Conflitto Russo-Ucraino, avanza lo spettro di una nuova Cecenia

(di Nicola Festa)
22/03/22

La guerra in Ucraina è entrata nella sua quarta settimana. L’avanzata delle truppe russe appare ancora rallentata. È fallita la Blitzkrieg, di cui molti analisti avevano parlato, richiamando alla nostra memoria l’offensiva condotta durante la Seconda guerra mondiale dalla Wermacht nella campagna in Occidente, che travolse i Paesi Bassi, Belgio e Francia. Nella primavera del 1940, in meno di cinque settimane dall’inizio delle ostilità i carri armati di Hitler occuparono Parigi!

Intanto le forze russe impegnate sul terreno hanno conquistato Chernihiv a est, Melitopol e la città e il porto di Mariupol e Kherson alla foce della regione del fiume Dneper che porta a Zaporizhzhia e Dnipro, hanno raggiunto i sobborghi di Kiev, teatro di intensi combattimenti per la dura resistenza opposta dalle forze ucraine. Kharkiv è assedita da giorni. Anche Irpin a nord-ovest di Kiev è sotto assedioMentre la stessa Kiev è circondata su tre lati dalla maggior parte del contingente di terra di Mosca.

Con Kiev e Mariupol accerchiate non è difficile prevedere un assalto imminente alle città. Lo stato maggiore ucraino in un rapporto di sabato 19 marzo afferma che l'esercito russo sta per sferrare un attacco alla capitale.

Siamo ad un punto di svolta nel conflitto ucraino iniziato all’alba del 24 febbraio scorso. Il futuro della guerra in Ucraina si gioca dunque sulla conquista delle città e dei grandi centri urbani.

Un attacco delle truppe di Mosca a Kiev e ai centri maggiori evoca naturalmente scenari di guerra urbana già noti. Che hanno visto impegnato l’esercito russo negli ultimi decenni. A partire dai conflitti in Cecenia e in Afghanistan, fino al recente intervento in Siria, in appoggio al presidente siriano Assad.

Gli obiettivi iniziali

In verità, condurre una guerra urbana probabilmente non era previsto inizialmente nella pianificazione militare russa. La loro dottrina enfatizza la strategia dell’uso massiccio della potenza di fuoco basato sull’artiglieria, sui missili, sulle bombe, insieme a grandi unità di carri armati, al fine di disarticolare i centri di comando, le installazioni militari e le infrastrutture critiche del nemico.

In quest’ottica, i russi hanno privilegiato l’approccio cosiddetto “Shock and Awe” utilizzato dagli USA prima in Irak per l’Operazione Iraqi Freedom (con scarso successo: gli iracheni non rimasero affatto intimoriti dall’attacco americano ed infatti l’Irak capitolò venti giorni dopo), poi in Afghanistan, allo scopo di sopraffare e paralizzare le capacità offensive del nemico e la stessa sua volontà di resistere.

Secondo la maggior parte degli analisti militari, l’obiettivo iniziale delle forze russe era quello di penetrare velocemente nel territorio ucraino per conquistare le città strategicamente più importanti fino a raggiungere Kiev, dove esautorare il governo filo-americano di Zelensky e sostituirlo con un nuovo regime favorevole a Mosca.

Si tratta di un nuovo approccio alle loro operazioni militari teorizzato come “guerra russa di nuova generazione”. In tale ottica, l’obiettivo di un conflitto non è la vittoria ma il cambio di regime. Una tale strategia presuppone il favore di una parte della popolazione locale e una nuova leadership pronta a sostituire il governo abbattuto.

Questo non è accaduto. Fino ad oggi questo scenario non si è verificato per una serie di cause, che sostanzialmente sono riconducibili alla sottovalutazione dell’avversario da parte dello stato maggiore russo, ritenendo che le forze armate ucraine si trovassero nelle stesse condizioni del 2014, ignorando che negli ultimi otto anni, grazie agli aiuti degli Stati Uniti, avevano rafforzato massicciamente il loro armamento e professionalizzato il loro esercito, addestrato dai “consiglieri” statunitensi. Ma anche alla errata valutazione (deliberata o per incapacità) dei servizi di informazione sulla fedeltà degli ucraini verso il governo Zelensky e sulla volontà popolare di resistere in armi all’invasore.

A questo punto, il conflitto si è trasformato in una guerra convenzionale. In un conflitto come questo, la dottrina militare tradizionale russa richiede l’uso massiccio di quelle che vengono definite “armi combinate”, e cioè lo schieramento simultaneo e in modo complementare dei dispositivi militari, come carri armati, fanteria, forze aeree. Ma fino ad oggi la Russia non ha ancora fatto ricorso ad una tale strategia. Né gli strateghi russi hanno fatto ancora ricorso allo loro storica strategia offensiva del fuoco di massa con l'uso concentrato di artiglieria e di missili, insieme a grandi unità di carri armati. Strategia che rimane al centro della dottrina militare russa. Tutte le unità militari russe, infatti, comprese le unità di carri armati, sono dotate di un gran numero di artiglieria e di missili che forniscono una elevata potenza di fuoco.

La guerra nella città: le “lezioni apprese” nei conflitti in Cecenia (1994-1996 e 1999-2000)

Per immaginare lo scenario di un probabile prossimo attacco a Kiev è utile ricordare le” lezioni apprese” dai russi nelle guerre in Cecenia.

In premessa, va ricordato che nel dopoguerra, secondo la dottrina del Patto di Varsavia, le tattiche in uso prevedevano di avanzare il più possibile in profondità nel territorio nemico, aggirando le grandi città, che andavano conquistate in un momento successivo. I sovietici infatti non desideravano affatto impantanarsi in combattimenti urbani, di lunga durata e che impegnavano ingenti risorse militari.

Le Forze Armate della Federazione Russa, in qualche modo tributarie di tale dottrina, nel corso della prima guerra in Cecenia si trovarono invece ad affrontare un feroce conflitto urbano a cui non erano preparate. Conflitto che fu risolto ricorrendo alla fine ad un bombardamento a tappeto su tutta la città con artiglieria e aeronautica, colpendo indiscriminatamente truppe amiche e nemiche, installazioni militari, edifici civili, e persino ospedali.

Anche la seconda battaglia di Grozny 1999-2000, sebbene in tale conflitto i russi avessero innovato nelle tattiche operative e impiegato nuovi armamenti, fu risolta alla fine ricorrendo a massicci interventi di missili ed artiglieria e a bombardamenti aerei direttamente sui centri abitati, che causarono devastazioni su larga scala, addirittura superiori a quelle del 1994-96. Il piano operativo, infatti, prevedeva l’accerchiamento della città, per impedire l’afflusso di rifornimenti e rinforzi e il sistematico ammorbidimento delle difese avversarie tramite reiterate azioni di fuoco.

I russi, inoltre, nel corso del conflitto in Cecenia, di fronte alla eccezionale capacità militare mostrata dai ceceni, apportarono alcune innovazioni sul piano tattico e utilizzarono nuove armi. Entrambe le soluzioni si rivelarono particolarmente efficaci nei combattimenti in aree urbane.

Le principali innovazioni sul piano tattico e nelle tecniche di combattimento. L’impiego di nuove armi

I carri armati, arma largamente utilizzata nei combattimenti urbani, nelle prime fasi delle ostilità avanzavano in testa alle colonne con l’appoggio della fanteria. Questa tattica portò a gravi perdite perché i mezzi erano vulnerabili alle armi controcarro portatili utilizzate dai ceceni. Nelle fasi successive dei combattimenti venne operato un cambiamento. Le unità di fanteria e i paracadutisti avanzavano a piedi, con la copertura ravvicinata dei trasporti truppe blindati e dei semoventi contraerei, mentre i carri armati fornivano protezione da distanza maggiore. I carri armati venivano relegati a tergo dello schieramento.

Questo cambiamento fu attuato anche perché i ceceni usavano colpire i carri armati in testa e in coda alle colonne bloccando gli altri. Inoltre i cannoni dei carri armati avevano un angolo di alzo che impediva di ingaggiare da una distanza ridotta i bersagli situati nei piani alti degli edifici o nei seminterrati. Contro questi bersagli si dimostrarono, invece, molto efficaci i semoventi contraerei, come lo ZSU23-4 e il 2S6, che con i loro proiettili da 23 mm erano in grado di penetrare i muri più spessi e di colpire i tetti degli edifici, grazie alla elevazione delle armi.

Furono adottate inoltre modalità innovative anche nelle tecniche di irruzione negli edifici. I russi adottarono una procedura operativa che consisteva nell’impiegare un plotone d’assalto con la copertura di un secondo plotone dotato di mitragliatrici e lanciarazzi e da un terzo plotone dotato di mortai, che provvedeva al rifornimento di munizioni degli altri due.

Tra i nuovi armamenti particolarmente efficaci nel combattimento in aree urbane, furono impiegate le armi termobariche, come il lanciarazzi spalleggiabili RPO-A Sheml. Queste armi utilizzano un aerosol esplosivo che una volta combinato con l’ossigeno provoca una esplosione con effetti dirompenti e termici particolarmente devastanti, soprattutto se impiegate negli ambienti chiusi come bunker e locali interrati.

Fu sperimentato, inoltre, il sistema TOS-12 ”Buratino”, un lanciarazzi multiplo montato su un telaio di un carro armato T-72 con 30 tubi di lancio, in grado di sparare razzi termobarici da 220 millimetri singolarmente o in un’unica salva, con effetti devastanti.

Una versione migliorata, denominata TOS-1A con raggio d'azione portato a 6 chilometri, secondo alcune fonti di informazione, sarebbe stata già impiegata in Ucraina.

All’inizio del conflitto ceceno i russi avevano messo in campo i mezzi corazzati BMP2 armati con un cannone automatico da 30 mm e in grado di trasportare una squadra di sei fucilieri. I BMP2 si dimostrarono inadatti al combattimento urbano, risultando debolmente protetti sia dagli attacchi degli RPG sia dal tiro dei cecchini. Per questa ragione furono dotati di una piastra metallica frontale che tuttavia non bloccava i proiettili perforanti da 20mm.

Da qui la necessità per i russi di disporre di un mezzo corazzato con il compito di fornire fuoco di supporto per le unità corazzate e a quelle di fanteria. Venne prodotto un nuovo semovente, denominato BMP TERMINATOR, che ha subito nel corso degli anni ampie modifiche.

L’ultima versione, BMPT-72 Terminator-2, basata sullo scafo del carro del T-72, è un mezzo pesantemente corazzato sia lateralmente sia frontalmente. Dotato di una corazza reattiva e di una nuova torretta, con 2 mitragliere 2A42 da 30 mm, quattro tubi di lancio per missili controcarro 9k114 Šturm e 9M120 Ataka, una mitragliatrice coassiale da 7,62x54mm e un lanciagranate automatico AG-17D da 30 mm. Adatto a svolgere molteplici compiti, ingaggio e soppressione delle unità nemiche dotate di lanciagranate o missili controcarro, distruzione di bunker, ingaggio di carri da combattimento (MBT) o veicoli da combattimento per la fanteria (AIFV) e anche come mezzo di contrasto antiaereo, il BMPT-72 Terminator-2 per le sue caratteristiche rappresenta un possente strumento di distruzione da impiegare nei combattimenti nelle aeree urbane.

Dai due conflitti ceceni i russi hanno appreso molte lezioni sulla guerra in città, che sul piano tattico prevedibilmente metteranno in atto nel prosieguo dei combattimenti.

Tuttavia, per affrontare il combattimento urbano bisogna impiegare soldati ben addestrati, e al momento l’esercito russo risulta non disporre di truppe del genere, tranne naturalmente le aliquote di forze speciali, poiché i contingenti mobilitati per il conflitto in Ucraina sono costituiti da coscritti, che durante la leva molto probabilmente non hanno ricevuto una formazione adeguata al combattimento urbano. Tanto è vero che i russi hanno reclutato le milizie cecene e siriane, particolarmente addestrate in questo genere di combattimento.

Conclusione

Se i russi vogliono evitare la guerra urbana, per vincere la resistenza delle città ucraine hanno due opzioni. La prima è un assedio prolungato alle città per far morire di fame gli assediati; la seconda è quella di ridurre in macerie le città. “Tali opzioni non si escludono a vicenda” afferma l’analista militare Gary Anderson.

È bene ricordare che i russi nel dicembre 1999, dopo aver completamente accerchiata Grozny continuarono a sottoporla per altre due settimane ad un incessante bombardamento, prima di addentrarsi nella città per conquistarla, blocco dopo blocco.

In questi scenari incerti, l’unica certezza è che Kiev, in ogni caso terreno di combattimenti feroci e devastanti, si trasformerà in un “inferno di cemento” e potrà diventare una nuova Grozny.

Fotogramma: Twitter