Una parte dei leader e dell’opinione pubblica occidentali quasi fa il tifo per le forze russe che dal Donbass e dalla Crimea sono converse su Mariupol e l’hanno serrata via terra. Costoro sostengono che, una volta unita la Crimea al Donbass, passando per Kherson, Enerhogar e Mariupol stessa, la “follia” di Vladimir Putin si trasformerà in disponibilità a negoziare, perché ci sarebbe un briciolo di gloria militare da contrabbandare in Russia e, in definitiva, le forze della Federazione russa non possono prendere le altre grandi città dell’Ucraina allo stesso modo, vale a dire convergendo massicciamente da due o tre lati per mezzo della fame e del terrore.
Questa teoria non solo è falsa, ma fa il gioco del Cremlino.
Cerchiamo, in estrema sintesi, di capire perché la caduta di Mariupol non è assolutamente auspicabile:
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Non è certo che Mosca sarà davvero “appagata”. Chi ci garantisce che Putin non userà il “dividendo” di Mariupol per motivare le forze attualmente impegnate e per richiamare altre centinaia di migliaia di riservisti dalla Russia profonda per rafforzare l’attacco su Kiev, Kharkiv, Odessa, Sumy e le altre città dove i Russi sono stati finora respinti?
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Abbiamo la certezza che Mosca avrà le mani libere per altri fronti. Col fronte sud-orientale dell’Ucraina assicurato, che senso avrebbe non spostare le forze attualmente impegnate attorno a Mariupol in direzione sud-ovest e nord, per sferrare un più robusto attacco verso Odessa e Kharkiv, per non dire di Dnipro?
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Abbiamo la certezza che i Russi sarebbero più motivati. La caduta di Mariupol potrebbe avvenire solo attraverso l’annientamento del contestato Battaglione Azov, le cui truppe paramilitari spesso gettano il panico fra le forze di Mosca e che, una volta distrutto, costituirebbero un ulteriore volano per la propaganda del Cremlino circa la possibilità di “denazificare” l’Ucraina.
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La logistica dei Russi ne trarrebbe un beneficio. Basta guardare la cartina: con l’Ucraina sud-orientale messa in sicurezza, Mosca avrà un’autostrada aperta verso il resto del Paese. Che sarà in grado di approfittarne effettivamente è discutibile.
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C’è il rischio concreto di una pulizia etnica. Sia che gli abitanti di Mariupol si spostino verso Ovest sia che siano cacciati dai Russi verso est, la popolazione locale sarà esposta alla spietata vendetta di Putin contro questi russofoni che non si sono piegati alle sue ambizioni e teorie.
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Mariupol, così com’è, contraddice le teorie di Putin. Una città a stragrande maggioranza di lingua e cultura russa che non vuol cedere agli invasori “sedicenti liberatori” ma vuol restare incastonata nell’Ucraina: tutto ciò cozza contro l’idea putiniana delle “Tre Russie”. Una volta presa Mariupol, non sarebbe impossibile trasformare un mucchio di macerie in un simbolo di “orgoglio russo”.
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Mariupol, così com’è, fa sanguinare le forze russe. È innegabile che finché Mariupol non sarà completamente domata, vale a dire svuotata dei suoi abitanti e rasa al suolo con i suoi difensori dentro, la Russia dovrà pompare uomini e mezzi in questo buco nero, con danni incessanti al morale dei propri soldati, agli equipaggiamenti e ai rifornimenti.
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Sarebbe la prima grande città a cadere. Kherson era difficile da difendere e si sapeva fin dall’inizio: Mykolaiv è più agevole da tenere per le forze ucraine, appoggiata com’è al largo e lungo corso del fiume Bug Meridionale. Melitopol e Enerhodar sono messe come Kherson, in una pianura priva di appoggi per la difesa. La caduta di Mariupol, col suo sbocco sul mare ben difeso e con le vie d’accesso per gli invasori obbligate sarebbe un brutto segnale per Zaporizia e Odessa.
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Lo zar si è fissato: la vuole tutta. Chi ha detto ai sognatori che Putin si accontenterà? Non passa giorno senza che lui o i suoi ministri confermino che Mosca vuole tutta l’Ucraina, dal Don alla Transcarpazia. Chi la pensa diversamente da credito alle proprie illusioni.
In definitiva, qualificando le sanzioni come un atto di guerra, Putin ha trasformato questa fase del conflitto nella “strana guerra” che si combatté in Europa fra la Germania e gli anglofrancesi, fra il settembre 1939 e il maggio 1940, con le operazioni belliche presenti solo in Polonia, in Finlandia e nel Baltico, e Berlino impegnata solo a guardarsi in cagnesco con Parigi e Londra. Mariupol impegna Putin e ne contraddice le teorie: quindi, come e più del resto dell’Ucraina, fa da scudo alle ambizioni del nuovo zar.
Come andò a finire? I tedeschi riservarono per sé il First Strike, improvviso e devastante termine della “strana guerra”, dopodiché sconfissero la Francia e ricacciarono oltre Manica i Britannici.
Per chi avesse ancora delle speranze, lo dico forte: questa è già la Terza guerra mondiale, la leadership russa l’ha dichiarato apertamente e, almeno che il popolo e le élite russe non prendano coraggio contro il tirano, le cose potranno solo precipitare verso un conflitto spaventoso. Per favore, non vi fate illusioni e sperate che Mariupol tenga duro: è la Stalingrado del 2022.