Operazione "Breaking Dawn" conclusa: successo per evitare escalation

(di Maria Grazia Labellarte)
08/08/22

Il capo dello Shin Bet (servizio israeliano di intelligence per gli affari interni), Ronen Bar, ha chiesto ieri la fine dell'operazione militare "di successo" contro la Jihad islamica palestinese (PIJ) a Gaza.

È stato proprio Bar al Consiglio di sicurezza a ribadire, la scorsa settimana, che il PIJ sarebbe stato "colpito duramente", sottolineando l'importanza di concludere l'operazione "Breaking Dawn" per evitare potenziali errori che potrebbero portare a un conflitto più ampio.

Secondo il ministro della Difesa israeliana Benny Gantz l'IDF, lo Shin Bet e le forze di sicurezza continueranno ad agire contro la Jihad islamica fino a quando la pace e la minaccia per i bambini che vivono nella regione di confine di Gaza non sarà fermata.

Secondo un noto quotidiano israeliano "Bar ha informato i ministri che l'operazione è riuscita a separare il PIJ dalle sue controparti terroristiche di Hamas che governano la Striscia e finora in gran parte NON hanno deciso di partecipare all'ultima escalation. Creare una frattura tra Hamas e PIJ è un obiettivo strategico per Israele in questo momento. Nel contempo il primo ministro israeliano Yair Lapid e il ministro della Difesa Benny Gantz hanno dichiarato domenica mattina che l'operazione "Breaking Dawn", condotta a Gaza da venerdì, continuerà per tutto il tempo necessario."

Tuttavia l'operazione Breaking down arriva in un momento geostorico-politico "miliare" (mia definizione) per Israele a causa dei contrasti con il vicino Libano, il cui apice è stato raggiunto a metà Luglio. È di quelle settimane la dichiarazione del capo del gruppo con sede in Libano, di Hezbollah, fatta durante i negoziati in corso tra Gerusalemme e Beirut per risolvere la controversia marittima, ovvero: "la guerra con Israele oltre il confine marittimo non è certa".

Nei commenti riportati dal quotidiano libanese al-Akhbar e tradotti dal portale online Naharnet, lo stesso Nasrallah in quelle stesse settimane ha dichiarato che se se il Libano non otterrà i suoi diritti non ci sarà estrazione di petrolio in tutto il territorio israeliano.
Proprio a metà Luglio tuttavia, l'esercito israeliano ha abbattuto un drone inviato dal Libano nel suo territorio, a seguito di intercettazione di diversi droni lanciati da Hezbollah verso il giacimento di gas al largo di Karish nel Mediterraneo.
Il motivo: mentre Israele sostiene fermamente che il campo è saldamente all'interno della sua zona economica esclusiva, il Libano lo contesta.

"Non siamo sicuri di andare verso una guerra", ha dichiarato in quelle settimane Nasrallah. "Potremmo assistere a un attacco e a una risposta proporzionata, e il problema è legato alla risposta degli israeliani, che potrebbero spingere gradualmente le cose alla guerra".

Nasrallah continua a sostenere che non è desiderio di Hezbollah aprire un fronte. "Vogliamo solo i nostri diritti e stiamo intensificando la nostra retorica in modo che americani e israeliani ci vengano incontro perché il corso del crollo economico in Libano sta continuando" - ha ribadito. Attualmente infatti, il Libano è afflitto ancora da una profonda crisi economica, tra l'alto debito nazionale, corruzione e arretramento degli aiuti esteri. Il valore della sua valuta è crollato, la carenza di elettricità ha provocato interruzioni croniche e più di tre quarti della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

Il Libano ha dunque davanti a sé un'occasione importante per superare la sua crisi, secondo Nasrallah, ribadendo che "se il Libano non ne approfitta non potrebbe estrarre petrolio per i prossimi 100 anni".

Secondo il leader, mentre il Libano "ha offerto importanti concessioni" nei colloqui mediati dagli Stati Uniti, "non ha ottenuto la minima concessione delle sue richieste". Una guerra con Israele "potrebbe intensificarsi", ha avvertito il capo di Hezbollah, facendo un apparente riferimento all'alleanza regionale di sciiti e altri attori che, come Hezbollah, operano con il sostegno iraniano, anche in Siria, Iraq e Striscia di Gaza.

Di suo, il primo ministro israeliano Lapid ha avvertito che mentre Israele non ha alcun interesse per l'escalation, l'aggressione di Hezbollah è inaccettabile ed è suscettibile di portare l'intera regione a un'escalation non necessaria, proprio quando c'è una vera opportunità per il Libano di sviluppare le sue risorse energetiche.

Di guerra, nel contesto della disputa marittima ne ha già parlato Nasrallah affermando che se "il Libano non riceve aiuti" ed "è spinto verso il collasso, alla fame" allora la guerra sarebbe un'alternativa preferibile in quanto sarebbe per il leader molto più "onorevole e gloriosa".

Ricordiamo che i due paesi, che non hanno relazioni diplomatiche, sono ora impegnati in negoziati "facilitati" dagli Stati Uniti per delineare i loro confini marittimi, al fine di facilitare lo sviluppo di asset energetici offshore.

Immagine: IDF