Eserciti della Guerra Russo-Ucraina: le forze armate e di sicurezza della Repubblica di Moldavia

(di Andrea Gaspardo)
26/04/23

In un episodio precedente della nostra serie dedicata agli “eserciti della Guerra Russo-Ucraina”, avevamo parlato delle Forze Armate e di Sicurezza della Transnistria (o più formalmente: la “Repubblica Moldava di Pridnestrovia”) e di come esista la fondata possibilità che, con il progredire del conflitto tra Mosca e Kiev, esse possano venire risucchiate nella guerra. Oggi tratteremo invece del caso delle Forze Armate e di Sicurezza della Moldavia (anche nota come “Repubblica della Moldova”) dato che anche la nazione bessarabica è stata più volte menzionata nel corso dell'anno passato come obiettivo al centro delle mire del Cremlino tanto quanto l'Ucraina.

Anche se la Storia militare della Moldavia intesa come stato sovrano è relativamente recente, ciò non significa che le genti del territorio non possano vantare una ricca e molto spesso sconosciuta tradizione guerriera.

Senza andare indietro alla Storia Antica o a quella Medievale, basterà ricordare che, negli ultimi cento anni, un gran numero di soldati moldavi ebbe occasione di servire nel corso della Seconda Guerra Mondiale sia nelle file dell'esercito romeno che in quelle dell'esercito sovietico pagando in entrambi i casi un alto tributo di sangue. Durante la Guerra Fredda poi, il contributo moldavo allo strumento militare dell'Impero Rosso fu robusto e gli uomini nativi della repubblica socialista ebbero modo di distinguersi anche nella Guerra Sovietica in Afghanistan.

La Moldavia iniziò il processo che l'avrebbe portata a separarsi dall'Unione Sovietica già nel 1990, ma fu solamente nel dicembre del 1991 che, all'atto formale di scioglimento dell'URSS, il paese divenne a tutti gli effetti un membro della “Comunità Internazionale”. Tuttavia tale evento non fu privo di conseguenze in termini geopolitici perché, già a partire dal novembre del 1990, le autorità centrali di Chișinău dovettero vedersela con la rivolta della popolazione abitante la regione della Transnistria, successivamente appoggiata da Mosca in quella che, nel corso del 1992, divenne una guerra su larga scala, conclusasi con la vittoria militare della coalizione russo-transnistriana e la creazione della Trasninstria come stato indipendente de facto.

Fu proprio durante quegli eventi che le Forze Armate della Moldavia videro la luce ed ebbero il loro cosiddetto “battesimo del fuoco”. In base agli accordi vigenti in quel periodo tra i paesi ex-sovietici, Chișinău prese legalmente il controllo di tutti gli asset militari sovietici presenti sul suo territorio ed il risultato finale di tale processo di appropriazione fu che il paese ricevette in dote una forza militare per nulla disprezzabile. A titolo esemplificativo basterà ricordare che i moldavi ottennero il controllo di tutti i velivoli Mig-29 appartenenti all'86° reggimento dell'Aviazione Navale delle Guardie.

In ogni caso con l'indipendenza la situazione economica della Moldavia iniziò immediatamente a degenerare con il PIL in caduta libera (secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2001 l'economia della Moldavia aveva una dimensione pari al 45% di quella che aveva nel 1991, ultimo anno di appartenenza del paese all'Unione Sovietica!) e vasti segmenti della popolazione costretti all'emigrazione per sopravvivere (considerando la secessione della Trasnistria, la massiccia emigrazione e il basso tasso di fertilità totale, la Moldavia è passata da una popolazione di 4.364.000 abitanti al momento dell'indipendenza ai 2.597.100 del 2021, con un calo del 41%!).

Era inevitabile che in questo contesto di completo collasso economico-sociale il paese fosse costretto a tagliare drasticamente le spese militari vista anche la sostanziale arrendevolezza delle élite politico-militari scarsamente interessate a “scongelare” in conflitto trasnistriano per paura di incorrere nuovamente nelle ire di Mosca.

Il piano di riforma originale dei primi anni Novanta prevedeva l'abolizione della coscrizione obbligatoria di eredità sovietica e l'istituzione di una forza di 12.000-15.000 uomini composta interamente da professionisti a ferma sia lunga che breve, ma la prosaica realtà ha obbligato all'abbandono pure di questo piano tanto che, se si volesse descrivere l'evoluzione delle questioni militari moldave dall'indipendenza sino ad oggi, si potrebbe affermare che lo strumento militare del paese è stato semplicemente lasciato deperire, esattamente come è avvenuto in Ucraina dal 1991 al 2014.

Dal punto di vista organizzativo, le Forze Armate Moldave oggi sono strutturate attorno al comando delle forze terrestri ed al comando della forza aerea.

Essendo la Moldavia un paese privo di sbocco al mare, essa non possiede una Marina, tuttavia è dotata di una piccola forza di pattugliamento fluviale sotto le dipendenze del comando delle forze terrestri. Analizzando l'ordine di battaglia si nota come il nucleo da combattimento del comando delle forze terrestri moldave sia costituito da 3 brigate di fanteria motorizzata organizzate secondo il vecchio modello sovietico:

- la 1a brigata di Fanteria Motorizzata “Moldavia”, di base a Bălți;

- la 2a brigata di Fanteria Motorizzata “Stefan Cel Mare”, di base a Chișinău;

- la 3a brigata di Fanteria Motorizzata “Dacia”, di base a Cahul.

Oltre a queste 3 principali unità di manovra, il comando delle forze terrestri ha alle sue dipendenze una divisione d'artiglieria, diverse unità specializzate indipendenti (genieri, guerra NBC, comunicazioni, ecc...) e due unità d'élite:

- il battaglione della Guardia, di stanza a Chișinău;

- il battaglione Indipendente delle Forze Speciali “Fulger”, di stanza a Durlești, vicino a Chișinău.

Nel corso degli anni la Moldavia ha costituito anche 4 unità di peacekeeping, sia per presidiare la linea di contatto del conflitto transnistriano congelato sia per partecipare alle missioni di pace sanzionate dall'ONU:

- il 22° battaglione Peacekeeping, a Chișinău;

- il 1° battaglione Indipendente di Peacekeepers, a Cocieri;

- il 3° battaglione Indipendente di Peacekeepers, a Coșnița;

- la compagnia Indipendente di Fanteria di Peacekeepers, a Varnița.

Da un punto di vista strategico, si nota subito che, sebbene vi sia un tentativo di garantire la sicurezza in direzione di tutti gli angoli del paese, in ogni caso la maggior parte delle unità sono basate nella capitale o nelle sue immediate vicinanze e ciò rende quasi impossibile l'attuazione di un “colpo decapitante” che riesca in breve tempo a neutralizzare la leadership politica ed i principali centri decisionali del paese.

A seguito della drastica riduzione degli organici sia in uomini che in mezzi, il comando della forza aerea ha oggi sotto il proprio controllo un'unica brigata aerea mista acquartierata nella base aerea “Decebal” (e che comprende 8 elicotteri Mil Mi-8 e 5 aerei da trasporto tra Antonov An-2, Antonov An-26 e Antonov An-72; la Moldavia conserva ancora 6 Mig-29 superstiti ma essi non sono più in condizione di volare da un sacco di tempo) e la brigata di difesa antiaerea “Dimitrie Cantemir” dotata di missili terra-aria SA-3 incaricata della difesa dei cieli situati sopra la capitale.

Nel complesso, gli organici delle Forze Armate Moldave contano meno di 10.000 uomini tra professionisti e coscritti rincalzati all'occorrenza da 70.000 riservisti.

Attenzione però! In Moldavia i riservisti non sono un vero e proprio moltiplicatore di potenza della componente permanente delle Forze Armate, come avviene per esempio in Israele e nei paesi anglosassoni, ma devono essere considerati più come una sorta di “serbatoio addizionale di risorse umane” da mobilitare però in un arco temporale lungo, perciò dalla scarsa prontezza operativa. A tal proposito la legge moldava prevede invece che in caso di grave crisi internazionale, le Forze Armate vengano da subito supportate dalle Forze di Sicurezza le quali sono invece dipendenti dal Ministero degli Affari Interni in tempo di pace.

Le Forze di Sicurezza sono composte dalla Polizia regolare (erede della Militsya di epoca sovietica, la quale comprende tra i propri reparti anche la celebre brigata di Forze Speciali “Fulger”, unità che dal 1991 ha accumulato un'invidiabile esperienza lotta contro il crimine organizzato di alto livello) e dalle Truppe dei carabinieri, una sorta di gendarmeria la quale, come dice il nome stesso, è stata organizzata sul modello dei carabinieri italiani.

Da ultimo, va menzionata la Polizia di Frontiera (in realtà un corpo militare vero e proprio) erede delle vecchie Truppe di Frontiera del KGB.

Sia le Forze Armate che le Forze di Sicurezza possono poi essere coadiuvate dal potentissimo SIS (acronimo che sta per “Serviciul de Informații și Securitate” - “Servizio di Sicurezza ed Intelligence”) che, a dispetto del nome, non è una semplice “agenzia di intelligence” ma, come in tutti i paesi post-sovietici è un vero e proprio ministero il quale controlla proprie forze paramilitari e antiterrorismo sulle quali però ci sono pochissime informazioni data la natura estremamente confidenziale delle loro missioni.

Un grave punto di debolezza delle Forze Armate e di Sicurezza della Moldavia è la grave carenza di potenza di fuoco. Dal punto di vista dei mezzi infatti, lo strumento militare del paese è completamente privo di asset fondamentali quali velivoli da combattimento ad alte prestazioni, UAV/UCAV e carri armati. La componente “corazzata” si affida a poche decine di BMD-1, BRDM-2 e BTR di varie generazioni.

Le industrie della Difesa hanno negli anni cercato di mantenere competitivi i mezzi portando a compimento limitati aggiornamenti, specialmente grazie all'assistenza fornita dalla Romania.

L'artiglieria, abbastanza robusta se comparata alle dimensioni generali delle truppe di terra è però quasi interamente di tipologia “trainata”, con solo pochi semoventi 2S9 Nona con bocca da fuoco da 120 mm e lanciarazzi BM-27 Uragan ancora in servizio. I moldavi hanno cercato di compensare con soluzioni alternative ed ingegnose, per esempio montando pezzi a doppio uso AZP S-60 con bocca di fuoco da 57 mm sulla parte posteriore di camion ZiL-135, ma si tratta di ben poca cosa. I moldavi sono talmente “affamati di mezzi” che sono stati costretti (copiando i transnistriani) a ripiegare sulla tattica di trasformare in veicoli da combattimento per la fanteria tutta una serie di mezzi del genio militare come i GT-MU, gli IMR-2, i PTS-2 ed i GMZ-3 ereditati in numeri importanti dalle ex-Forze Armate Sovietiche.

Le uniche aggiunte “moderne” degli ultimi anni sono state una ventina di APC Piranha IIIH di origine svizzera, ma forniti dalla Germania, ed un centinaio di Humvee dagli Stati Uniti d'America.

In definitiva, nonostante le ottimistiche previsioni di alcuni analisti improvvisati secondo i quali “grazie all'orografia della Moldavia basterebbe dotare le forze locali di un piccolo numero di missili Javelin per scoraggiare un'invasione russa”, è necessario ammettere con franchezza che, nonostante una base di mobilitazione sulla carta non del tutto trascurabile, i moldavi soffrono di una drammatica disparità in potenza di fuoco nei confronti dei loro potenziali nemici tale che, nel caso l'Ucraina venisse un domani definitivamente travolta dai russi, essi non sarebbero minimamente in grado di evitare che il loro paese faccia un'identica fine.

Foto: Ministerul Apărării / web / U.S. Air Force / U.S. Army National Guard