidarietà NATO. Ad esempio, l'aeronautica tedesca che trasporta pazienti italiani e francesi per curarli in Germania, o i medici provenienti da Polonia e Albania per aiutare i loro colleghi italiani.

We are in this crisis together and when we respond together, our response is more effective” queste sono le parole del segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, parlando degli aiuti sopra citati, a dimostrazione di come la NATO, continui a garantire la sicurezza e integrità del territorio, dei cittadini e dei valori comuni degli Stati membri, sottolineando le pietre angolari dell'alleanza: solidarietà, unità e coesione, allo stesso tempo garantendo la Full Operation Capabilities (FOC) delle forze armate, dentro e al di fuori l’Area of Responsibility (AOR) del SACEUR, il Comando Supremo Alleato dell’Europa.

Ma questi strumenti potrebbero non essere sufficienti per future pandemie anche più gravi di quella attuale, per questo la NATO, e le forze armate dei paesi alleati in generale, dovrebbero aprire una riflessione su come rafforzare il ruolo della NATO in queste minacce e anche magari sull’introduzione di un nuovo “dominio di guerra”, dopo il quinto, quello informatico-cibernetico introdotto qualche anno fa: e cioè il dominio biologico, quello della “Biosfera”, dove vivino tutti gli esseri viventi, inclusi i germi. Anche perché le minacce biologiche sembrano quelle più gravi, almeno per ora, fra le sfide CBRN e in caso di attacco biologico non naturale come questo ma artificiale, da parte di qualche avversario, molte domande, rimangono senza risposta:

- Le Host Nation e i comandi operativi hanno piena coscienza della potenziale gravità di un improvviso scoppio di un epidemia o un attacco di bioterrorismo tra le truppe dispiegate durante una NA5CRO1 o missione da Art. 5? Le forze schierate potrebbero essere immunizzate abbastanza rapidamente?

- Di fronte a una pandemia o un attacco biologico, le autorità nazionali potrebbero tagliare immediatamente le spese alla Difesa, o il numero delle truppe, anche se il Consiglio NATO avesse concordato che uno schieramento è essenziale per ristabilire l'ordine?

- La NATO ha un piano per supportare la Difesa Civile dei paesi coinvolti, dato che gli eserciti non potrebbero essere sufficienti per gestire emergenze con epidemie per esempio da virus ad alta mortalità?

- La NATO ha considerato come l'Alleanza reagirebbe ad un crollo dell'autorità civile a causa di pandemie?

L'atteggiamento tradizionale secondo cui le preoccupazioni mediche sono una responsabilità nazionale, rappresenta un limite e può portare a conseguenze gravose al potenziale prima preventivo, e poi operativo, della NATO. Anche perché nessuno stato era preparato per una crisi da malattia infettiva di questo livello, e comunque le nazioni Alleate non condividono nemmeno informazioni sul loro livello di equipaggiamenti medici protettivi, per ragioni di segretezza o sicurezza nazionale.

La necessità di introdurre le epidemie e gli attacchi biologici in un “sixth domain” diviene, pertanto, un obiettivo principale e urgente per la NATO, insieme a un maggior coordinamento fra gli Alleati innanzitutto sulla condivisione di informazioni. Anche perché i domini sono sempre più interconnessi, con per esempio la “militarizzazione di Internet” nella Great Power Competition che sta accompagnando l’escalation fra domini diversi (la guerra informatica e cyber quindi sarà sempre più interrelata con il dominio biologico, in particolare con l’avvento di AI).

1 Le NA5CRO (Non-Article 5 Crisis Response Operations) sono operazioni multifunzionali fuori dallo scopo dell’Art. 5, che contribuiscono alla risoluzione e prevenzione di conflitti o servono propositi umanitari o di gestione di crisi.

Foto: NATO