L’affaire nigerino: sviluppi

(di Paolo Palumbo)
20/11/17

Lo scorso ottobre quattro militari americani, appartenenti ai “Berretti Verdi” (3° SFG), sono caduti vittime di un’imboscata nei pressi del villaggio di Tongo Tongo in territorio nigerino. Uno di essi, il sergente La David Johnosn, è però deceduto in circostanze poco chiare poiché nel corso dell’azione si è trovato improvvisamente separato dal gruppo e il suo cadavere è stato rinvenuto due giorni dopo il conflitto a fuoco.

Lo U.S. Africom ha aperto un’inchiesta per fare luce su quanto accaduto e per comprendere le dinamiche che hanno portato alla morte un militare altamente addestrato. Una commissione di ufficiali americani si è recata nel villaggio africano per raccogliere informazioni e intervistare i locali; dai dati raccolti fino ad oggi è emerso che il sergente Johnson sia stato ritrovato con le braccia legate dietro la schiena e con una profonda ferita dietro la testa. Se così fosse è indubbio che il berretto verde sia stato catturato e ucciso a sangue freddo prima ancora che fosse inviata la Delta Force.

Ad occuparsi della torbida vicenda è il generale Joseph Dunford il quale non ha posto alcun limite temporale alle indagini, almeno fino a quando non siano emersi tutti gli elementi utili a far luce sul caso.

Stando a quanto prescritto nei documenti della missione, i 12 operatori americani stavano accompagnando in perlustrazione le truppe indigene nelle aree circostanti il villaggio di Tonga Tonga; altri notiziari – come la NBC – hanno riferito però che la pattuglia sia stata distratta dalla normali procedure per inseguire un sospetto terrorista appartenente all’ISIS GS (Greater Sahel). In questo caso emergono nuovi interrogativi circa le presunte autorizzazioni necessarie per condurre un’azione di quel genere; il presidente Donald Trump ha fatto sapere di non aver mai concesso alcun permesso ai suoi soldati, ciò nondimeno ha ammesso di aver lasciato ai comandanti il potere di decidere – con discrezione e prudenza – se intervenire o meno nel caso si fosse presentata l’occasione di arrestare qualche terrorista dello Stato Islamico. Il Pentagono ha, inoltre, sottolineato come la zona fosse estranea da attacchi terroristici, nonostante un rapporto delle Nazione Unite ne attesti ben 46 dall’inizio di quest’anno. Il problema principale sta, infatti, nelle misure di sicurezza giudicate troppo superficiali: l’ODA Team si è mosso addirittura senza una copertura aerea disponibile.

Un’altra cosa ancora non chiara riguarda gli autori dell’imboscata e chi abbia catturato e poi assassinato l’americano: erano davvero terroristi? Ovviamente per esprimere qualsivoglia giudizio dobbiamo attendere la fine dell’inchiesta, sempreché questa non venga influenzata da fattori politici determinanti per giustificare un possibile incremento della presenza militare statunitense in Africa.

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(foto: U.S. Air Force)