I jihadisti compiono massacri in Mozambico ma in Europa non se ne parla

(di Tiziano Ciocchetti)
19/11/20

Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre sono state trucidate in Mozambico 53 persone, per mano dei gruppi jihadisti che ormai imperversano nell’ex colonia portoghese.

L’attacco è avvenuto nel distretto di Muidumbe, 100 km a sudovest di Mocimboa da Praia. I jihadisti sono entrati nel villaggio “24 de Março” per ammazzare. Dopo la strage sono entrati in un villaggio vicino, anche lì hanno decapitato 24 bambini e 6 anziani.

La popolazione è riuscita a catturare tre jihadisti che hanno successivamente decapitato come avevano fatto precedentemente con le loro vittime. Ma, per l’ennesima volta, i villaggi sono stati distrutti.

Dal 2017, da quando sono cominciati gli attacchi dei jihadisti, i morti sono circa 2.000 e, negli ultimi messi, hanno intensificato la loro aggressività. Soprattutto i jihadisti del gruppo Ahlu Sunnah wa-Jammá che si sono affiliati all’ISIS, autofinanziandosi con il traffico di pietre preziose e di organi umani.

Gli attacchi più eclatanti sono avvenuti il 23 marzo scorso, via mare, nei centri abitati di Mocímboa da Praia e Quissanga.

I jihadisti si sono fatti fotografare davanti a una caserma espugnata della polizia di Quissanga con la bandiera nera dello stato islamico. Sull’attacco circolano diverse foto. Si vedono almeno una quindicina di uomini in uniforme militare con il viso coperto dalla kefiah. Alcuni imbracciano Ak-47 e uno di loro ha un lanciarazzi RPG-7, carico, in spalla, altri filmano con gli smartphone.

I jihadisti hanno parlato di fronte alla popolazione in lingua locale. Hanno detto di essere in guerra contro l’esercito mozambicano e contro alcuni dirigenti del Paese. Affermano che stanno difendendo l’Islam, vogliono un governo islamico e non un governo di miscredenti.

Dall’inizio della guerra, la situazione del redditizio triangolo Montepuez (rubini), Niassa (avorio e legname), Palma (giacimenti di gas) è notevolmente peggiorata. A Cabo Delgado i gruppi islamisti sembrano meglio organizzati e più aggressivi, si la polizia che l’esercito non riescono ad arginarli. Perfino i contractor russi si sono ritirati dopo aver subito alcune perdite.

ExxonMobil, secondo quanto riferito dal quotidiano on line Africa ExPress, ha deciso di tagliare il 30% di budget del 2020 del progetto del gas naturale (LNG) al largo di Palma. Mentre, a febbraio scorso, ExxonMobil e Total oltre ai 500 già presenti, hanno chiesto altri 300 militari a protezione del sito. Le due multinazionali petrolifere operano insieme a ENI nel megaimpianto di Palma e hanno pianificato l’inizio della produzione off-shore del Bacino del Rovuma per il 2022.

Se la comunità internazionale non si deciderà ad intervenire, larghe zone del Mozambico cadranno in mano all’ISIS, comprese le miniere di pietre preziose e i giacimenti di gas naturale.

Fotogrammi: ABC / BBC