Droni e soldati: la guerra in Ucraina dimostra che la tecnologia da sola non basta

(di Filippo del Monte)
02/03/25

Le esperienze sul campo della guerra russo-ucraina stanno condizionando dottrine, piani operativi e progetti di intelaiatura organica e degli equipaggiamenti per le forze armate. Nel connesso dibattito sulle evoluzioni della Difesa, a confrontarsi sono i sostenitori della “svolta tecnologica” dei conflitti ed i “tradizionalisti”, convinti, al contrario, del fatto che, pur trovandosi di fronte ad una radicale modernizzazione di armi e sistemi, i principi delle guerre restino immutabili.

Quando nel 2023 l’allora comandante in capo delle truppe ucraine, il gen. Valerij Zalužnyj, scrisse in un ampio documento strategico che la contrapposizione delle forze in campo fosse entrata in una fase di stallo, molti esperti sentenziarono che esso fosse il frutto della “dronizzazione” di entrambi gli eserciti. Franz-Stefan Gady su “Foreign Policy” aveva spiegato che gli analisti appartenenti a questa scuola ritenevano che “l'avvento della sorveglianza pervasiva (dei droni), ha creato un campo di battaglia completamente trasparente”, tale che “le forze, una volta individuate, vengano immediatamente colpite da raffiche di colpi di artiglieria, missili e droni suicidi”.

Chi sostiene questo ritiene che l’impiego massiccio dei droni (e dei primi rudimenti di sistemi d’intelligenza artificiale) abbia portato ad una “revolution in military affairs” e cambiato la natura stessa della guerra. Se si va, però, ad analizzare la situazione sul campo in Ucraina, ci si rende conto che il principale deficit con il quale i generali di Kyiv si stanno scontrando è la mancanza di truppe per alimentare le brigate di fanteria al fronte. Non a caso, proprio in questi giorni si sta discutendo di riformare l’impianto dell’Esercito Ucraino, passando dal modello-brigata al modello-corpo d’armata. I nodi sono venuti al pettine in questa fase, non a caso perché gli aiuti militari provenienti da Stati Uniti ed Europa sono “diluiti” ed i droni e i missili si sono rivelati per quello che in realtà sono: munizioni come le altre, non “game changer”.

Ha scritto bene Gil Barndollar su “War on the Rocks”, sostenendo che il soldato in trincea non possa essere sostituito da un drone e che il deficit organico – che è il problema di una “Materialschlacht” dove l’uomo è esso stesso “materiale di consumo” – non possa essere ripianato con l’impiego massiccio di sistemi unmanned. Il compito di mantenere o conquistare terreno spetta ancora alla fanteria e alla cavalleria, che possono essere coadiuvate dai droni, dai missili, dall’IA, ma non sostituite. Tale per cui vi è il rischio che anche l’esperimento ucraino denominato “The Drone Line”, volto a costituire una “unmanned kill zone” cuscinetto, possa fallire, perché è il presupposto ad essere fallace.

Foto: Ministry of Defense of Ukraine