Il sultano turco continua a provocare i greci

(di Tiziano Ciocchetti)
19/02/21

Poca pubblicità ha avuto l’incontro tra funzionari greci e turchi, lo scorso 25 gennaio, per dirimere, con le vie diplomatiche, le dispute sulle acque territoriali nel Mediterraneo Orientale tra le due nazioni.

Ad incoraggiare la conclusione positiva dell’incontro aveva contribuito anche la dichiarazione del portavoce del presidente turco Erdoğan, Ibrahim Kalin, il quale aveva dichiarato che “risolvere tutti i problemi, compresi quelli del Mar Egeo, è possibile, e abbiamo la volontà di farlo. La pace e la stabilità regionale sono nell'interesse di tutti”.

Nelle settimane precedenti all’incontro, le relazioni tra Grecia e Turchia si erano deteriorate dopo che navi da ricerca turche erano state inviate a cercare depositi di gas naturale nelle acque rivendicate da Atene e Nicosia, secondo quanto stabilito dalla Convenzione di Montego Bay del 1982, che Ankara tuttavia non ha firmato.

Dopo le sanzioni dell'UE contro la Turchia - sanzioni di portata limitata - e le forti critiche degli Stati Uniti, in cui il Dipartimento di Stato, lo scorso ottobre, chiedeva che la Turchia cessasse ogni deliberata provocazione e iniziasse immediatamente i colloqui preliminari con la Grecia, la Turchia alla fine ha richiamato le sue navi da ricerca. Da qui l'incontro di Istanbul con gli inviati greci a gennaio.

Ebbene Ankara ha deciso di fare a meno degli incontri diplomatici, infatti, lo scorso 18 febbraio, ha emesso un comunicato marittimo (NAVTEX) per avvisare che la nave idrografica turca TGC Çeşme avrebbe effettuato una campagna di ricerca, fino al 2 marzo, nelle zone tra le isole greche di Lemnos, Skyros e Agios Efstrátios.

A differenza delle navi utilizzate in precedenza, che erano tutte alle dipendenze del ministero turco dell'Energia e delle Risorse Naturali, la TCG Çeşme è una nave militare, che in passato ha servito sotto la bandiera della U.S. Navy (ex U.S. Silas Bent - foto). Disarmata, ha un equipaggio di 42 marinai e può imbarcare fino a 30 tecnici.

Il portavoce del governo greco, Christos Tarantilis, ha commentato il 18 febbraio scorso, che tale decisione non contribuisce a una risoluzione positiva della controversia territoriale.

"Quello che è certo è che il NAVTEX 0122/21 emesso è illegale perché le autorità turche non hanno il potere di emettere un annuncio... per lavori idrografici nella zona. Nonostante il fatto che le coordinate date dalla stazione di Smirne delimitano una vasta area nel Mar Egeo centrale e in acque internazionali, la responsabilità esclusiva della concessione di licenze di ricerca in questa zona è del governo di Atene", spiega il quotidiano greco Proto Thema.

Inoltre, le isole greche interessate dal NAVTEX turco si trovano vicino al 25° meridiano, che Ankara sostiene essere una linea di demarcazione tra il Mar Egeo e Atene. Così facendo, la Turchia "ribadisce indirettamente che non riconosce il diritto della Grecia a una zona costiera di 12 miglia intorno alle isole, come previsto dalla Convenzione sul Diritto del Mare", nota il giornale greco.

La missione del TCG Çeşme è probabilmente anche quella di testare le reazioni della nuova Amministrazione Biden. La tensione potrebbe ulteriormente aumentare con l’arrivo nell’area della portaerei nucleare francese de Gaulle, attesa nei prossimi giorni, in quanto Parigi sostiene la Grecia e Cipro nelle rivendicazioni delle rispettive acque territoriali.

Foto: Türk Silahlı Kuvvetleri / U.S. Navy