Ex URSS: un’altra giornata di minacce, attacchi, trattative e dispotismo

(di David Rossi)
29/01/22

Che cosa sta succedendo nell’ex URSS a trent’anni dalla disgregazione, più o meno pacifica, dell’impero sovietico? Non passa settimana senza che arrivino notizie di conflitti più o meno caldi all’interno e fra Stati spesso costruiti artificialmente da Stalin.

Una guerra durata mezza giornata

Partiamo dall’Asia centrale, oggetto dell’articolo della notte scorsa sugli scontri alla frontiera kirghizo-tagica. Ricordiamo che i due Paesi fanno parte della CSTO, presentata spesso dal presidente russo Putin come l’alternativa euroasiatica alla NATO. Ebbene, fino a stamani sembrava che due Paesi membri fossero sul punto di far scoppiare una guerra fra di loro.

Dopo un pomeriggio e una nottata di colpi di artiglieria, con villaggi evacuati e abbondante uso di artiglieria, poche ore fa si sono svolti altri negoziati tra Kirghizistan e Tagikistan. Questa volta hanno partecipato delegazioni più alte in grado, fra cui il capo del Comitato di Stato per la sicurezza nazionale della Repubblica del Kirghizistan e il governatore della regione tagika di Sughd. Hanno deciso di ritirare le truppe nelle loro posizioni originali e di istituire una commissione bilaterale per identificare le cause del conflitto. Ricordiamo che conflitti etnici, sospetti di spionaggio e confini non riconosciuti sono ancora lì a dividere i due Paesi, evidentemente spaventati all’idea di un conflitto vero.

Ci sono un francese, un tedesco, un inglese e un italiano…

Mentre noi ci domandiamo, giustamente, se l’Italia possa e debba fare qualcosa per l’Ucraina (leggi articolo), Berlino ha spedito a Kiev cinquemila elmetti, un cadeau che la repubblica slavo orientale ha preso come una tragica beffa e per il quale ha protestato con l’ambasciatore tedesco. Ricordiamo che nelle prossime settimane l’Italia, che ufficialmente non ha inviato né armi né personale all’Ucraina nelle ultime settimane, parteciperà con la portaerei Cavour a un’esercitazione a guida francese, Clemanceau 22, insieme alle portaerei USS Truman e Clemanceau, anche nelle acque del Mar Nero, di fronte alle coste russe e ucraine. Intanto, se cercate Ucraina e Italia su Google, troverete la conferma che per una volta, mentre i Britannici sono in allarme, è l’Italia a seguire la massima inglese “business as usual”: i media, non solo anglosassoni, da giorni parlano della “serendipità” di Putin nel trovarsi ascoltato, quasi niente fosse, da quasi tutte le grandi imprese italiane. Parlano, a dire il vero, anche di Londongrad e del peso degli enormi capitali della leadership economica e politica di Mosca nel Regno unito.

Guerra di spie e di vandali

Intanto, l’intelligence ucraina ha identificato e arrestato a Odessa un uomo sospettato di essere al servizio dei Russi nella pianificazione di atti di vandalismo contro monumenti simbolo e incendi dolosi ai danni di uffici delle ONG. Si cercano agenti stranieri anche per il vergognoso atto di vandalismo contro il monumento all'Olocausto avvenuto a Dnipro. Nei prossimi mesi sarà difficile distinguere sia in Russia sia in Ucraina i veri e vergognosi atti di razzismo e antisemitismo dalle provocazioni.

Da Kiev, il presidente Zelenski conferma l’impressione, espressa in un recente articolo (link) che in realtà le truppe russe ai confini orientali e meridionali dell’Ucraina non siano aumentate -o almeno non molto - rispetto alla situazione dell’aprile 2021.

Sasha dixit

Registriamo un discorso del dittatore bielorusso Lukashenko con vari e coloriti appelli. Innanzitutto, ai Lituani perché Dio proibisca loro di scatenare una guerra insieme ad altri stati baltici, che segnerebbe la fine della loro indipendenza e del loro benessere. Singolare il riferimento a Dio sulle labbra del leader bielorusso, sedicente ateo ortodosso1. Non è mancata la promessa di restituire l'Ucraina alla nostra fratellanza slava e di entrare in guerra, ma solo nel caso di un'aggressione diretta contro la Bielorussia o la sua alleata Russia. Bontà sua, “Sasha” Lukashenko è certo che le maggiori potenze nucleari stanno cercando di costruire nuovi accordi per evitare la terza guerra mondiale.

Le ultime notizie dagli altri “stan”

Nel resto dell’ex impero sovietico le novità non sono davvero inattese: ancora una volta, le forze azerbaigiane hanno sparato contro le posizioni armene a Girimi Bazar, mentre in Kazakistan l’ex padre padrone della nazione Nazarbayev ha lasciato sua sponte la carica di capo del partito al potere (ci verrebbe da dire partito unico al potere…), posto prontamente occupato dal presidente Tokayev.

1http://news.bbc.co.uk/2/hi/8021513.stm

Immagine: web