Un tipo speciale di “arma intelligente”: il brevetto

(di Danilo Mancinone)
26/03/20

In questo infelice periodo in cui domina l’hashtag #IoRestoACasa, fortunatamente condiviso e rispettato dai più, lanciato per combattere l’emergenza Covid-19, riesco a dedicarmi con maggiore intensità e frequenza ad una delle mie passioni: la lettura. Non quella professionale, già di suo costante, più complessa ed in continuo divenire, bensì quella scelta per semplice diletto, per curiosità intellettuale e, il più delle volte, da me gestita in modalità random. D’altronde, a parer mio, leggere un libro che ho scelto, o che magari mi è stato consigliato da un caro amico, resta sempre il miglior modo di “uscire”, restando comodamente a casa.

E proprio leggendo1, ho scoperto un insolito personaggio realmente esistito: Francesco Antonio Broccu, Tziu Brocu in sardo. Professione: inventore.

Nato in Sardegna, verso la fine del 1700 (si presume nel 1797), nella Barbagia di Belvì, figlio di Battista e Angelica Poddi, già durante l’infanzia diede sfogo al suo talento, realizzando giocattoli in legno e altri utensili. Casa e bottega a Gadoni, via Coa ‘e muru, civico 10, che oramai non esistono più.

Si narra che non abbandonò mai il suo paese natio, nel quale operava esclusivamente per la sua comunità, anche a livello amministrativo, e per la quale realizzò numerosi manufatti.
Per citare solo alcuni esempi, grazie alle sue competenze multidisciplinari negli anni costruì un po’ di tutto: un orologio a pendolo che aveva come quadrante un pannello della porta d’ingresso della sua abitazione (di sua produzione anche gli ingranaggi di precisione e le lancette, con tanto di suoneria!), un crocefisso in legno di eccezionale fattura, vari modelli di ruota, un telaio semiautomatico, un organo, una campana per il convento dei Frati Minori, un particolare strumento musicale, dal potente suono, per annunciare i riti della Settimana Santa ed un infinito numero di giocattoli concepiti con materiali naturali presenti in Sardegna, come la ferula, il sughero, le canne.

Da appassionato di meccanica, apportò anche notevoli modifiche - che oggi forse definiremmo “ibride” - ad un mulino di sua proprietà, potenziandolo con una turbina in legno ad asse verticale e trazione animale e, sempre nello stesso periodo, ne costruì un altro, dotato di un volante idraulico di dimensioni maggiori rispetto a quelli comuni, ottenendo in questo modo prestazioni nettamente superiori alla media.

Divenne artigiano del ferro e la sua specialità erano indubbiamente le armi, che riscontravano un buon mercato e quindi gli garantivano delle sufficienti entrate economiche.

Indubbie erano quindi le doti del geniale inventore ed artigiano di grande manualità, almeno a livello locale. La sua passione per la meccanica e per le armi lo portò infatti a realizzare nel 1833 diversi innovativi modelli di “rivoltella” (che nome buffo, vero?): una pistola a tamburo a quattro colpi, una pistola a quattro canne e una pistola a due canne e, qualche anno dopo, anche un fucile a canne sovrapposte, ad oggi tutti prototipi conservati in collezioni private di sardi appassionati.

Tuttavia, soli tre anni dopo la sua prima “rivoltella”, accadde un fatto storico negli Stati Uniti d’America: un giovane marinaio, Samuel, di Hartford, Connecticut, un errante viaggiatore, avviò la sua attività imprenditoriale nel settore delle armi. Quel Samuel, il marinaio, di cognome faceva Colt e brevettò la pistola revolver. Era il 25 febbraio 1836.

L’americano, provvisto di grandi capacità nella meccanica tanto da indirizzare il successivo sviluppo delle industrie di armi negli Stati Uniti, da imprenditore lungimirante, una volta registrato il brevetto e commercializzato per conto della sua impresa Colt’s Patent Fire-Arms Manufacturing Company2, contribuì anche alla Spedizione dei Mille di Garibaldi con il “dono” di rivoltelle e carabine3.

Alcuni dei lettori si chiederanno: perché questo racconto?

Per dirla alla Tex4: l’americano sparò per primo, impallinando per la vita l’ingegnoso fabbro del paese sul fiume Flumendosa e relegandolo nella lunga lista degli inventori beffati...

In realtà, non fu un vero e proprio duello ma una sfida a distanza, sembra peraltro che l’uno non sapesse dell’altro.
Vinse il marinaio Samuel Colt, che fu più rapido a brevettare l’arma che avrebbe rivoluzionato l’Ottocento, la più famosa dell’epopea western: la pistola a tamburo.

Per dirla tutta, la vera risposta alla domanda è perché la storia ci insegna che il brevetto serve a proteggere e valorizzare le idee. Tanto che nel mondo esistono vere e proprie guerre dei brevetti, nelle quali i belligeranti che battagliano a colpi di carte bollate e lunghe cause giudiziarie sono spesso (o quasi unicamente) i grandi colossi del mondo high tech o delle biotecnologie che usano queste “armi” (i brevetti, appunto) per accaparrarsi diritti e quote di mercato.

E secondo alcuni, le vittime inermi, prive di tutela giuridica e scarsamente capitalizzate, che cadono a terra sono spesso le startup innovative, gestite da imprenditori con una nuova vision che vivono nella paura costante che “questi giganti cattivi o altri folletti malefici li mandino in fallimento con cause insensate”, solo per citare Vivek Wadhwa, il quale prima di essere colonnista di prestigio di Business Week è stato imprenditore di successo nella Silicon Valley e ricercatore a Duke University.

Ma procediamo per gradi.

Un brevetto protegge la funzione, il funzionamento o la struttura di una certa invenzione.
Il brevetto5 è un titolo in forza del quale si conferisce al titolare un monopolio temporaneo di sfruttamento di un trovato, per un periodo di tempo limitato, consistente nel diritto esclusivo di realizzarlo, disporne e farne un uso commerciale, vietando tali attività ad altri soggetti non autorizzati. Un brevetto non attribuisce al titolare un’autorizzazione al libero uso dell’invenzione coperta dal brevetto, ma solo il diritto di escludere altri soggetti dall’utilizzo della stessa.

Il diritto di esclusiva conferito dal brevetto ha efficacia solo nell’ambito dello stato che lo ha rilasciato (principio di territorialità). Possono essere oggetto di brevetto soltanto le innovazioni tecnologiche con applicazione industriale, che si presentano come soluzioni nuove, originali e concrete di un problema tecnico.

Possono costituire oggetto di brevetto:

  • le invenzioni industriali;
  • i modelli di utilità;
  • le nuove varietà vegetali.

Il trovato per essere tutelato dal brevetto deve possedere e mantenere le seguenti caratteristiche:

  • novità;
  • producibilità in serie;
  • non-intuitività;
  • rivendicabilità.

In alternativa alla brevettazione, un’impresa che intenda proteggere una propria invenzione, potrà:

  • renderla di pubblico dominio, attraverso una pubblicazione “difensiva”, assicurandosi in questo modo che nessun altro possa brevettarla;
  • mantenere l’invenzione segreta, ricorrendo al segreto industriale, disciplinato dall’art. 98 del CPI, in base al quale costituiscono oggetto di tutela le informazioni aziendali e le esperienze tecnico-industriali, comprese quelle commerciali, soggette al legittimo controllo del detentore.

Poiché proteggere un brevetto all’estero è molto costoso, è opportuno selezionare attentamente i Paesi in cui richiedere tale protezione, verificando una serie di condizioni, tra cui: il luogo di fabbricazione del prodotto, dove questo verrà commercializzato, quali sono i principali mercati per i prodotti simili, dove si trovano i principali concorrenti, quali sono i costi necessari per brevettare e quali saranno le difficoltà procedurali per proteggere un brevetto in un dato Paese.

Oggigiorno il valore di molte aziende è costituito al 90% dai cosiddetti beni immateriali (intangible assets), costituiti in maggior parte da diritti di proprietà industriale. Con la protezione brevettuale è possibile impedire ad altri di brevettare invenzioni identiche o simili e anche di violare i diritti d’uso (produzione e commercializzazione) oggetto del brevetto. Possedere un brevetto “forte” fornisce concrete possibilità di ottenere successo nelle azioni legali contro coloro che copiano l’invenzione protetta. Utilizzando il brevetto non solo per disporre di un diritto esclusivo sul mercato, ma anche come una normale proprietà o bene, è possibile ottenere vantaggi economici e competitivi: in pratica un brevetto determina un concreto arricchimento di un’azienda, oltre ad accrescerne la posizione di forza sul mercato. In Italia si ragiona ancora in termini di quantità di domande depositate, mentre dovremmo puntare alla qualità dei depositi per riavviare il settore industriale.

In aggiunta, un buon portafoglio brevetti può essere percepito dai partner commerciali, dagli investitori, dagli azionisti e dai clienti come una dimostrazione dell’alto livello di qualità, specializzazione e capacità tecnologica dell’azienda, elevandone l’immagine positiva. Per incentivare queste dinamiche virtuose lo Stato mette a disposizione strumenti e misure specifiche per le imprese italiane6.
Quindi, utilizzando il brevetto non solo per disporre di un diritto esclusivo sul mercato, ma anche come una normale proprietà o bene, è possibile ottenere i seguenti vantaggi economici e competitivi:

  • profitti supplementari derivanti dalla concessione di licenze d’uso o dall’assegnazione del brevetto;
  • profitti più alti o utili sugli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S);
  • accesso alla tecnologia mediante licenze incrociate;
  • accesso a nuovi mercati;
  • maggiori possibilità di ottenere contributi finanziari dai soggetti intermediari a fronte della titolarità di un asset intangibile;
  • Patent Box: è la detassazione dei redditi provenienti dallo sfruttamento di opere d’ingegno.

Ah, quasi dimenticavo... Parte degli oggetti realizzati dal defunto genio sardo furono ereditati prima da una sua nipote, donati poi da quest’ultima al parroco del paese nel 1932, il quale terminato l’incarico da prete a Gadoni si trasferì nella sua dimora ad Oristano, ove allestì una sorta di museo privato con queste “invenzioni personalizzate”.

Tuttavia, alla morte del religioso furono venduti dai parenti ad un ignoto turista americano…

1 Forse non tutti sanno che in Sardegna... Curiosità, storie inedite, misteri, aneddoti e luoghi sconosciuti di un’isola ancestrale di Gianmichele Lisai, Roma, Newton Compton editori s.r.l., 2016.
2 Oggi Colt's Manufacturing Company, LLC. https://www.colt.com
3 Le Colt di Garibaldi di Enrico Arrigoni, Milano, Il grifo, 2000.
4 Il ranger più famoso ed amato dei fumetti, nato dalla penna di Gianluigi Bonelli e dalla matita del sardo Aurelio Galleppini, il mitico Galep.
5 Per approfondimenti: https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/brevetti
6 https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/nuovi-bandi-per-la-valorizzazione-...