Kazakistan: la crisi continua

(di David Rossi)
10/01/22

La chiusura di Internet in Kazakistan continua anche per tutta la giornata di lunedì 10 gennaio anche se non sembra aver sortito grandi effetti nel calmare le proteste e disordini politici. All'inizio di oggi, alcuni utenti sono stati brevemente online per la prima volta in cinque giorni, mentre molti a Nur-Sultan rimangono connessi. Molti nella nuova capitale, in precedenza chiamata Astana, ignorano che cosa è successo nel resto del Paese.

Se Internet è fuori uso, i governi non mancano di inviare messaggi e veline. Alcuni lasciano davvero perplessi, come quello qui di seguito…

Il grande fratello slavo

Secondo il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, a Mosca sono arrivate 1.600 richieste di evacuazione di cittadini russi in Kazakistan. Ricordiamo che per quasi un quarto la popolazione del gigante centroasiatico è etnicamente russa, ma non tutti i russofoni sono anche cittadini russi. Non è dato di sapere se Mosca intenda usare nel breve periodo l’ansia della minoranza russofona per giustificare un intervento più massiccio in futuro.

È un fatto che è presente già un contingente e che, come state per leggere, la sua missione non appare del tutto chiara.

La forza internazionale

Durante una conferenza stampa congiunta col Ministero della Difesa kazako, il comandante delle forze CSTO Andrei Serdyukov ha riferito che il dispiegamento iniziale delle truppe è stato completato: a detta del generale russo, le truppe della CSTO saranno schierate in Kazakistan fino a dopo la piena stabilizzazione della situazione nel Paese. Tuttavia, nelle stesse ore l’ufficio stampa del presidente kazako Tokayev ha affermato che la missione CSTO potrebbe durare in Kazakistan anche solo una settimana, dato che l’ordine è stato praticamente ripristinato a Almaty. Nessuno, apparentemente, ha chiesto spiegazioni su questa contraddizione.

Se questa vi sembra una strana sciarada, chissà che cosa penserete della crisi nella crisi dei Kirghizi in Kazakistan?

Tensioni col Kirghizistan

Il presidente del Kirghizistan Sadyr Japarov afferma di essere ben consapevole del fatto che molti cittadini kirghisi risultano essere detenuti in Kazakistan e che, anche se una parte di loro potrebbero prendere parte a rivolte, il governo lavorerà per garantire che gli innocenti vengano liberati. Nella giornata di oggi, il presidente del Comitato di Stato per la sicurezza nazionale del Kirghizistan Kamchybek Tashiev si è rivolto ai manifestanti di fronte all'ambasciata del Kazakistan sostenendo che il governo kirghizo ha consegnato una nota di protesta per le ingiuste detenzioni.

Come se non bastasse, nelle ultime ore si è gonfiato a dismisura (e poi sgonfiato) il caso dell jazzista kirghizo Vikram Ruzakhunov che è apparso - una volta arrestato - sui media di Stato kazachi ritratto come un pericoloso rivoltoso. Prima, è stato negato l’accesso al carcere, per incontrarlo, ad avvocati e personale diplomatico inviati dall'ambasciata kirghisa. La stessa cosa si è ripetuta con tutti i detenuti kirghizi in Kazakistan. Poi, dopo ore di tensione, le forze di sicurezza del Kazakistan hanno rilasciato il musicista jazz e cancellato il suo video di "confessione" in cui affermava di essere disoccupato ed era stato pagato per partecipare alle proteste. Intanto, è dato di sapere che il contingente militare dal Kirghizistan nella missione CSTO ad Almaty avrà in custodia la centrale elettrica "TEC-2".

Nemmeno le due maggiori potenze del mondo sembrano avere molta presa sulla crisi kazaka in questo momento. Leggete qui di seguito per capire meglio…

Pechino e Washington dicono la loro

Il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha affermato che la Cina è disposta a rafforzare la cooperazione con il Kazakistan in materia di applicazione della legge e sicurezza allo scopo di opporsi congiuntamente all'interferenza di forze esterne e garantire la sicurezza dei principali programmi di cooperazione. Allo stesso tempo, dopo tre giorni, qualcuno ha fatto notare che certi inviti al massacro del presidente Tokayev erano un po’ poco "politically correct": per questo, il segretario di stato americano Blinken alla fine del weekend ha condannato la dichiarazione del presidente del Kazakistan di "uccidere senza preavviso" e condannato tale politica se effettivamente applicata.

A proposito di morti ammazzati, leggete qui sotto…

I torbidi kazaki

Sempre nel weekend, Tokayev ha formalizzato la destituzione di due vicepresidenti del Comitato per la sicurezza nazionale del Kazakistan: Osipov ed Ergozhin, entrambi vicini all’ex leader Nazarbayev. Intanto, un membro del Comitato per la sicurezza nazionale, il colonnello, Azamat Ibraev è stato trovato morto nel cortile della sua residenza a Nur-Sultan. Secondo quanto riferito, sarebbe caduto dalla finestra.

Stanno facendo, infine, il giro del mondo le immagini di militari kazaki per le strade di Almaty con elmetti delle Nazioni Unite (foto), usati evidentemente senza un mandato di alcuno. Magari qualche rivoltoso ci è cascato e si è fatto impallinare?

Foto: livemap