Escalation della crisi russo-ucraina nel giorno in cui Kiev ricorda l’85° anniversario dell’Holodomor

(di David Rossi)
25/11/18

La Russia ha bloccato il passaggio allo stretto di Kerch tra il Mar d'Azov e il Mar Nero per le navi civili dopo che il rimorchiatore "Yany Kapu" (Yani Qapi) della marina ucraina è stato speronato da una nave della guardia costiera russa nel Mar d'Azov domenica 25 novembre. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha riunito il gabinetto di guerra per valutare la situazione

Lo stretto di Kerch collega il Mar d'Azov al Mar Nero. All'inizio di quest'anno, il governo russo ha aperto un ponte di 19 chilometri attraverso lo stretto, creando una strada che collega la regione russa di Krasnodar con la penisola di Crimea, che è stata annessa alla Russia dall'Ucraina nel 2014 con un colpo di mano “legittimato” da un plebiscito non riconosciuto da quasi tutti gli Stati.

In una dichiarazione rilasciata domenica, il ministero della difesa ucraino ha dichiarato che il traffico attraverso lo stretto era stato bloccato da una nave cisterna ancorata vicino al ponte sullo stretto di Kerch. Le singolari foto del gigante del mare usato a mo’ di barriera stanno facendo il giro del mondo in queste ore. L'agenzia di stampa russa TASS, citando Alexei Volkov, direttore generale dei porti di Crimea, ha dichiarato che il traffico attraverso lo stretto è stato chiuso per motivi di sicurezza. “I paesi occidentali sono dietro la provocazione delle navi da guerra ucraine nel Mar Nero, che si sono introdotte nelle acque territoriali della Russia”, ha sostenuto il leader della Repubblica di Crimea, ha detto oggi Sergei Aksyonov. Sputnik, voce ufficiale della propaganda russa, ha lanciato lo scoop che “Poroshenko stesso ha ordinato di violare i confini della Russia”.

La marina ucraina ha dichiarato sui social media che due marinai ucraini sono stati feriti nel successivo sequestro delle sue navi da parte delle forze russe e che l’attacco russo contro di loro si era verificato dopo che si erano ritirati e diretti verso Odessa, il porto del Mar Nero da dove avevano iniziato il loro viaggio. "Dopo aver lasciato la zona delle 12 miglia, il servizio di sicurezza della Federazione Russa ha aperto il fuoco contro la flottiglia delle forze armate dell'Ucraina".

La guardia costiera russa nega, come sostiene Kiev, di essere stata informata per tempo del transito della flottiglia. La presenza di un rimorchiatore, confermata da entrambe le parti, impegnato a trainare una o persino entrambe le unità e il fatto che il Porto di Mariupol sia specializzato nella riparazione di imbarcazioni della classe di quelle ucraine del caso, costituisce un indizio che probabilmente Kiev non intendeva creare una provocazione.

Al di là del rischio, per ora solo ipotetico, di un allargamento alla Russia del conflitto tra i separatisti filorussi e il Governo di Kiev, Mosca da alcune settimane sembra esercitare un controllo crescente sui traffici commerciali e non solo che passano attraverso lo Stretto di Kerch, un tempo condominio di Ucraina e Federazione russa e ora posto in una situazione giurica paragonabile agli stretti di Dardanelli e Bosforo per la Turchia e i Paesi rivieraschi del Mar Nero. L’obiettivo, secondo gli analisti è quello di strangolare la città di Mariupol, il cui porto è il principale sul Mar di Azov e che costiuisce il massimo target per i separatisti dell’Ucraina orientale.

Di certo, guardando sul calendario la data di questa escalation della crisi russo-ucraina, viene voglia di escludere che non sia cercata o che non costituisca una qualche forma di comunicazione tra i due Paesi: il 25 novembre, quest’anno, cade l’85° anniversario dell’Holodomor, la terribile carestia provocata dal regime sovietico che causò milioni di vittime. L’URSS negò fino alla fine questa tragedia, manipolando le cifre per nascondere la scomparsa di otto milioni di propri cittadini.

A parte questa considerazione storica, seguiremo le prossime evoluzioni della crisi.