Continua il colpevole silenzio occidentale sul Mozambico

(di Tiziano Ciocchetti)
30/03/21

La città di Palma, situata nella provincia di Cabo Delgato, nel nord-est del Mozambico (dove si trova un importante giacimento di gas naturale), è caduta sotto il controllo dei jihadisti dello stato islamico.

Nell'ottobre 2017, il gruppo jihadista Ahlu Sunnah wal Jamaa, noto anche come al-Shabab, ha lanciato un'insurrezione armata nella provincia di Cabo Delgado, dove la scoperta di enormi riserve di gas naturale avrebbe dovuto rendere il Mozambico uno dei principali produttori mondiali.

Nonostante l’alto valore economico della provincia, le Forze Armate di Maputo sono state assai lente nella reazione, dovendo ricorrere, quando la situazione era ormai precipitata, all’assistenza di PMC (Private Company Military), in particolare russe e sudafricane.

Nel frattempo, i jihadisti di al-Shabab giuravano fedeltà allo stato islamico, prendendo il nome di stato islamico dell’Africa Centrale.

Ma la situazione continuava a deteriorarsi. Nell'agosto 2020, i jihadisti si sono impadroniti del porto di Mocimboa da Praia, strategico per la logistica del sito di gas Afungi, di cui il gruppo francese Total è uno dei principali investitori. Poi, un mese dopo, i jihadisti sono sbarcati sulle isole di Metundo e Vamizi, avendo così la possibilità di minacciare il traffico marittimo al largo di Cabo Delgado.

Negli ultimi mesi, diversi attacchi nella zona di Afungi hanno portato la Total a sospendere le sue attività nella regione. Successivamente si è arrivati a una tregua, anche grazie alle offensive delle Forze Armate mozambicane (Forças Armadas de Defesa de Moçambique). Tuttavia, nel febbraio scorso, la situazione è ridiventata di nuovo preoccupante, come ha sottolineato Bernard Émié, il capo della Direzione Generale della Sicurezza Esterna (DGSE), durante una riunione del comitato esecutivo sull'antiterrorismo francese, secondo quanto riferito dal sito Zone Militaire.

In effetti la tregua è stata di breve durata. Mentre Total aveva appena annunciato la ripresa delle sue attività nel sito di Afungi, Palma, una città di 75.000 abitanti situata a soli dieci chilometri, è stata attaccata dai miliziani jihadisti.

Il destino di Palma ricorda molto quello di Kolwezi nel 1978, nell’allora Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), allorquando guerriglieri secessionisti katanghesi, ostili al regime del presidente Mobutu, avevano attaccato la città, tenendo in ostaggio circa 3.000 europei (soprattutto francesi e belgi). La situazione si risolse grazie all’intervento dei paracadutisti del 2° REP (Régiment Etranger Parachutistes) che, con un audace lancio nello Zaire, eliminarono i ribelli e liberarono gli europei.

Le uniche informazioni disponibili provengono da persone che sono riuscite a fuggire dai combattimenti. Secondo Pinnacle News, "decine di civili sono stati decapitati o fucilati e almeno 21 soldati sono stati uccisi".

In ogni caso, il 27 marzo, Palma è stata occupata dai jihadisti. "Le forze mozambicane si sono ritirate da Palma, quindi la città è effettivamente occupata", ha comunicato una fonte governativa.

Nel frattempo, la Total ha nuovamente annunciato la sospensione delle sue attività ad Anfugi. Rimane da vedere come il governo di Maputo intenderà agire, tenuto conto che nella provincia Cabo Delgato vivono molti cittadini sudafricani, motivo per cui non sarebbe da escludere un intervento delle forze di sicurezza di Pretoria.

Possibilità che si evince da quanto scrive il giornale Daily Maverik, pubblicato a Johannesburg. "Il Sudafrica stava considerando l'invio di forze speciali nella città costiera di Palma sabato per evacuare diversi sudafricani che sono ancora intrappolati o tenuti in ostaggio dagli insorti islamisti", ha scritto il 27 marzo scorso.

Vista l’importanza strategica del Mozambico (soprattutto per quanto riguarda le risorse di gas naturale) appare grave il silenzio in un occidente ormai settato esclusivamente sulla questione covid.

Nel frattempo i gruppi jihadisti che si riconoscono nello stato islamico continuano le loro offensive nell’Africa sub-sahariana, occupando importanti siti energetici e instaurando la legge coranica.

Foto: web