Damasco forza i tempi della controffensiva ma il Califfato e le milizie islamiste resistono a oltranza

(di Giampiero Venturi)
23/02/16

Mentre ci si prepara al cessate il fuoco, le armi parlano ancora.

Sia nel caso di improbabili negoziati (tra chi e per cosa ancora non è chiaro), sia nel caso in qui prevalga lo status quo, le truppe di Damasco e i loro alleati provano a recuperare più territorio possibile dai miliziani fondamentalisti. Dal canto loro i terroristi di tutta la galassia islamista, dal nord al sud, vendono cara la pelle e in alcuni punti danno segnali di ripresa: Khanasser, sulla via dei rifornimenti per Aleppo è stata riconquistata dall’ISIS in queste ore.

Riprende con vigore l’offensiva governativa nel settore nord est di Latakia, preludio alla piana del Governatorato di Idlib. A cavallo fra i monti che guardano la Turchia e la valle del fiume Oronte, quest’area verde ricca di abeti, storia e panorami, subisce lo stupro  dalla guerra da anni ma per la prima volta torna a vedere almeno in teoria, la luce di un ritorno alla normalità. La strada è ancora lunga, ma si vedono i segnali.

Da domenica 21 febbraio è iniziato il lancio di volantini delle Forze Aeree siriane su Jisr al-Shughour, con un ultimatum che invita alla resa i miliziani di Jaysh Al-Fatah (Esercito della Conquista).

Specifichiamo che Jaysh Al-Fatah è sponsorizzato da Ankara e fino a metà 2015 ha goduto di una sorta di delega esclusiva sugli altri gruppi islamisti per il Governatorato di Idlib. Oggetto di una forte concentrazione di attacchi aerei russi e di un’accelerazione delle operazioni della 103a Brigata Commando della Guardia Repubblicana, l’Esercito della Conquista ha cominciato a perdere posizioni dall’autunno scorso, fino a iniziare una vera e propria ritirata su tutto il fronte nord ovest.

La regione alle spalle di Jisr al-Shughour, molto difficile perché rocciosa e attigua al confine e ai rifornimenti turchi, non favorirebbe il movimento di mezzi corazzati, motivo principale per cui il grosso dei veicoli pesanti siriani si sposterebbe lungo l’ormai famosa autostrada 4 (nel tratto Latakia-Aleppo). 

Fonti locali militari sostengono che i governativi potrebbero essere comunque alle porte della città a giorni. Sarebbe in corso in queste ore l’assalto ad alcune alture strategiche e alla città di Sirmaniyah. Siamo nei pressi di Salma, riconquistata a gennaio (vedi nostro reportage).

Nell’offensiva giocherebbero un ruolo non secondario le milizie Hezbollah, storico nemico di Jaysh Al-Fath. Il peso effettivo dei miliziani sciiti, l’appoggio iraniano e il ruolo che svolgerà Israele, ovviamente sono tutti da vedere nel corso degli sviluppi della crisi siriana.

A sud, i terroristi dell’ISIS resistono tenacemente sulle montagne di Quraytayn nel fronte a sud est di Homs. Ci sono circa 100 km tra Quraytayn e il confine con l’Iraq lungo l’autostrada 2. Recuperare la città significherebbe mettere a rischio la continuità territoriale del Califfato.

La situazione rimane tuttavia fluida. Unica cosa certa è che la diplomazia corre dietro al fronte. Maggiori saranno le riconquiste di Damasco sul piano militare, minori saranno le carte negoziali da giocare per i Paesi limitrofi pronti a reclamare un ruolo. Le prossime settimane saranno cruciali per il futuro della Siria.

(Foto: القوات المسلحه السورية)