Il Dragone allunga i suoi artigli in Serbia (Europa)

(di Gino Lanzara)
11/04/22

Mentre l’invasione russa assorbe le attenzioni occidentali, il Dragone muove le sue pedine.

In queste ultime ore sei aerei cargo Y-201 dell’aeronautica cinese (foto) sono atterrati all’aeroporto Tesla di Belgrado, per consegnare sistemi missilistici terra-aria HQ-22 per l'esercito serbo, alimentando le preoccupazioni per un accumulo balcanico di armi che non può che scuotere i fragili equilibri regionali.

Non c’è dubbio che la consegna di armi su territorio europeo, senza contare gli stati Nato di Turchia e Bulgaria, rappresenta una dimostrazione delle crescenti capacità tecnico logistico globali della Cina, capace di organizzare il suo più ingente trasporto strategico di materiale bellico con ben sei velivoli di così grandi dimensioni.

Pechino, nello spazio di appena un fine settimana, ha dunque dato una concreta e preoccupante dimostrazione di forza militare e politica, confermata peraltro dall’ottenimento di tutte le autorizzazioni utili alla fruizione dello spazio aereo dei diversi paesi di transito.

Mentre la Serbia da un lato riconferma il presidente Vucic dall’altro, pur votando a favore delle risoluzioni di condanna delle NU per gli attacchi russi in Ucraina, rifiuta di aderire alle sanzioni internazionali contro Mosca.

Pur posti sull’avviso dagli americani nel 2020 dall’acquistare i sistemi HQ-22, più noti con la sigla da esportazione FK-3, i funzionari di Belgrado, pur avendo richiesto di entrare a far parte dell’UE, hanno ritenuto opportuno sorvolare sulla necessità di uniformare i loro armamenti agli standard occidentali. Il sistema missilistico cinese è stato comparato al sistema terra-aria USA Patriot, e a quello russo S-300, malgrado abbia una portata più ridotta. In ogni caso, Belgrado sarà il primo utente europeo di missili cinesi, in un contesto che vede la Serbia indirizzata a potenziare le sue FA, che già dal 2020 hanno preso in consegna i droni da ricognizione cinesi Wing Loong.

La più ovvia delle preoccupazioni occidentali è che il potenziamento bellico sino russo induca la Serbia ad intraprendere un'altra guerra contro l’ex provincia del Kosovo, non riconosciuto né da Pechino né da Mosca, tra le quali la cooperazione non ha limiti, come affermato da Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri cinese.

Se la Cina sta fattivamente lavorando per incrementare le sue capacità navali, non ci si può stupire che stia facendo lo stesso in campo aeronautico, come reso evidente dalle sortite su Taiwan che hanno dimostrato la capacità di Pechino di operare oltre il primo cerchio di isole del Mar Cinese meridionale sia in senso difensivo che offensivo a contrasto di possibili azioni americane, per sviluppare dallo Xian Y-20 versioni da rifornimento in volo e da comando e controllo capaci di coordinare le azioni da caccia e con droni da attacco.

Negli ultimi dieci anni le relazioni sino balcaniche si sono concretizzate in due particolari forme di integrazione, la cooperazione infrastrutturale e gli investimenti cinesi diretti e indiretti nel settore manifatturiero, tutte attività che hanno indotto ad analizzare il quadro secondo paradigmi concreti che, seppur presentati secondo la simbologia della Nuova via della Seta sono stati caratterizzati dalla riflessione sui costi e benefici. Intanto lo scenario imprenditoriale diverrà di certo più affollato, e ci sarà la necessità, per la Cina, di rendere la BRI più sostenibile, sia per i partner che gli investitori.

Se è vero che la Cina sta cercando di rimodulare i piani di investimento, è altrettanto vero che sarà via via sempre più necessario concentrarsi sulla qualità più che sulla quantità. Questo non porterà ad un decremento delle relazioni tra Pechino ed i Balcani, ma ad una valutazione più approfondita e predittiva degli esiti concreti della cooperazione.

Quel che è certo è che, ora, la presenza cinese, evidenziando opportunità imprenditoriali in Georgia, Grecia, Ungheria e Romania, ha però messo a nudo le carenze degli Stati, la mancanza di una reale stabilità politico economica, rendendo molto più difficile l’iter dell’UE.

Dalla prima elezione di Aleksandar Vučić nel 2017, i contatti con Pechino si sono intensificati, portando a progetti ed investimenti. Nonostante un'economia non ai primi posti, la Serbia ha conquistato la vetta nella cooperazione con la Cina tra Europa centrale e orientale tanto da stringere accordi in materia di prevenzione della minaccia terroristica; il Dragone, da parte sua, mira sì a ottenere vantaggi economici, ma anche e soprattutto a costruire un’area di attuabile influenza geopolitica in tutti quei paesi che aspirano all’ingresso nell’UE.

La cooperazione sino serba riveste anche un forte ruolo simbolico, visto che Vucic ha apertamente dichiarato che, in relazione al Covid, la solidarietà europea è stata solo di facciata, al contrario di quella della Cina, unica capace di rafforzare i settori in cui gli investimenti russi e occidentali non riescono a sviluppare un completo potenziale.

Le relazioni tra Pechino e Belgrado sono state ulteriormente rafforzate dai comuni sentimenti anti-occidentali, alimentati dalla sofferta dichiarazione di indipendenza del Kosovo.

Se la Serbia davvero riuscirà ad accedere all’UE, per Pechino questo è il momento migliore per costituire una posizione politico economica forte e scevra da controlli più stringenti. È anche per questo che la Serbia, nella vicenda ucraina, segue una politica del doppio forno: simpatizza per Mosca, che la appoggia sul Kosovo, ma deve considerare i suoi rapporti con Bruxelles. La politica serba del non allineamento comincia ad essere logora.

Conclusioni. L’instabilità europea è giunta ai confini italiani, veicolata da una ratio ed una parte politiche in cui molti avevano acriticamente confidato; se l’invasione russa presenta connotazioni tali da far rabbrividire, l’ipotetico confronto con la Cina assume aspetti ancor più preoccupanti.

Ultima annotazione: Roma, da Belgrado, dista 719 km, Pechino 7.411. Viste le operazioni di volo concluse dall’aeronautica cinese, sarebbe il caso di cominciare a prendere misure più adeguate.

1 L’Y-20 sarà dotato di nuovi motori a reazione di produzione cinese che permetteranno un incremento del peso massimo al decollo, in modo da consentire il trasporto del carro armato Type 99A o due carri leggeri Type 15.

Foto: Ministry of National Defense of the People's Republic of China YouTube / Xinhua