La matrioska di Putin

(di Gino Lanzara)
18/05/20

Secondo Fedor Tjutchev1 “La Russia non si può capire con la mente, né la si misura col metro comune: la Russia è fatta a modo proprio, in essa si può soltanto credere.”; una visione poetica, lo spirito slavo e passionale di Čajkovskij, la tessera di un mosaico molto più ampio. In 1984, l’Eurasia di Orwell indicava una superpotenza che comprendeva l’Europa, eccetto l’Inghilterra, ed oltrepassava l’Asia settentrionale fino allo stretto di Bering; la geopolitica di Putin supera la fantasia e va in senso opposto alle direttrici staliniane: l’Eurasia guarda al Mediterraneo in Libia ed in Turchia; in Medio Oriente verso la Siria dove ha conservato le basi di Tartus, Humaymin e Latakia; in Asia Centrale ed Estremo Oriente in coabitazione con Pechino, una convivenza supportata da un’attenta compensazione politica in ambito ONU e caratterizzata dalla fondazione di organizzazioni economiche2 capaci di creare ad Est valide alternative alle seduzioni occidentali, da nicchie negoziali nella SCO3, volte ad attrarre potenze quali Iran, Giappone ed India. La Russia conosce tuttavia limiti che vietano politiche espansive per imporne altre che la vedono quale trait d’union tra Asia Centrale ed Europa.

Useremo 8 Parole chiave, per dare punti di sintesi e giungere a conclusioni logiche.

1: Linee generali di politica estera. Se Kennan4 avesse presenziato al discorso tenuto da Putin nel 2016 al Valdai Club, avrebbe dato un seguito al suo lungo telegramma. Putin, stigmatizzando le politiche occidentali, ha ironizzato su quelle egemoniche obamiane (“Cos’è l’America? Una Repubblica delle Banane o una grande potenza?”), incolpando le élite tecnocratiche sia di privare di senso il concetto di sovranità, sia di ignorare i malesseri sociali. Putin, pro dacia sua, ha tralasciato il suo cortile, ma di certo la politica occidentale gli ha agevolato il compito, visti gli esiti del caos siro-libico. La Russia deve condurre una politica estera indipendente, centellinando le proprie risorse: sostenere sovieticamente troppi fronti è un errore strategico ed un suicidio economico. Fondamentale dunque mantenere rapporti non conflittuali conservando l’equilibrio di Jalta e Potsdam, non cedendo terreno in ambito ONU, e perseguendo strategie alternative a quella americana, troppo incline alla creazione di cohalition of willings, e che ha propiziato le fratture interne con Gorbačëv ed El’cin; meglio dunque attendere gli errori di Washington, punta sul vivo dall’entente cordiale con Maduro.

2: Nazione. Difensore della sovranità, Putin ha tenuto vivi storia e nazionalismo; solo la pandemia è riuscita ad impedire l’anniversario della vittoria sulla Germania, ancora memore dell’umiliazione inflitta con l’inchino degli stendardi nazisti davanti al Mausoleo di Lenin. Ora che l’intellighenzia comincia a soffrire di carenza di motivazioni, la Giornata della Vittoria contrasta il revisionismo occidentale (segnatamente polacco) sulle conseguenze del Patto Molotov – Ribbentrop, e ridesta il senso di accerchiamento con una costruzione verticale del potere e con una progressiva rivalutazione della figura di Stalin, non ancora riabilitata, ma che incarna una gloria russa, non marxista leninista, secondo la retorica usata in Crimea e Bielorussia.

3: Costituzione. Richiedesi uomo forte; il prossimo referendum, se approvato, introdurrà due riforme significative: il limite complessivo di due mandati presidenziali, cosa che permetterà a Putin di ricandidarsi fino al 2036, e la preminenza del diritto nazionale su quello internazionale, volta ad evitare interferenze esterne. Da ricordare la recente rivisitazione della legge sulla cittadinanza, un insieme di misure volte a contrastare il calo demografico e l’impoverimento del mercato del lavoro: una possibile società stratificata, con frange favorevoli ad uno Stato improntato ad una democrazia gestita centralmente.

4: Economia e Pensioni. Il modello produttivo russo, basato sull’export energetico non ha trovato diversificazione, ed il settore bancario è ancora impreparato per contenere le fasi recessive, acuite da tagli negli investimenti e penalizzate dalle sanzioni occidentali, puntate a colpire i settori energetico, della difesa e della finanza. Il Cremlino difende la sovranità economica cercando di attenuare l’interdipendenza estera, e con una programmazione sovietica di opere pubbliche da 400 Mld di dollari da ultimare nel 2024 che suscita non poche perplessità, visti gli elevati tassi d’interesse praticati dalla Banca Centrale che non favoriscono gli investimenti privati. Il cedimento della domanda globale ha portato al crollo del prezzo del greggio, ulteriormente penalizzato dalla decisione di Igor Sechin, CEO di Rosneft, di infrangere il patto con i Sauditi (che hanno continuato a produrre ed a continuare il loro processo di diversificazione) e l’Opec, originariamente indirizzato a colpire lo shale oil USA. D’attualità il problema pensionistico, con l’innalzamento della soglia per gli uomini a 65 anni (eccetto le FFAA) e che ha portato a mobilitazioni di massa. Il rapporto tra lavoratori e pensionati, sbilanciato verso questi ultimi, porta ad un calo contributivo; se è vero che l’aspettativa di vita per un uomo si attesta intorno ai 67 anni, l’erogazione pensionistica non si estenderebbe per oltre 2 anni.

5: Cina e USA. Cina e Russia perseguono propri interessi trovandosi spesso in amichevole disaccordo, tanto che un'alleanza militare non appare ipotizzabile; rimane dunque una cooperazione a livello economico, come nell’Artico, in cui il cambiamento climatico ha aperto vie commerciali altrimenti inaccessibili, in un’area strategicamente rilevante per la deterrenza nucleare e per le traiettorie missilistiche più brevi in caso di conflitto. Il divario esistente tra risorse economiche e tecnologiche acuisce la percezione di una subalternità russa rispetto ad un Dragone che sa che non esistono punti di possibile rottura, dato che anche la politica di Trump con il suo America first, non fornisce a Putin alcuna exit strategy utile.

6: COVID e Propaganda: La congiuntura economica ha acuito gli aspetti recessivi e le frizioni con oligarchi e Governatori chiamati a sopperire alle mancanze statali. Per ciò che concerne la propaganda, anche se può apparire singolare che Mosca lanci una campagna disinformativa proprio quando sta tentando di acquisire un appeal più seducente con i suoi aiuti umanitari, non si può escludere che l’Orso abbia perso il pelo ma non il vizio di ampliare linee di faglia, implementando una strategia del caos che si avvale di metodi asimmetrici, come già avvenuto in Donbas e Siria: “.. la guerra dell’informazione è una forma di potere politico ed uno strumento geopolitico che consente un alto livello di manipolazione ed influenza”5.

7: Dottrine. La dottrina russa ha sviluppato strategie non lineari, volte a difendere la Federazione secondo il principio per cui la politica, durante la guerra, continua ad avvalersi dei mezzi militari, anche quelli nucleari utili a compensare le carenze convenzionali; la stessa Marina, fatta eccezione per le armi subacquee, sembra destinata ad una pericolosa involuzione per ciò che concerne i mezzi di superficie; sotto questo aspetto assume particolare importanza la relazione con la Turchia, utile a garantire l’accesso ai Dardanelli. Non v’è certezza che la cosiddetta dottrina Gerasimov6 sia frutto di un parto originale, ma non c’è dubbio che aspetti strategici e militari siano stati oggetto di un approccio politico più sofisticato, che punta a sorprendere ed a dividere le alleanze del nemico, mascherando le intenzioni, colpendo di sorpresa e sfruttando le vulnerabilità; una rivisitazione della strategia Prometeo di Józef Piłsudski7. Più che di una singola dottrina sembra di poter parlare di un efficace connubio politico militare, dove il Ministro degli esteri Lavrov cura la visione strategica, e Gerasimov – abilmente - un quadro tattico difficile ed esteso.

8: Matrioske. Amarus in fundo, l’Italia. L’attuale situazione ricorda l’epoca rinascimentale, con la Penisola attraversata dalle milizie; secondo un consolidato cerchiobottismo, ci sono fazioni pro Cina, contrapposte ad altre che, guardando alla Russia, strizzano l’occhio ai partner Atlantici, con la Francia osservatore interessato. Il fattore sfuggente sta nella valutazione politica dei Paesi: il sistema Sino – Russo è caratterizzato da un impalpabile confronto democratico, con leader che hanno di fatto prolungato sine die il loro potere. L’aiuto sino russo sotto quale forma di contropartita si concretizzerà? Quale può essere l’effettivo impatto valutario e del PIL russo in un ambito come quello occidentale? Quale competitività può assicurare? La Russia, Federazione multietnica che non può essere gestita se non centralmente, nutre tutto l’interesse a mantenere un perdurante stallo che capitalizzi le risorse strategiche di cui dispone e che, per il momento, le permettono di sedere nei più alti consessi.

1 Scrittore e poeta russo

2 Unione Economica Eurasiatica

3 Shanghai Cooperation Organization

4 George Kennan, diplomatico americano

5 Domenico Frascà - Collaboratore del Center for Cyber Security and International Relations Studies (CCSIRS)

6 gen. Valerij Vasil'evič Gerasimov, capo di stato maggiore generale.

7 Faceva leva sulle vulnerabilità russe creando divisioni e conflitti territoriali sostenendo movimenti di indipendenza potenzialmente distruttivi.

Foto: Cremlino / MoD Fed russa