Le violenze dei caschi blu in Centrafrica potrebbero innescare una rivolta

(di Tiziano Ciocchetti)
17/04/20

La Missione Multidimensionale Integrata delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione in Centrafrica (MINUSCA), più che stabilizzare la regione e vigilare sull’accordo di pace (firmato il 6 febbraio 2019) tra il governo e i 14 gruppi armati, sembra invece dedito a perpetrare violenze sui civili.

La popolazione centrafricana, che soffre da vari anni i danni provocati da una interminabile guerra civile, fomentata dai francesi, è di nuovo vittima di atroci violenze sessuali da parte del contingente ONU burundese.

In un rapporto ufficiale, la ONG AIDS-free world, denuncia innumerevoli stupri, perpetrati su giovani ragazze centrafricane da parte dei soldati burundesi, operanti sotto l’egida delle Nazioni Unite, e chiede il ritiro del contingente. Conclude il rapporto:

Delle gravi violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno in Burundi fino al punto di spingere la Corte Penale Internazionale ad aprire un’inchiesta. Tra questi crimini vi sono anche molte violenze sessuali. Non c’è da stupirsi che i soldati burundesi della MINUSCA replicano in Centrafrica gli stessi crimini di guerra e contro l’umanità. Chiediamo al segretario generale delle Nazioni Unite di rimpatriare questi soldati e di interrompere la collaborazione militare con il Burundi. Attualmente l’ONU paga annualmente 13 milioni di dollari al governo burundese per la presenza delle sue truppe nella Repubblica Centrafricana. Oltre alle violenze commesse in Centrafrica su giovani ragazze questi soldi indirettamente finanziano il regime totalitario del Presidente Pierre Nkurunziza.

Le responsabilità del segretario generale dell’ONU Guterres non sono certo poche, in quanto una prima ondata di violenze sessuali commesse dai soldati burundesi si era registrata nel 2015, quando 43 caschi blu e ufficiali burundesi erano stati messi sotto inchiesta dalle Nazioni Unite per aver infranto il codice di condotta previsto durante le missioni di pace.

All’epoca, una indagine interna parlava di 81 donne, vittime di stupri di massa, attuati durante festini orgiastici, 49 delle vittime erano ragazzine di età compresa tra i 14 e il 16 anni. Nonostante le prove schiaccianti, l’inchiesta fu insabbiata e i dossier si persero tra i meandri degli archivi del Palazzo di Vetro di New York.

Inevitabile che la tensione, tra la popolazione civile del paese africano e i caschi blu, salisse alle stelle.

La scorsa settimana, in seguito ad un incidente automobilistico in cui è rimasto ucciso un civile, gli abitanti del villaggio di Béboura, nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana, hanno distrutto un avamposto dell’ONU. Il 15 marzo, un casco blu burundese è stato ucciso nel corso di scontri con i miliziani.

Nel rapporto di 16 pagine, la ONG presenta le prove di svariati stupri di gruppo (‘gang bang’) perpetrati su giovani ragazze centrafricane in difficoltà economica dai soldati del contingente burundesechiedendo a Guterres il loro immediato rimpatrio. "Gravi violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno in Burundi fino al punto di spingere la Corte Penale Internazionale ad aprire un’inchiesta. Tra questi crimini vi sono anche molte violenze sessuali. Non c’è da stupirsi che i soldati burundesi della MINUSCA replichino in Centrafrica gli stessi crimini di guerra e contro l’umanità. Chiediamo al segretario generale delle Nazioni Unite di rimpatriare questi soldati e di interrompere la collaborazione militare con il Burundi.Attualmente l’ONU paga annualmente 13 milioni di dollari al governo burundese per la presenza delle sue truppe nella Repubblica Centrafricana. Oltre alle violenze commesse in Centrafrica su giovani ragazze questi soldi indirettamente finanziano il regime totalitario del Presidente Pierre Nkurunziza", recitano le conclusioni del rapporto.

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