Durante il primo mandato presidenziale di Trump, numerosi furono i momenti di confronto e attrito con Papa Francesco su questioni politiche e sociali. Il pontefice più volte criticò le politiche migratorie statunitensi e il progetto di costruire un muro al confine con il Messico, dichiarando che "chi costruisce muri invece di ponti non è cristiano".
Papa Francesco condannò anche il ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul clima e ha espresso preoccupazione per lo spostamento dell'ambasciata statunitense in Israele a Gerusalemme.
Trump reagì duramente a queste critiche, definendo "vergognosi" i commenti del Papa e affermando che "se il Vaticano fosse mai stato attaccato dall'ISIS, il Papa avrebbe solo desiderato e pregato che Donald Trump fosse diventato Presidente".
Nel 2025, poco prima della morte di Papa Francesco, lo scontro tra i due leader si intensificò ulteriormente. Il Papa inviò una lettera ai vescovi americani criticando le politiche migratorie del governo Trump, affermando che "ciò che si costruisce sulla forza, e non sulla verità della pari dignità di ogni essere umano, comincia male e finirà male".
In risposta, il funzionario dell'immigrazione Tom Homan, nominato da Trump per supervisionare i confini, dichiarò che il Papa "dovrebbe smettere di occuparsi della nostra sicurezza nazionale e di come controlliamo i confini per concentrarsi sulla Chiesa cattolica".
Uno dei conflitti più acuti tra Trump/USA e Papa Francesco riguardava la situazione a Gaza. Nel suo libro "La speranza non delude mai", pubblicato a novembre 2024, il Papa affermava: "A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se si inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali".
Queste parole furono interpretate come un duro attacco a Israele sul conflitto in corso in Medio Oriente. L'ambasciata israeliana presso la Santa Sede rispose immediatamente: "Il 7 ottobre 2023 c'è stato un massacro genocida di cittadini israeliani e da allora Israele ha esercitato il proprio diritto di autodifesa... Qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo stato ebraico".
Significativamente, dopo la morte di Papa Francesco, mentre il presidente israeliano Isaac Herzog espresse il suo cordoglio, il premier Netanyahu non proferì una sola parola di condoglianze,Il ministero degli Esteri israeliano dispose la rimozione sistematica dei messaggi di cordoglio pubblicati dalle proprie rappresentanze diplomatiche sparse nel mondo,. Il giorno prima di morire, nell'Urbi et Orbi, il pontefice aveva descritto "il terribile conflitto (a Gaza) che continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria".
In questo contesto, il conclave che eleggerà il successore di Papa Francesco si presenta come un momento cruciale, con "posizioni polarizzate" tra cardinali di orientamento più liberal o più conservative che stanno per "scontrarsi".
Secondo gli analisti, "tra i conservatori, i nomi più ricorrenti sono l'ungherese Péter Erdő e il guineano Robert Sarah. Sarah, 79 anni, è noto per le sue critiche all'Islam e all'accoglienza dei migranti, che secondo lui potrebbero 'mettere in pericolo' la civiltà occidentale. Nel 2023 ha criticato la benedizione delle coppie omosessuali, definendola 'un'eresia'". L'analista politico Matteo Tomasina sottolinea che "il Conclave sembra quasi un partito, attraversato da correnti e temi divisivi" e che "Pope Francis continua ad avere molti sostenitori all'interno del Conclave", ma non esclude che "alla fine dovesse prevalere la scelta" di discontinuità.
La pubblicazione dell'immagine di Trump vestito da Papa si inserisce in una lunga tradizione storica di tensioni tra potere politico e religioso. Nella storia della Chiesa, fin dal Medioevo, i poteri politici hanno cercato di influenzare l'elezione dei papi:
Come evidenziato dagli storici vaticani, "dal IV all'XI secolo, l'elezione del Papa era contraddistinta dalla questione delle influenze esterne: imperatori romani, carolingi e altri tentarono in vario modo di controllare il processo di designazione del Pontefice".
Durante lo Scisma d'Occidente (1378-1417), le divisioni politiche portarono alla presenza di più papi contemporaneamente, con profonde divisioni tra le "obbedienze" di diverse nazioni. La soluzione venne trovata solo quando si affermò il principio che "questo sinodo, legittimamente riunito nel nome dello Spirito Santo... trae immediatamente il suo potere da Gesù Cristo, al quale ogni persona di qualunque Stato, di qualunque dignità, anche papale, è tenuto ad obbedire"
Questo principio della superiorità dell'autorità conciliare sul papa in determinate circostanze rappresenta un importante precedente storico per le tensioni tra autorità religiosa e politica.
Alla luce di questa analisi, possiamo interpretare la pubblicazione dell'immagine di Trump vestito da Papa come un messaggio politico con molteplici livelli di significato:
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Un segnale provocatorio che sfida l'autorità morale del Vaticano in un momento cruciale come il conclave
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Un tentativo di influenzare il dibattito interno alla Chiesa verso posizioni più conservatrici, più allineate con le politiche di Trump su immigrazione, cambiamento climatico e sostegno a Israele
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Una dichiarazione simbolica che suggerisce la subordinazione dell'autorità religiosa a quella politica, specialmente su temi come la guerra, l'immigrazione e le politiche ambientali
In questo senso, l'immagine di Trump vestito da Papa può essere vista come l'ennesimo capitolo della storica lotta tra potere politico e religioso, con un leader politico che cerca di ridefinire i confini della critica morale attraverso la ridicolizzazione del simbolo stesso dell'autorità religiosa che ha osato criticarlo.
La storia ci mostra che le tensioni tra potere politico e religioso hanno sempre avuto conseguenze profonde, e questo gesto di Trump, arrivato in un momento particolarmente delicato per la Chiesa Cattolica, potrebbe rappresentare un tentativo di influenzare il futuro orientamento morale e politico del Vaticano, sollecitando la scelta di un Papa più conciliante verso le politiche statunitensi e israeliane.