Sinfonia polacca

(di Gino Lanzara)
29/06/20

Dato il panorama che esamineremo, come Mickey Mouse in Fantasia ci faremo accompagnare da una colonna sonora d’aiuto nel percepire i sentimenti di un mondo caratterizzato da una storia violenta e passionale, quello dell’Europa Centrale. (1. Mussorgsky Pictures at an Exhibition).

Partiamo da un paio di presupposti: la Storia non è finita malgrado Fukuyama, e l’Europa Centrale rimane ancora un aggregato di soggetti politici altamente reattivi: l’apparente sopore conseguente alla caduta del Muro di Berlino ha ridestato processi geopolitici latenti nell’area Mitteleuropea e Balcanica. Conflitti armati e frammentazioni hanno di fatto creato dal Mar d’Azov alle repubbliche del Caucaso l’Arco di Crisi disegnato da Brzezinski1. Nel 1918 è la mancanza di una potenza egemone che porta la Polonia di Pilsudski2 ad ipotizzare un’entità politica estesa dal Baltico al Mar Nero, destinata a contrastare la Grande Germania e la Grande Ucraina; è l’evoluzione politica attuale che induce la Polonia, interessata all’allargamento balcanico, a porsi come elemento russofobo volto ad occidente e con un’influenza estesa tra Mar Nero, Baltico ed Adriatico nella cornice securitaria assicurata dalla NATO, un antemurale che intende prevenire riedizioni aggiornate delle liaison dangereuse russo-tedesche. (2. Shostakowitsch Sinf. N. 7 Leningrado).

Il sentimento ambivalente di timore ed odio per l’Orso Russo accomuna molti Paesi, un tempo oltrecortina ora in orbita atlantica, nel rifiuto alla riabilitazione storico politica del Cremlino, desideroso di una nuova sfera d’influenza, e li conduce ad essere inclini ad una militarizzazione delle frontiere; di fatto l’avvicinamento agli USA è conseguenza di una politica che intende intralciare avvicinamenti russo occidentali, impiantando progetti regionali che fiacchino strategicamente qualsiasi tipo di dipendenza da Mosca, come con il Trimarium3, creato nel 2016 su spinta polacco croata; espressamente precluso a Berlino ed ai Paesi che avrebbero potuto zavorrare l’azione politica comune, il Trimarium è volto ad attrarre investimenti infrastrutturali destinati a potenziare le connessioni geografiche verticali in campo energetico, pur soffrendo di congenite carenze di risorse cui hanno cercato di ovviare gli USA, interessati a rallentare anche la Germania, con la Transatlantic Energy Cooperation Partnership, asse polacco – americano finalizzato ad intralciare Nord Stream 24; in questo contesto si somma l’azione esercitata dal Trattato di Visegrad, inizialmente ratificato per agevolare l’integrazione politica europea ma divenuto poi simbolo dell’insofferenza verso qualsiasi tipo di dictat, anche se proveniente da Bruxelles e non più da Mosca, una realtà politica che porta i segni di Budapest ’56 e Praga ‘68 ed ora economicamente favorita dal basso costo del lavoro che ha facilitato l’inserimento nella filiera industriale del mercato europeo, anche se condizionata dall’impiego del carbone per la cui sostituzione Varsavia sta progettando, entro il 2033, la realizzazione della sua prima centrale nucleare. (3. Addinsell – Warsaw Concert).

Il Centro Europa rimane dunque area politico - strategica nodale, dove continuerà l’opera di attrazione degli USA, impegnati nella sovrapproduzione di gas liquefatto per l’Est Europa, e considerati l’ago della bilancia di una distensione controllata, anche perché pungolati dalle proiezioni di emergenti egemoni globali e regionali. Sono gli USA, costretti a ribilanciarsi in Europa rallentando il pivot to Asia, a stabilire il valore della Terra di Mezzo in funzione della necessità di contenimento di Mosca demandata a Paesi Baltici, Romania, Ucraina ed in particolare alla Polonia, teatro di Defender Europe, esercitazione che aveva due obiettivi: uno tattico, consistente nel testare il trasferimento delle forze da Ovest in caso di conflitto, l’altro strategico, e puntato a ribadire la volitività militare di Washington, indirizzata alla protezione della Breccia di Suwałki, lingua di terra a cavallo tra Polonia e Lituania, unico accesso dall’UE alle Repubbliche Baltiche, ed interessata alle possibili offensive russe dall’exclave di Kaliningrad. (4. Chopin, Eroica).

Fermiamoci ora nel Paese dell’Aquila Bianca, la Polonia. Il sentimento di identità nazionale, la millenaria storia religiosa che la pone come un cuneo cattolico nei contesti protestante ed ortodosso, le vicissitudini secolari vissute per essere il vaso di coccio più ambito tra vasi di ferro in perenne competizione strategica, Russia e Germania, l’hanno condizionata con riflessi che tutt’ora si riverberano. La Polonia, divisa internamente in zone più progressiste ad occidente e più tradizionaliste ad est, fa parte del gruppo di Visegrád e nel 2019 ha confermato, agli occhi europei, uno spiccato spirito sovranista. Malgrado l’evoluzione conseguente allo scorrere del tempo, la Polonia continua ad indossare due vesti: l’uniforme di Pilsudski e l’abito talare di San Giovanni Paolo II. (5. Christobal De Morales - Requiem Sequentia).

L’identità nazionale si fonda su diversi pilastri; innanzi tutto, è ancora vivo il ruolo di Nazione guida affidato dalla Provvidenza, e che ha portato, politicamente, ad assumere decisioni valutate come conservatrici ma viste in patria come atte a preservare sovranità statuale e principi storici e culturali fondanti, anche se talvolta poco affini con il nuovo corso Vaticano; a questo si associa la simbologia rappresentata dalla bandiera nazionale, segno di unità ritrovata e di orgoglio da parte di chi ha subito l’oppressione straniera, cosa che accade anche in altri Paesi che ospitano minoranze russofone e che percepiscono il pericolo sia da Oriente sia da un Occidente che disconosce canoni morali e culturali solo da poco riconquistati, e che si vogliono alla base di un’identificazione nazionale che sovietici e nazisti cercarono di estirpare. Le spartizioni bolscevico-naziste furono accompagnate da una pulizia etnica feroce: tutto ciò che era polacco fu "sovietizzato", alle uccisioni seguirono deportazioni di massa. (6. Chopin Caduta di Varsavia).

Il Cremlino annientò i ceti medio-alti e colti, le élite e le loro famiglie; la maggioranza degli ufficiali polacchi (circa 22.000) furono uccisi e gettati in fosse comuni tra aprile e maggio 1940 a Katyń, una strage riconosciuta solo nel 1990. Il problema occidentale è tuttavia sempre lo stesso: la pretesa di leggere gli eventi secondo paradigmi rigidi che non tengono in considerazione la storia precedente; d’altro canto, i polacchi dovrebbero rammentare che ostacolare la geopolitica russa sugli ex satelliti non consentirà una relazione paritetica con il mondo libero, perché questo sarà comunque condizionato dall’evoluzione geostrategica delle relazioni internazionali. (7. Jan A.P. Kaczmarek, Guerra e Pace).

L’allontanamento polacco dall’influenza del Cremlino, la cooptazione di Varsavia nella NATO in cui per la prima volta quest’anno la Polonia ha assunto il comando della task force congiunta di intervento rapido, aggiunti all’appoggio alla Rivoluzione Arancione Ucraina del 2004, condizionano i rapporti tra i due Paesi, ulteriormente erosi dalla tragedia aerea di Smolensk del 2010 che ha visto la morte del presidente Kaczynski, e dalle recenti false notizie diffuse circa il divieto di sorvolo di un aereo russo destinato a consegnare materiale sanitario in Italia; alla deimperializzazione russa il Ministro Lavrov ha contrapposto un disarmo ideologico bilaterale difficilmente accettabile perché reinterpretando il principio del cuius regio eius religio, avrebbe imposto il rispetto del volere delle elite russe in termini di influenza politica. A tutto ciò non sono estranee le mosse politico militari di Washington, che sta fornendo materiale bellico evoluto5 e che sta vellicando in chiave anti russa i desideri polacchi di trasferire le testate nucleari stanziate in Germania, l’alleato riottoso a cui Varsavia sta chiedendo ulteriori risarcimenti per i danni di guerra. Cosa attendersi dunque dalle elezioni presidenziali in corso e già rimandate su indicazione della Corte Suprema? La sfida Duda6-Trzaskowski, a prescindere dal vincitore, non potrà non tenere conto delle radici storiche polacche, mentre l’Europa dovrà prestare attenzione a non bollare i risultati, specie se poco graditi in chiave dem, secondo un’ottica semplicistica e poco accorta: la Polonia, come tutta l’area europea centrale, non è stigmatizzabile con pochi tratti di penna.

1 Zbigniew Brzezinski, politico e politologo USA di origini polacche, consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza Carter.

2 Józef Klemens Piłsudski comandante delle forze armate polacche e leader della Seconda Repubblica di Polonia, è considerato l’artefice della riconquistata indipendenza polacca, a 123 anni dalla terza spartizione della Polonia.

3 Raggruppa 12 Paesi che dal Baltico arrivano fino al mar Nero e che con Croazia e Slovenia toccano l’Adriatico, i Tre Mari. Paesi convolti: Gruppo di Visegrad, Stati Baltici, Bulgaria, Slovenia, Romania, Croazia, Austria

4 Nord Stream 2 insieme a Nord Stream 1 ed a Turk Stream incarna parte della politica energetica russa che intende aggirare il territorio ucraino, e consentirebbe di trasportare verso la Germania altri 55 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno.

5 32 aerei da combattimento, sistemi di difesa missilistica Patriot e razzi di artiglieria HIMARS, High Mobility Artillery Rocket Systems.

6 Fortemente avvantaggiato dall’appartenenza al PiS - Diritto e Giustizia.

Foto: U.S. Army / web