Confitarma, bilancio di una crescita costante e competitiva

(di Anita Fiaschetti)
25/10/16

Crescita costante e competitiva, flessibilità, salvaguardia dell’occupazione e attenzione all’ambiente, ma anche preoccupazioni e richieste di regole certe e di continuità delle scelte di politica marittima: sono questi gli aspetti emersi dal discorso di Emanuele Grimaldi, presidente della Confederazione Italiana Armatori, durante l’Assemblea Confitarma in presenza del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, del Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e di numerose personalità del mondo armatoriale, politico, sindacale e di tutto il cluster marittimo.

Una flotta, quella mercantile italiana, che dal 1998 al 2015 ha trainato l’occupazione marittima, passata da 30.000 a 63.000 unità. Un’occupazione a cui Confitarma guarda con attenzione, garantendo agli equipaggi condizioni di lavoro a bordo migliori, sicurezza della navigazione e welfare avanzato sia per una loro certificazione qualificata di competenze, riconosciuta a livello internazionale, sia per la formazione delle nuove leve. Una flotta che con oltre 16.5 milioni di tonnellate, è sempre nelle prime posizioni: seconda nell’Unione europea, terza tra le flotte dei maggiori Paesi riuniti nel G20 e quarta al mondo. “La competitività della flotta italiana - ha sottolineato Grimaldi - è stata rafforzata e mantenuta grazie a misure che hanno consentito ai nostri armatori di fronteggiare ad armi pari la concorrenza estera di marine sia comunitarie che extra-comunitarie. Abbiamo dimostrato nella pratica come l’imbarco regolato di personale extracomunitario ai fini del mantenimento della competitività abbia di fatto trainato l’occupazione di marittimi italiani”.

Un bilancio positivo se si considerano anche determinati numeri, come quelli riguardanti il coinvolgimento di unità mercantili nelle operazioni SAR che, dal 2014 ad oggi, hanno contribuito a salvare circa 70.000 persone o quelli sull’ambiente dove ha affermato Grimaldi: “l’intermodalità marittima è la risposta per ridurre l’impatto ambientale e rendere sostenibile il trasporto”, ribadendo come lo short sea shipping sia un successo tutto europeo: dei 40 milioni di camion imbarcati sulle navi nel mondo ogni anno, il 75% viaggia su rotte europee. Per quanto riguarda la formazione di nuove risorse è forte l’impegno degli armatori italiani così come importante l’accordo con le OOSS confederali per ampliare le opportunità di imbarco degli allievi italiani.

Non mancano, tuttavia, delle preoccupazioni: da quelle sulla sicurezza degli equipaggi, all’armamento per i certificati adeguati ai nuovi requisiti introdotti dagli Emendamenti di Manila alla Convenzione STCW, che l’Amministrazione deve rilasciare ai marittimi italiani. Il Fondo Solimare, istituito nel 2015 per dare supporto ai lavoratori del settore marittimo che non hanno mai beneficiato dell’istituto della cassa integrazione, e per la riforma del collocamento della gente di mare, necessita invece di un rapido intervento delle Amministrazioni coinvolte. A offuscare la crescita costante anche l’emergere di nuove misure protezionistiche – 200 negli ultimi 12 mesi registrate in 31 paesi monitorati dalla Commissione europea – a fronte delle quali ha dichiarato Grimaldi “nessuna di quelle preesistenti di ostacolo al commercio è stata eliminata. È rilevante il fatto che alcuni di questi paesi nello scacchiere mondiale sono importanti importatori ed esportatori e controllano forti flotte mercantili”.

Un discorso conclusosi con una riflessione sull’Atto n.321 del Governo, “i cui effetti – ha sottolineato Grimaldi - non sono affatto marginali e non tengono conto delle normative comunitarie che regolano differenziandoli chiaramente, i traffici di cabotaggio continentale, insulare e di short sea shipping, imponendo l’obbligo di imbarcare personale esclusivamente italiano/comunitario su tali tratte, con perdita di competitività della bandiera italiana e l’inevitabile trasferimento della flotta traghetti sotto altra bandiera comunitaria. Il flagging out, ancorché solo dei traghetti di bandiera nazionale coinvolti dalla norma, comporterebbe una perdita di circa 1.500 posti di lavoro in Italia”.

(foto: Confitarma