L’affaire nigerino: ultimo atto

(di Paolo Palumbo)
18/12/17

La commissione d’inchiesta eletta dal Pentagono e riunitasi mesi fa per capire quanto fosse accaduto in Niger a quattro soldati delle Forze Speciali, ha finalmente tratto delle conclusioni. Secondo gli ultimi rapporti inviati a Washington, il sergente La David Johnson sarebbe caduto in combattimento insieme ai suoi tre camerati, quindi nessun sequestro o fredda esecuzione. Le indagini mediche e l’NCIS hanno infine confermato che il sottufficiale – che non era un Berretto Verde, ma soltanto assegnato al 3° SFG – sia stato raggiunto da 18 colpi di cui alcuni sparati da un M4 plausibilmente rubato dai terroristi nel corso dello scontro, mentre altri proiettili apparterrebbero ad un arma di fabbricazione sovietica.

Conformemente al rapporto stilato dalla commissione, durante l’imboscata il sergente americano avrebbe subito cercato una posizione sicura per poi, insieme a due militari nigerini, azzardare di raggiungere un veicolo e fuggire. Il tentativo però non è andato a buon fine poiché i tre erano rimasti separati dagli altri, quindi senza fuoco di copertura: è per questo motivo che il cadavere di Johnson non è stato rinvenuto immediatamente, giacché rimasto occultato dalla folta vegetazione. Gli ufficiali dell’NCIS hanno poi rimarcato che intorno al corpo di La David siano stati rinvenuti numerosi proiettili e bossoli, un chiaro segno dell’intensità del combattimento; inoltre il cadavere indossava ancora l’uniforme, mentre anfibi e buffetteria erano stati rubati.

Sebbene le dinamiche della morte dei quattro operatori siano state chiarite, rimangono alcuni dubbi su quale fosse la missione dei Berretti Verdi in quella zona del Niger. La versione ufficiale del Pentagono non è ancora chiara, ciò nondimeno sembra evidente che i militari americani e nigerini fossero intervenuti su richiesta di un'altra pattuglia intenta a seguire le tracce di un “obiettivo di alto valore” appartenente allo Stato Islamico. Johnson e compagni si trovavano in quel settore dopo una ricognizione nella zona alla ricerca di informazioni; al momento dell’imboscata i militari si stavano rifocillando a Tongo Tongo e qualcuno dei villagers avrebbe avvisato i terroristi della loro presenza.

Sebbene sia finalmente emersa la verità circa la causa del decesso del sergente La David – con buona pace della famiglia – rimangono delle perplessità su come il Pentagono e la Casa Bianca abbiano gestito l’intera vicenda. Un atteggiamento ambiguo, fatto di dichiarazioni ufficiali e smentite per non parlare poi della “fredda” telefonata del presidente Trump alla vedova del caduto. Il coinvolgimento militare in Africa è apparso all’opinione pubblica e ai media americani come un fatto straordinario: un segno tangibile della fitta nebbia che ancora avvolge talune questioni inerenti la Global War on Terror.

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(foto: U.S. Army)