Ai marines servono più equipaggiamenti per la guerra contro la Cina

(di Tiziano Ciocchetti)
05/04/22

Il corpo dei marine degli Stati Uniti è ormai impegnato da tempo in una rivoluzione strutturale/materiale per farsi trovare pronto alla prossima, e assai probabile, guerra contro la Cina.

Come abbiamo scritto in precedenza, i marines hanno dismesso la componente pesante (per un totale di 7 compagnie di carri M-1A1), privilegiando l’artiglieria a traino e multi-tubo, nonché acquisendo sistemi missilistici di ultima generazione.

Nodo fondamentale di questa trasformazione rimane comunque il trasporto navale. A tal proposito, i piani dei marines, prevedono entro il 2023 la costruzione di una prima unità anfibia leggera, con una capacità di carico di circa 3.000/4.000 tonnellate.

Si tratta quindi di una tipologia di nave in grado di muoversi con rapidità e furtività tra le centinaia di isolotti degli arcipelaghi nel Mar Cinese Meridionale, ovvero il futuro teatro di guerra tra la Cina e gli Stati Uniti.

La forza anfibia imbarcata sarà pari a circa due plotoni (75 marines), equipaggiati sistemi d’arma e sensori ad alta tecnologia (quali loitering munitions, missili antinave/land attack, sistemi A/A etc.). Il compito sarebbe quello di attaccare le zone litoranee delle isole, creando bolle A2/AD, impedendo quindi l’accesso in teatro alle forze cinesi.

I marines non sarebbero necessariamente soli. Le altre unità anfibie, di tonnellaggio decisamente superiore (come le LPD della classe San Antonio), fornirebbero supporto a distanza. Ricordiamo ai lettori che i cinesi dispongono di missili balistici ipersonici antinave, come i DF-17 e DF-21 (equipaggiati sia con testata nucleare che convenzionale).

Quindi, una nave da assalto anfibia leggera andrebbe a riempire le lacune tra le unità più grandi (LHD/LPD), bersagli “facili” per i sistemi missilistici cinesi e i mezzi quali LCAC/LCU, dotati di capacità di carico e autonomia insufficienti.

Il mese scorso, il Corpo ha ufficialmente approntato il suo primo reggimento marine per il combattimento litoraneo: il 3° reggimento marine littoral. Tale reparto sarà diviso in distaccamenti EABO (Expeditionary Advanced Base Operations) della consistenza variabile da 75 a 100 marine.

I ruoli che saranno chiamati a svolgere sono molteplici: alcune unità EABO condurranno missioni di attacco su obiettivi terrestri e marittimi; altre creeranno punti di rifornimento e logistica; alcuni eseguiranno jamming, ricognizione e altro ancora. Ovviamente tutte le missioni saranno intercambiabili all’interno dei plotoni.

Il corpo dei marine ha evidenziato quattro sistemi chiave che saranno inviati nel Pacifico meridionale per supportare le operazioni EABO.

Il primo è il NMESIS (Navy Marine Expeditionary Ship Interdiction System - foto in basso), per attacchi a lungo raggio. Il sistema è costituito da un missile d'attacco di concezione navale (il NSM della norvegese Kongsberg) lanciato da un nuovo veicolo 4x4 (in grado di essere controllato anche da remoto) e dagli HIMARS. Le unità EABO con l'NMESIS sarebbero in grado di condurre attacchi antinave - o addirittura ottenere il controllo del mare con la sola minaccia di essere in grado di colpire le navi nemiche – direttamente dalle spiagge.

Il secondo è il velivolo UAV MQ-9A Reaper per missioni ISR (intelligence, sorveglianza e ricognizione) a lungo raggio. Il Reaper permetterà di “leggere” la situazione operativa sul terreno e trasmetterà le sue scoperte ai comandanti delle forze congiunte nel teatro o anche direttamente ai marines con il NMESIS in modo da agire immediatamente.

Il terzo è il Ground/Air Task Oriented Radar, o G/ATOR, un sistema che sarà parte dell'architettura di comunicazione per consentire la condivisione dei dati tra varie unità EABO e con la forza navale maggiore della VII Flotta.

Il quarto, infine, sarebbe una nave con funzioni logistiche, unmanned, direttamente controllata dai marines in grado di rifornire le EABO.

Queste capacità avranno, probabilmente, un effetto significativo sulle bolle A2/AD cinesi, impedendo, tra l’altro, alle forze di Pechino di avere tracciamenti precisi delle unità americane all’interno della catena di isole che caratterizzano il Mar Cinese Meridionale.

Immagini: Sea Transport Solutions / U.S. Marine Corps