Siria. Entra in vigore il “cessate il fuoco”. Resa dei conti a nord, mentre si aspettano le elezioni USA

(di Giampiero Venturi)
12/09/16

Col “cessate il fuoco” ormai in vigore (previsto per le 18,45 ora di Damasco), continuano le operazioni militari su tutti i fronti. La principale novità è che i miliziani di Ahrar Al Sham hanno rifiutato l’accordo dichiarandosi intenzionati a continuare la guerra contro le forze governative.

In realtà il gruppo rientra tra quelli contro cui si sarebbe in ogni caso estesa l’operazione militare siriana, tesa a riprendere il controllo del nord del Paese. Ahrar Al Sham è spesso considerata parte della galassia “moderata” dei ribelli, nonostante tra le sue fila siano presenti colonne islamiste salafite.

Proprio a nord, nel Governatorato di Latakia, si stringe la morsa verso ovest dei lealisti, che hanno ormai chiuso tra le montagne a ridosso del confine turco i ribelli fondamentalisti di Jabhat Fateh al-Sham (ex Al Nusra), reparti del Free Syrian Army e bande di miliziani turcomanni. La città di Jisr Al-Shugour sarebbe nel mirino con possibile collasso di tutto il fronte nord orientale. Non è la prima volta che si presenta questo scenario. Come evolveranno le cose dipenderà molto dall’appoggio politico e logistico turco ai miliziani ribelli, fino a ieri continuo e copioso. Il nuovo corso di Ankara in Siria non esclude un approccio diverso nel futuro prossimo (v.articolo).

Il “cessate il fuoco” diventerebbe così solo un ombrello su Aleppo, costruito di comune accordo con Stati Uniti e Russia per allentare le sofferenze della popolazione civile in un’area in cui la soluzione militare è in concreto molto complessa. Ciononostante si segnala una forte pressione governativa nel distretto meridionale di Al-Amariya, dove si combatte edificio per edificio con l’esercito di Assad in progresso continuo. 

A nordest continua la messa in sicurezza (sulla sponda occidentale dell’Eufrate) da parte dei turchi delle aree controllate in territorio siriano. Si parla di una convergenza su Al-Bab, storica roccaforte del Califfato. Sarebbe un allargamento di Scudo dell’Eufrate significativo con implicazioni geopolitiche non indifferenti.

Mentre arrivano notizie sul reclutamento di adolescenti fra le file jihadiste (100 dollari al mese per combattere contro le Forze Armate siriane), Assad parla di riconquista totale e senza mediazioni dalla città di Daraya, da pochi giorni rientrata sotto il controllo di Damasco.

La sensazione generale è che, come successo in febbraio, tutte le parti corrano per posizionarsi nel migliore modo possibile in vista di un “cessate il fuoco”, che per quanto fragile (v.articolo), costringerà ciascuno a fare i conti con la situazione effettiva sul terreno.

In tutto questo i miliziani del Califfato, unici ad avere sulla carta solo nemici, reagiscono a Deir-Ezzor dove s’intensificano i raid aerei siriani nella zona industriale e lungo le rive dell’Eufrate, usato dagli jihadisti come via di rifornimento per le forze assedianti. La 104a Brigata parà della Guardia Repubblicana, comandata dal generale druso Issam Zahreddine, sarebbe sempre sotto pressione. L’eventuale attacco in Iraq delle forze Armate di Baghdad sulla roccaforte ISIS di Mosul, potrebbe cambiare le carte in tavola, generando un rovesciamento di transfughi jihadisti proprio sul fronte siriano.

In ogni caso nelle prossime ore gli scontri s’intensificheranno più che altro a cavallo tra il Governatorato di Latakia e Idlib. La corsa d’autunno, a prescindere dal “cessate il fuoco”, guarda più avanti: le elezioni USA di novembre si avvicinano e la vera svolta della crisi siriana verrà senza ombra di dubbio dalle urne.

(foto: Türk Kara Kuvvetleri-SAA)