Trump blocca gli aiuti ai ribelli siriani. Dopo sei anni, la Siria vede la fine del tunnel

(di Giampiero Venturi)
20/07/17

Secondo quanto riportato dal Washington Post il 19 luglio, il presidente Trump avrebbe deciso di chiudere il rubinetto che alimenta i ribelli anti Assad in Siria. L’ordine sarebbe arrivato direttamente alla CIA, responsabile in questi anni del programma di addestramento ed equipaggiamento di quelle fazioni che a diverso titolo e sotto diverse bandiere hanno servito la causa delle cosiddette opposizioni moderate.

La decisione sarebbe stata presa un mese fa dopo una riunione col direttore della CIA Pompeo e il consigliere per la Sicurezza Nazionale McMaster, in vista dell’incontro del 7 luglio col presidente russo Vladimir Putin.

La prima conseguenza della decisione sarebbe stato l’annuncio del cessate il fuoco nella Siria sudoccidentale, dove nelle settimane precedenti si era avuta una recrudescenza di scontri fra fazioni opposte a Damasco e forze regolari siriane, appoggiate da milizie sciite.

La seconda evidenza sarebbe il prossimo abbandono delle forze americane dei territori intorno al posto di confine tra Iraq e Siria di Al Tanf (di cui abbiamo tanto parlato nei mesi scorsi), ormai divenuto strategicamente ininfluente, vista l’avanzata delle forze fedeli ad Assad, ormai in grado di controllare la frontiera e i punti di contatto con le milizie dello Stato Islamico a ridosso dell’Eufrate. Le truppe americane sarebbero in procinto di trasferirsi nel territorio di Hasakah, nel Kurdistan siriano, dove andrebbero a rafforzare la già cospicua presenza USA, configurando così una sorta di scambio: Assad a ovest dell’Eufrate; milizie arabo curde appoggiate dagli Stati Uniti a est, così da contrastare un'eventuale supremazia iraniano-sciita in tutta la regione.

L’accordo non coinvolgerebbe però direttamente le Syrian Democratic Forces e rimarrebbe una decisione unilaterale USA concordata con Mosca.

La decisione di Trump, ribalterebbe il tavolo su cui era stata costruita la strategia mediorientale (e siriana in particolare) dall’asse Clinton-Obama a partire dal 2011 e sarebbe un vero punto di svolta per una guerra destinata a finire entro il 2018.

Il Washington Post, noto per le sue posizioni critiche nei confronti di Trump e in generale schiacciato su posizioni Dem, lascerebbe intendere un’accondiscendenza totale alla volontà della Russia, con malcelato riferimento alle attuali indagini sulle connessioni tra lo staff presidenziale americano e il Cremlino.

Citando l’ex direttore del Programma sulla Sicurezza del Medio Oriente di Obama, Ilan Goldenberg, gli Stati Uniti per evitare uno scontro diretto con Mosca avrebbero tentennato nel continuare ad aiutare le fazioni anti Assad dopo l’intervento militare russo in Siria del 2015. Sempre secondo Goldenberg, l’attuale decisione di Trump sarebbe però un fatale errore per gli interessi strategici USA e in sostanza equivarrebbe ad un’ammissione della vittoria del fronte Assad-Putin in Siria.

(foto: U.S. Air Force / SANA)