Nei giorni scorsi l’Esercito Italiano ha presentato le sue valutazioni preliminari sull’impiego del veicolo da combattimento cingolato per la fanteria Lynx KF-41, prodotto da Rheinmetall, piattaforma sulla quale si baserà lo sviluppo del programma A2CS (Army Armored Combat System). Il programma AICS prevede lo sviluppo di cinque varianti del Lynx KF-41 per un totale di sedici configurazioni diverse, per un totale di circa mille veicoli, in grado di rispondere alle più ampie e diverse esigenze dell’Esercito.
L’idea alla base del programma AICS è quella di dotare le forze terrestri italiane di un veicolo che possa essere modulare e che risponda ad esigenze tecnologiche scalabili. I veicoli per fanteria del programma AICS dovranno sostituire i vecchi Dardo, attualmente in dotazione all’Esercito, mentre il nuovo carro armato che Leonardo e Rheinmetall svilupperanno sulla base del KF51 Panther dovrà sostituire gli attuali C1 Ariete. Questo programma prevede la produzione di 132 carri, armati con un cannone da 120 mm e sistema di controllo del fuoco sviluppato da Leonardo. A questi si aggiungeranno 140 carri speciali nelle tre configurazioni diverse da quella “combat”, previste per le esigenze logistico-tattiche delle truppe: gettaponte, genio e recupero.
Il ritorno della guerra convenzionale in Europa ha riportato al centro delle riflessioni dei decisori politici e militari il ruolo delle forze corazzate pesanti nei conflitti “multidominio” odierni. Dai campi fangosi d’Ucraina è emerso come le armi di linea restino la reale “forza cinetica” degli eserciti sia nell’offensiva che nella difensiva.
La massa di MBT ed IFV, sia in termini di potenza di fuoco che di mobilità, costituisce ancora uno strumento fondamentale per i comandanti. In una guerra ad alta intensità – come quella che si combatte in Ucraina e verso cui si stanno orientando le riflessioni teoriche e di pianificazione degli stati maggiori – la componente pesante delle forze terrestri è ancora un clausewitziano “centro di gravità concreto”, tanto al livello tattico quanto a quello strategico. Per adottare l’interpretazione di Joseph Strange, secondo cui il “centro di gravità” è tale solo in relazione ad azioni di superamento della volontà avversaria, la componente pesante delle forze terrestri può rappresentare anche nei conflitti attuali il fulcro della pianificazione e dell’azione operativa.
La coniugazione fire-maneuver (che rompe la dicotomia tattica-strategia) può essere garantita – con tutte le eccezioni e le puntualizzazioni del caso evidenziate dal generale ucraino Oleksandr Tarnavsky durante la controffensiva delle truppe di Kyiv nel 2023 – solo dalle forze pesanti. Dal bagaglio d’esperienze della guerra russo-ucraina si è appreso che il fulcro sia della manovra che della battaglia resta indissolubilmente ancorato alle armi di linea, specie se utilizzate in formula mista di fanteria meccanizzata e corazzati. Esse, se logisticamente ben alimentate, sono le unità che consentono sotto il profilo offensivo una rapidità di manovra ed ingaggio che l’artiglieria fisiologicamente non ha; lo stesso dicasi durante la difesa, quanto solo tramite le armi di linea si può strutturare una strategia difensiva flessibile ed in grado di trasformarsi, all’occorrenza, in controffensiva.
Foto: Esercito Italiano-Rheimetall / MoD Ucraina