Se anche la Corea del Sud vuole la “Bomba”

(di Andrea Gaspardo)
28/01/23

Il mese di gennaio del 2023 sarà ricordato nella penisola coreana come il momento in cui la Corea del Sud ha per la prima volta nella sua Storia rotto un tabù che condizionava la sua politica di sicurezza almeno dagli anni '70 del XX secolo. Con una dichiarazione che ha lasciato senza fiato numerosi addetti ai lavori, il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, ha annunciato che, nel caso la situazione di sicurezza geopolitica della penisola coreana dovesse deteriorarsi ulteriormente, il suo paese potrebbe pensare di dotarsi di un proprio arsenale nucleare. Se tale decisione fosse presa e Seoul portasse a termine tale piano come da dichiarato, allora la Corea del Sud diventerebbe il decimo paese al mondo a detenere armi nucleari.

I primi tentativi da parte della “Repubblica di Corea” (nome ufficiale del paese) di avvicinarsi alle armi strategiche per eccellenza risalgono, come già accennato, ai primi anni '70 del XX secolo quando le autorità americane segnalarono per la prima volta alle loro controparti sudcoreane che avrebbero proceduto ad un progressivo ritiro delle loro armi nucleari precedentemente schierate nella penisola riducendo allo stesso tempo la consistenza numerica delle loro forze convenzionali presenti sul terreno.

Dopo la sconfitta americana nella Guerra del Vietnam nel 1975 e la contestuale fine del Vietnam del Sud, assorbito nel nuovo Vietnam unificato, il presidente della Corea del Sud, Park Chung-hee, temendo che tale destino sarebbe presto toccato anche al suo paese, decise di approvare un piano segreto per raggiungere la piena autonomia nucleare.

Il piano originale dei decisori di Seoul non raggiunse il suo obiettivo perché la Francia, contattata al fine di fornire assistenza segreta (un po' come era avvenuto nei decenni precedenti con Israele ed il Sudafrica) cedette alle pressioni degli Stati Uniti d'America, i quali poi convinsero i sudcoreani sul fatto che non avrebbero mai ceduto sui loro impegni relativi alla salvaguardia e all'integrità territoriale della Repubblica di Corea. Tuttavia la Corea del Sud fu libera di proseguire il suo programma nucleare a scopo civile raggiungendo al giorno d'oggi lo status di piena “latenza nucleare”.

Per i non addetti ai lavori, uno stato viene definito una “potenza nucleare latente” se esso ha a disposizione tutte le infrastrutture nucleari necessarie a convertirsi in potenza nucleare conclamata senza però avere ancora a disposizione la “Bomba”.

Secondo stime indipendenti, se al giorno d'oggi la Corea del Sud decidesse effettivamente di dotarsi di armi nucleari e volesse produrle in maniera autonoma, lo potrebbe fare molto facilmente in un arco temporale di appena 6 mesi.

Dotarsi però dell'arma nucleare rappresenta solamente una parte del problema, dato che tale ordigno deve poi essere lanciato da un vettore apposito che può essere aereo, navale o, meglio ancora, missilistico. Da questo punto di vista, anche se il mondo nel corso degli ultimi anni si è focalizzato maggiormente su quanto fatto dalla Corea del Nord, anche la Corea del Sud non è rimasta con le mani in mano, sviluppando la sua serie di missili balistici e da crociera strategici della classe Hyunmoo. Il primo missile della serie, lo Hyunmoo 1, schierato in un'unica versione, la 1A, divenne operativo già nel 1986 a partire dalla tecnologia del missile antiaereo americano Nike Hercules. Sebbene capace di raggiungere una portata teorica di 250 chilometri, i sudcoreani decisero di limitarne la gittata a 180 chilometri come “segno di distensione” nei confronti del loro vicino settentrionale.

Dopo una fase di stasi nel corso degli anni '90, i sudcoreani ripresero a lavorare al loro programma strategico nel corso degli anni Duemila con il missile balistico Hyunmoo 2 (foto) ed il missile cruise Hyunmoo 3, il primo sviluppato in 3 versioni (2A, 2B e 2C) ed il secondo in 4 (3A, 3B, 3C e 3D).

L'ultimo capitolo di questa saga si sta consumando proprio in questi anni con l'arrivo del missile balistico Hyunmoo 4 e l'affine Hyunmoo 4-4 (quest'ultimo sviluppato apposta per essere lanciato da sottomarini). Con il procedere del programma sono aumentare anche le prestazioni dei vettori, passando dallo Hyunmoo 1A dotato di testata da 500 chili e con gittata di 180 chilometri allo Hyunmoo 4 accreditato di una testata dal peso di 2.500 chili ed una gittata di 800 chilometri, mentre il missile da crociera più all'avanguardia, lo Hyunmoo 3D accreditato di una testata da 500 chili avrebbe un raggio di ben 3.000 chilometri.

Ecco dunque che la corsa agli armamenti nella penisola coreana rischia, da un lato, di accelerare la proliferazione nucleare a livello locale e, dall'altro, di saldarsi con il parallelo conflitto cino-americano per il controllo di Taiwan e del Mar Cinese Meridionale rendendo nel complesso l'esito della crisi estremo-orientale assai imprevedibile.

Foto: Yonhap News Agency / Office of the president of the United States