Forze Speciali: potenziamento o duplicazione?

(di Tiziano Ciocchetti)
01/02/22

Questo articolo presenta alcuni approfondimenti “capacitivi” sulla componente Operazioni Speciali dell’Esercito unitamente ad alcune valutazioni di merito, per quanto a noi possibile, sugli esiti del cosiddetto progetto di “potenziamento” del Comparto Operazioni Speciali, fortemente voluto dai precedenti vertici militari dell’Esercito al punto di creare un Comando e un istituto di formazione dedicati1 e di elevare al rango di Forze Speciali “Tier 2” due reggimenti convenzionali con gloriose tradizioni di fanteria alpina e artiglieria paracadutista2.

In particolare, porremo l’attenzione sulle cosiddette “capacità ambientali” espresse oggigiorno dai reparti per Operazioni Speciali dell’Esercito, sui requisiti operativi che sono all’origine delle stesse capacità, sulla loro obiettiva sostenibilità e sulle eventuali implicazioni, anche di carattere finanziario, che un allargamento di queste capacità comporta.

Come sempre, baseremo la nostra disamina su documenti open sources, autorevoli testimonianze (ad esempio l’audizione del comandante del Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali - COFS - in Commissione Difesa) ed ulteriori contributi della massima attendibilità.

Capacità ambientali: reparti Tier 2 nazionali vs direttive sugli iter formativi

Tutti i reparti di Forze Speciali del mondo hanno in comune tra loro almeno una capacità ambientale imprescindibile: quella avio-lancistica. Il brevetto di paracadutista militare risulta, infatti, conditio sine qua non per la successiva acquisizione del brevetto di operatore di forze speciali in tutto il mondo (o quasi). Tale particolarità deriva dal duplice requisito di tempestività di impiego e di profondità di penetrazione a cui queste unità devono obbligatoriamente rispondere.

L’aviolancio, soprattutto quello con la tecnica a fune di vincolo e apertura automatica, garantisce di impiegare i nuclei di forze speciali in un brevissimo tempo ed in profondità nel dispositivo avversario, a fronte di una limitata formazione e dell’approvvigionamento di equipaggiamenti dal costo iniziale e dalla manutenzione abbordabilissima, peraltro comuni ai reparti paracadutisti.

La capacità avio-lancistica

Ciò premesso, è bene precisare che, in ambito militare, esistono tre macro-tipologie capacitive in termini di inserzioni/infiltrazioni a mezzo aviolancio:

  1. gli aviolanci fune di vincolo (FV), a bassa quota (in genere non oltre i 1.300 piedi3 Above Ground Level – AGL), con paracadute ad apertura automatica (generalmente non direzionabile o limitatamente direzionabile) mediante fune appositamente vincolata ad un cavo statico all’interno della carlinga del vettore aereo;

  2. Gli aviolanci con la Tecnica della Caduta Libera (TCL), da quote NON superiori ai 13.000 piedi Above Mean Sea Level – AMSL (circa 4.000 m.), con paracadute direzionabile a profilo alare ed apertura comandata dall’operatore (generalmente mediante apposita maniglia) ad una quota predefinita (in genere intorno ai 4.000 ft AGL – circa 1.200 m.) e senza l’impiego di apparecchiature ad ossigeno da parte del personale aviolanciato4;

  3. Gli aviolanci da alta/altissima quota (quote maggiori di 13.000 piedi AMSL), che richiedono obbligatoriamente l’impiego di apparecchiature ad ossigeno da parte sia del personale aviolanciato che degli equipaggi di volo, ad apertura manuale del paracadute (a similitudine di quanto avviene con i lanci TCL) che può avvenire a bassa quota (e atterraggio veloce) o ad alta quota e navigazione “sotto vela” per alcune decine di km prima dell’atterraggio (in gergo, rispettivamente, High Altitude Low Opening / High Altitude High Opening – HALO/HAHO).

Senza addentrarci in considerazioni tecnico/tattiche che descrivano i vantaggi e le criticità di ognuna di queste tecniche, dalla suddetta descrizione, per quanto succinta, si evince comunque una prima impressione circa il peculiare livello di specializzazione richiesto per la condotta dei diversi aviolanci e la conseguente distinta e crescente necessità di addestramento per mantenere la capacità ed i relativi equipaggiamenti nel tempo (quella che, in gergo, si chiama “currency”).

L’aviolancio vincolato richiede un addestramento “minimalista” (tutti i militari di leva in forza alla brigata paracadutisti Folgore erano brevettati paracadutisti Fune di Vincolo), un equipaggiamento di facile manutenzione, rustico ed economico oltre che un addestramento anch’esso ridotto per mantenere la capacità5.

Peraltro, tale tipologia di aviolancio, proprio per i requisiti di semplicità, rusticità ed economicità si è dimostrato attualissimo ed efficace anche nelle recenti esperienze belliche sia convenzionali che “speciali”. Citiamo, al riguardo, le operazioni condotte dal 2° REP della legione straniera a Timbuctu nel 2013 per isolare la città e consentire la presa dell’aeroporto e a Menaka nel 2018 e le ulteriori recentissime operazioni condotte da piccoli nuclei di forze speciali, sempre francesi, nell’ambito dell’operazione Barkhane (foto).

Gli aviolanci TCL e, ancora peggio, quelli HALO/HAHO richiedono un addestramento decisamente più spinto e risorse ed equipaggiamenti molto più pregiati. Ma cosa dicono a riguardo le direttive nazionali in tema di capacità per le forze speciali? In altre parole, quali sono gli operational requiremements?

In genere, nei reparti di forze speciali del “primo mondo” non vi sono requisiti assolutamente stringenti, inerenti, le capacità avio-lancistiche se non riferiti alla capacità fune di vincolo: semplice, efficace, di facile mantenimento ed economica. Il blasonato 22 Special Air Service (SAS), per esempio, non ha tutti gli operatori qualificati TCL o HALO/HAHO, anzi, solo una ristretta componente estremamente specializzata segue tale tipologia di addestramento. Lo stesso dicasi per il 1° RPIMA e il 13° RDP francesi, o per gli Special Forces Groups statunitensi. In Italia, invece, la situazione è differente…chissà per quali motivi?

Nell’ambito dell’Esercito Italiano, il 9° reggimento Col Moschin, da sempre, era l’unico reparto i cui operatori incursori dovessero obbligatoriamente essere qualificati TCL (qualifica necessaria per ottenere il brevetto di incursore). Gli operatori del 9°, sin dagli anni ’80, acquisivano poi tutti la qualifica HALO/HAHO e questa capacità era destinata a coprire le esigenze operative di tutte le forze armate italiane, sia delle forze convenzionali che di quelle speciali. Ovvero, qualora vi fosse stata la necessità operativa di effettuare una operazione che richiedesse un’inserzione tramite lancio HALO/HAHO, il 9° reggimento era in grado di soddisfarla a beneficio di qualsiasi ente, reparto, Task force, raggruppamento operativo, brigata o divisione che sia. E tale è rimasta la situazione ancora oggi. Una scelta razionale, efficace, commisurata e intelligente considerato soprattutto la nicchia di specializzazione richiesta e gli enormi oneri per mantenere seriamente la capacità.

Attualmente, tuttavia, la direttiva 7020 “Iter selettivo e formativo per gli operatori delle Forze Speciali dell’Esercito”, sancisce che la formazione degli operatori Incursori e degli Acquisitori Obiettivi imponga obbligatoriamente l’effettuazione del corso TCL6. Una direttiva interna al 9° rgt d’ass. par. Col Moschin (Tier 1), discendente da quelle sovraordinate e classificate dello Stato Maggiore della Difesa (SMD) e del Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali (COFS)7, nonché i profili di missione (“mission statements”) recentemente approvati dal capo di Stato Maggiore della Difesa, sanciscono altresì che tutti gli operatori del reggimento, una volta brevettati Incursore, debbano frequentare il corso HALO/HAHO8 (peraltro interno al reparto). Contrariamente, la formazione degli operatori Ranger (Tier 2) si ferma alla sola capacità fune di vincolo, obbligatoria per il conseguimento della qualifica ranger.

Tale distinguo tra TCL e FV scaturisce, com’è logico che sia, da un chiaro requisito operativo che, ancorché profondamente diverso per natura, “accomuna” in un certo senso gli operatori Tier 1 del 9° Col Moschin a quelli Tier 2 del 185° rgt Ricognizione e Acquisizione Obiettivi (RAO) Folgore, ovvero, l’esigenza di operare per piccoli nuclei9 durante la condotta delle precipue OS loro assegnate. Il 4° rgt alpini paracadutisti Monte Cervino ha invece un impiego per così dire maggiormente sbilanciato sul concetto di “massa”10 e potenza d’urto, ragion per cui il corso fune di vincolo risulta la risposta più adeguata al peculiare requisito operativo. Al riguardo, riterremmo anche che solo una parte degli acquisitori di 185°, che potremmo quantificare in un 40-50% degli acquisitori in servizio operativo dell’unità, potrebbe necessitare della qualifica TCL, tenuto conto delle reali e sostenibili capacità di mantenimento della capacità e delle reali esigenze di inserzione di questo tipo a cui il reparto sarebbe tenuto a rispondere. Soprattutto perché l’inserzione di tipo TCL, ovvero da quote non superiori i 13.000 piedi (circa 4.000 metri) oltre i quali è imprescindibile l’impiego dell’ossigeno da parte dei paracadutisti, non presenta vantaggi tattici rilevanti ed espone comunque gli assetti aerei a tutti i tipi di minaccia compresi i MANPADs oltre a renderli visibili a tracciabili da parte di tutti i radar.

Ciò detto, non fa che sollevare qualche perplessità l’apprendere che, sempre più spesso, e con numeri sempre maggiori, il personale del 4° rgt. Monte Cervino frequenti (ancorché NON obbligatorio ai fini della qualifica Ranger) i corsi TCL presso il Centro Addestramento di Paracadutismo della brigata Folgore, occupando i già risicati posti disponibili e necessari (obbligatoriamente) per la formazione specialistica dei 4 reparti Incursori della Difesa.11 Peraltro, questa tecnica avio-lancistica richiede l’impiego di paracadute il cui acquisto (circa 27.000 € l’uno) e mantenimento risulta particolarmente dispendioso (facendo un parallelismo con i materiali utilizzati in campo civile parliamo di revisione annuale delle vele, di revisione quinquennale dei congegni di sicurezza e sostituzione degli stessi ogni 12 anni, per un costo di circa 9000 € per singola sostituzione), ed il cui utilizzo, pertanto, NON può e NON deve essere esteso a grandi numeri poiché finanziariamente insostenibile, oltre che operativamente poco sensato. Ed è per questo motivo che tutti gli altri Paesi europei e persino gli stessi Stati Uniti d’America (il cui budget destinato annualmente al Dipartimento della Difesa non è lontanamente paragonabile a quello italiano) limitino ai soli Incursori (o poco più) l’impiego della Tecnica della Caduta Libera. E riferendoci ai Paesi europei non possiamo esimerci dal citare i Paesi Bassi, uno dei paesi “frugali” che, guarda caso, accusa l’Italia di essere sprecona e spendacciona oltre che poco efficiente, appellativo che, per chi non lo focalizzasse con immediatezza, mette in relazione le risorse impiegate con il conseguimento di un determinato obiettivo (link).

L’Italia, inoltre, nell’ultimo decennio, ha allargato le fila della brigata Paracadutisti portandola a un organico di circa 5.000 paracadutisti12. Per carità, anche la storia e le tradizioni della gloriosa Folgore sono altrettanto uniche, ma ci sentiamo di dire che forse bisognerebbe, se non ridurre, quantomeno evitare ulteriori ampliamenti capacitivi, specialmente se non richiesti e se non sostenibili in termini di capacità di trasporto aereo militare (la linea trasporti dell’Aeronautica, attualmente può contare solo su 3 o 4 C-130 SuperHercules efficienti). Inoltre, una seria e pragmatica riflessione sull’addestramento avio-lancistico minimo per garantire una capacità credibile nel settore sarebbe quantomeno necessario.

Ma non è tutto! Da informazioni pervenute (e verificate) ci risulta che i reparti Tier 2 nazionali abbiano presentato, in ambito Forza Armata Esercito, una richiesta per l’acquisizione dei costosissimi materiali per la condotta di aviolanci HALO/HAHO (circa 35.000€ per singolo operatore, solo per paracadute e maschere per l’ossigeno, cui si aggiungono le diverse decine di migliaia di euro per le manutenzioni e le centinaia di migliaia di euro per i materiali “di reparto” per l’ossigeno). E tutto questo senza averne il minimo know-how ed expertise e, soprattutto, senza alcun requisito operativo e nessuna necessità espressa dalla Difesa! Ma tanto basterà ordinare al 9° reggimento di condividere quanto costruito con immani sacrifici (ci riferiamo in special modo a tutti i caduti in attività TCL e HALO/HAHO del Reparto) in oltre 70 anni di attività ed il gioco sarà fatto. Insomma, basta avere qualche autorevole sponsor sulla giusta poltrona e tutto sembrerebbe risolversi. Fortunatamente (per le tasche del contribuente), per quanto ne sappiamo, tale richiesta rimane al momento inevasa a causa della mancanza di fondi in ambito FA.

Provate a chiedere a Palazzo Marina se qualcuno possa mai immaginare di ordinare al Gruppo Operativo Incursori (GOI) di condividere le proprie conoscenze specialistiche peculiari con personale di altri reparti. E per cosa poi?

Avrà forse ragione l’Olanda?

La capacità Maritime

Un’altra tipica capacità “ambientale” dei reparti incursori nazionali (e di gran parte del mondo) è quella di condurre Operazioni Speciali in ambiente maritime (ad es. l’Opposed Ship Boarding, solo per citarne una tipologia) o, quantomeno, di condurre inserzioni/infiltrazioni ed esfiltrazioni/estrazioni subacquee e/o di superfice.

In ambito nazionale, il reparto Tier 1 leader in ambiente maritime è il Gruppo Operativo Incursori (GOI) della Marina Militare. Gli altri reparti Incursori sono tenuti a mantenere la propria capacità maritime subacquea e di superfice sia per il concorso al GOI in caso di necessità, sia per la condotta di operazioni speciali in ambiente Land (dominio del 9° reggimento) la cui inserzione/infiltrazione e/o esfiltrazione/estrazione richieda il ricorso ad assetti/equipaggiamenti navali (obiettivi in zone costiere o adiacenti ad acquee interne).

Anche in questo campo appaiono quantomeno discutibili alcune peculiarità “riprodotte in scala ridotta” e probabilmente, ancora una volta, senza il necessario know-how ed expertise in reparti i cui compiti precipui non richiedano necessariamente tali assetti ed equipaggiamenti.

Per fare un esempio concreto basti pensare al battello Rigid Hull Inflatable Boat (RHIB) del 185° rgt. RAO, peraltro “primo modello al mondo nel suo genere e disegnato sulle specifiche esigenze del reparto”, come spavaldamente pubblicizzato da un loro stesso ufficiale in un video del 2013 ancora disponibile su YouTube, ormeggiato e visibile a tutti i passanti presso il pontile delle Guardia di Finanza di Livorno (foto). E così, per il noto principio della riservatezza delle forze speciali, mentre gli acquisitori obiettivi si preparano per la condotta di attività addestrative con l’utilizzo del pregiato assetto di superficie, gli stessi vengono “acquisiti” dagli occhi indiscreti dei passanti che si fermano a comprare il pesce dai pescherecci ormeggiati di fronte al predetto pontile.

Con una semplice webcam piazzata vicino al monumento dei 4 mori si potrebbe tenere aggiornato un archivio su tutte le occasioni in cui il 185° utilizza il battello! E come se ciò non fosse già abbastanza surreale, a scanso di equivoci, qualcuno ha anche avuto la brillante idea di riportare il nome del reparto in bella vista sul bottazzo di sinistra. Di certo una scelta non troppo in linea con la riservatezza che contraddistingue chi si definisce appartenente alle forze speciali... Ma “videre nec videri” è il loro motto!

Senza contare le considerazioni operative circa l’utilità di un assetto di quel tipo. Senza spingersi, infatti, alle operazioni militari spregiudicate, anche chi va semplicemente a pesca al largo non prende il mare se non con due imbarcazioni…

In sintesi, quale capacità operativa esprime un reparto che conta su un solo battello? Ma anche se ne avesse due, sapendo che in mare non si esce mai se con almeno 2 piattaforme per semplici, elementari e note considerazioni di sicurezza, il giorno che uno dei 2 battelli dovesse effettuare la manutenzione la capacità operativa del reparto si ridurrebbe a zero! Sarebbe quindi un reparto a capacità “a singhiozzo”.

Inoltre, quando il reparto “si è dotato”, in totale autonomia, di tale natante, ha pensato bene di non inserire tra i requisiti del battello l’avio-lanciabilità. Così, a differenza delle imbarcazioni del 9° e del GOI che sono aviolanciabili grazie alle piattaforme PURIBAT da tempo acquisite e sperimentate dal COFS, il natante del 185° è “stanziale” ovvero non può essere proiettato in breve tempo ed in posti scarsamente raggiungibili da altri mezzi di trasporto.

Anche la scelta del motore entrobordo è molto discutibile e rende molto più rigida la gestione dell’assetto. Disponendo di più motori fuoribordo impiegabili per la stessa imbarcazione, infatti, si possono annullare i periodi di fermo per manutenzione meccanica tramite la sostituzione dei propulsori e garantire anche un’affidabilità ed efficienza notevolmente superiore in caso di impiego prolungato dell’assetto in zone operative distanti dalla madrepatria.

In sintesi: addestro il personale, approvvigiono (in proprio) un battello costosissimo nonostante non abbia una base logistica dove manutenerlo e rimessarlo e non abbia un mezzo e un sistema per proiettarlo rapidamente e discretamente, faccio fare onerosi corsi specialistici all’equipaggio, spendo in dotazioni, manutenzione e gestione dell’imbarcazione ed in mantenimento delle abilità del personale ma l’output operativo è ZERO!

La piattaforma Hurricane ha un costo di circa 600.000 € e viene impiegata, ad esempio, dal 9° reggimento incursori (che, da sempre, dispone di una “capacità operativa nel settore” e di svariati assetti dello stesso tipo anche al fine di garantire la minima necessaria ridondanza funzionale all’output operativo) per il concorso al Ministero dell’Interno (secondo un protocollo d’intesa Difesa-Interni13) e, come già detto, a possibile integrazione delle capacità operative del GOI. Peraltro, il 9°, al pari del GOI, dispone di un’apposita “base navale discreta”14 per il rimessaggio, la manutenzione e l’approntamento di tutte le piattaforme maritime e per l’addestramento di settore del personale.

Compiti da Tier 1 dunque, duplicati presso reparti Tier 2 per il noto principio della “debolezza generalizzata” con buona pace, a nostro avviso, di un non proprio oculato impiego di denaro pubblico, forse al limite del danno erariale (ma questo sta ad altri, eventualmente, appurarlo).

Per fare un altro esempio, e sempre per buona pace del contribuente che vede dissipare i denari delle proprie tasse perseguendo il già citato principio della “debolezza generalizzata”, è facile soffermarsi presso gli stand propagandistici di questi reparti Tier 2 ad osservare scintillanti attrezzature ed equipaggiamenti per la condotta di attività subacquee. Peccato che tra queste figurino anche, in bella mostra, autorespiratori ad aria (ARA) a circuito aperto che, come noto, quando impiegati rilasciano vistosissime e rumorose bolle d’aria in superfice. Per i non addetti ai lavori (ivi incluso il personale delle Forze Armate di qualsiasi grado/categoria estraneo all’argomento e magari presente e inconsapevolmente compiacente), precisiamo che tali respiratori sono gli stessi impiegati dai diving centers di tutte le località balneari in giro per il mondo. Questo perché i militari ad oggi autorizzati alla frequenza dei corsi per l’impiego di autorespiratori ad ossigeno (ARO) a circuito chiuso (che non emettono alcuna bolla e risultano pertanto assolutamente stealth) presso il GOI sono esclusivamente gli Incursori delle altre Forze Armate (oltre, ovviamente, agli stessi allievi Incursori del GOI). Questa esclusività è ovviamente dovuta ad aspetti di carattere operativo, logistico, manutentivo e finanziario.

Il personale Tier 2, invece, accede ai corsi per Operatori Subacquei del Servizio di Sicurezza Abilitati ai Lavori in Carena (OSSALC) presso il Gruppo Operativo Subacquei (GOS) della Marina Militare. Si, avete capito bene, si tratta di corsi che abilitano il personale frequentatore alla condotta di attività subacquee di pulizia e di ispezione delle carene delle unità navali. Un compito necessario e di tutto rispetto, ci mancherebbe, ma NON certo operativo. Ciononostante, sempre per buona pace del contribuente, questi reparti acquisiscono comunque, sulla base “dell’expertise” del corso OSSALC, costosissimi trascinatori subacquei (circa 25.000 € l’uno, completo di accessori) per l’impiego operativo, al pari dei reparti Incursori, per poi utilizzarli in attività addestrative in proprio (infiltrazioni/esfiltrazioni subacquee e, addirittura, in superficie) in compagnia delle sole bolle d’aria emesse dai loro erogatori.

Alcune considerazioni

In ambito nazionale il progetto di potenziamento della componente Operazioni Speciali, avviato intorno all’anno 2000 dalla sola FA Esercito con l’introduzione di due nuove qualifiche, quella ranger e quella di acquisitore obiettivi, ha assunto sempre più le sembianze di un’ambizione single Service piuttosto che di un “progetto nazionale” fondato su concreti requisiti strategico-operativi. Guarda caso, dopo svariati, inutili e annegati tentativi, l’elevazione al rango FS degli odierni reparti Tier 2 dell’Esercito è avvenuta nel 2018, in un periodo in cui sia il comandante del COFS sia il capo di Stato Maggiore della Difesa provenivano dall’Esercito.

Tale singolare situazione denota, quanto meno, una mancata “socializzazione” in ambito Difesa15 di un’esigenza sentita dal solo Esercito. Partendo da questa considerazione ci chiediamo se piuttosto che condividere le già esigue risorse finanziarie destinate un tempo all’unico reparto forze speciali dell’Esercito con altri due reparti “a capacità limitata” non fosse stato più opportuno portare l’esigenza del potenziamento OS di FA all’attenzione delle altre FFAA e convergere, magari, in un progetto condiviso di vero potenziamento dei 4 reparti Incursori della Difesa (se realmente se ne fosse avvertita l’esigenza in ambito Difesa).

In altre parole, in termini di motorsport, non sarebbe stato meglio investire sullo sviluppo delle attuali e già competitive monoposto di F1 e puntare al titolo piuttosto che mettere in pista più vetture dalle prestazioni di F2? Anche perché si sa, col tempo, e in assenza di ulteriori investimenti, la scuderia titolare costretta a dividere lo stesso budget su più monoposto, rischia di passare dalla gestione Ferrari a quella Haas. Tutto questo mentre le altre scuderie (le altre Forze Armate) continuano a concentrare i propri sforzi sullo sviluppo delle monoposto esistenti (soli reparti incursori).

Tornando all’argomento, ci chiediamo quali siano oggi i criteri di assegnazione delle risorse finanziarie dei reparti di Forze Speciali dell’Esercito, e se gli stessi tengano in considerazione:

  • la differente capacità operativa espressa dai reparti e le conseguenti differenti dotazioni che necessariamente devono essere mantenute efficienti;

  • il numerico degli operatori brevettati all’interno del reparto;

  • l’impiego reale in Operazioni Speciali a guida COFS;

  • i 4 task nazionali esclusivi del Tier 1 che si aggiungono ai 3 task NATO condivisi col Tier 2;

  • il livello di prontezza e reperibilità degli operatori del Tier 1;

  • le ulteriori infrastrutture (in aggiunta alla sede principale) del Tier 116, anch’esse quantomeno da manutenzionare e mantenere in efficienza;

  • i molteplici impegni operativi del Tier 1.

Se, e ribadiamo “se”, i criteri di allocazione delle risorse NON tenessero in considerazione almeno i predetti punti, ci troveremmo in una situazione di potenziale “appiattimento capacitivo”, ovvero nella situazione di possedere un numero più cospicuo di monoposto ma tutte in Formula 2!

Una situazione, a nostro avviso, di dubbia utilità e potenzialmente deleteria per il sistema Paese oltre che dal punto di vista capacitivo anche, come già detto, dal punto di vista finanziario.

1 Comando per le Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE) e Centro Addestramento per le Operazioni Speciali (CEADDOS) dell’Esercito, entrambi co-locati presso il Comprensorio “Dario Vitali” in San Piero a Grado (PI).

2 Rispettivamente 4° rgt alpini paracadutisti Monte Cervino e 185° rgt artiglieria paracadutisti Folgore.

3 Abbreviazione di “feet” (piedi), unità di misura delle distanze universalmente adottata in campo aeronautico (1 ft = 30,48 cm).

4 Per l’equipaggio di volo la normativa aeronautica impone invece l’impiego di apparecchiature ad ossigeno a partire da quote superiori ai 10.000 piedi (circa 3000 m)

5 In Italia la norma, da sempre, prevede un addestramento minimo di 6 lanci all’anno per mantenere la capacità. Nella realtà i reparti della brigata paracadutisti negli ultimi 6/7 anni raramente hanno superato un addestramento minimo di più di 2/3 lanci all’anno. Ma non siamo gli unici in tale situazione: in UK, per esempio, proprio far fronte alla carenza di assetti aerei, è stata ridotta la “currency” richiedendo l’effettuazione di un unico lancio all’anno (completamente equipaggiati) per mantenere la capacità specifica. Contrariamente alle altre tecniche, il lancio vincolato richiede capacità “basiche” al paracadutista in quanto la specifica tecnica non prevede un’intera fase dell’aviolancio che è quella della “caduta libera”. Inoltre, il paracadute vincolato semplifica generalmente la fase di atterraggio che invece richiede capacità maggiori e tecnicamente più avanzate da parte del paracadutista che impiega un paracadute a profilo alare.

6 Formazione specialistica (obbligatoria), comune a tutti e 4 i reparti Incursori delle Difesa e al solo 185° rgt RAO in ambito Tier 2.

7 Direttiva strategica sull’impiego delle Forze Speciali SMD-FS-001\R ed.2021; Direttiva addestrativa interforze SMD-AJ-001 ed. 2004; Direttiva sull’Addestramento e le Operazioni del Comparto Operazioni Speciali (OS) ed. 2016; Direttiva per il potenziamento del Comparto OS ed. 2018.

8 Formazione specialistica ambientale avanzata per i soli operatori Incursori del 9° rgt d’ass. par. “Col Moschin”.

9 Distaccamenti Operativi o, addirittura, frazioni di essi.

10 In genere non inferiore al livello organico Plotone.

11 9° rgt d’ass. par. “Col Moschin” (EI), Gruppo Operativo Incursori (MM), 17° Stormo Incursori (AM), Gruppo Intervento Speciale (CC).

12 La brigata Paracadutisti, a fronte dell’uscita dai propri ranghi del 9 e del 185 ha acquisito un reggimento genio, un reggimento di cavalleria e un reggimento di artiglieria con il risultato che, oggi, raramente il personale brevettato della brigata riesce a effettuare, in media, più di un lancio all’anno con un chiaro decadimento della capacità avio-lancistica della Grande Unità.

14 La Base Addestramento Incursori (BAI) sita nei pressi della foce del fiume Arno (PI).

15 Ad esempio, in sede Comitato dei Capi di Stato Maggiore della Difesa.

16 Ci riferiamo alla già citata Base Addestramento Incursori (BAI) e all’area addestrativa multifunzionale “Felix” all’interno del comprensorio addestrativo di Valle Ugione (LI).

Foto: autore / U.S. Marine Corps / Esercito Italiano / Marina Militare