La Cina è vicina

(di Gino Lanzara)
13/07/21

Se il destino manifesto americano del 1840 non fosse da considerarsi come una mera teoria, sarebbe politicamente saggio non sottovalutare né il significato dell’Armata di terracotta che, dopo aver consentito a Qin Shi Huang di assurgere al soglio imperiale circa 2000 anni prima che l’America scoprisse il suo Ovest lo ha accompagnato fedelmente dai campi di battaglia alle distese dell’eternità, né le recenti celebrazioni del centenario del Partito unico.

Lirismi a parte, si tratta di un frammento genetico imperiale di un’etnia che ha conservato una vocazione al dominio su di un territorio esteso poco meno degli USA. La storia, più che cancellata, andrebbe studiata, tralasciando i minimis che non hanno mai interessato alcun saggio Praetor.

Oggi la Cina ha una popolazione1 4,5 volte quella americana, ed un’estensione costiera di circa 14.500 chilometri, ricca di porti naturali in acque calde; una potenza terrestre governata con il pugno di ferro, alla perenne ricerca della profondità strategica utile per disporre del maggior spazio possibile fra il territorio fertile e le razzie delle popolazioni nomadi; un popolo non costretto dalla necessità ad intraprendere la via del mare.

Se è vero che la geopolitica analizza obiettivi e risorse di uno Stato in uno specifico spazio agevolandone le relazioni, è altrettanto vero che la Cina si ispira ad un bilanciamento razionale, elude la necessità di battersi per la sopravvivenza, visto che è sulle aree più ricche che si fonda la strategia globale, aspetto che rende ancor più appetibili il Pacifico, con i suoi mercati emergenti nonché passaggio obbligato della via della seta marittima, e l’Oceano Indiano: il nesso tra politica delle risorse e geopolitica rimane l’aspetto più concreto.

La Cina è geograficamente avvantaggiata visto che l’altopiano del Tibet permette a Pechino, che controlla la placca continentale ed è padrona della tecnologia missilistica di attacco, l’accesso all’Oceano Pacifico a est e a quello Indiano a ovest, un’agevolazione che conferisce alla Repubblica Popolare la qualifica - solo ora nella sua storia - di incipiente potenza marittima circondata da un’estensione di terre inospitali. Non a caso ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di un incremento dell’arsenale balistico intercontinentale, che trova riscontro, come riportato dal Washington Post, nella costruzione di diversi silos missilistici in Mongolia interna e nella provincia di Gansu, cui potrebbero essere destinati i missili nucleari DF-41, ammesso, ovviamente, che non si tratti di uno stratagemma2, cui dovrebbe seguire un effettivo incremento delle dotazioni balistiche, secondo lo stesso copione seguito a suo tempo dai sovietici.

La tecnologia rimane una funzione geopolitica; non amata da von Clausewitz per la mutevolezza, il suo vantaggio risiede nella rapidità di attacco, purché non condizionata da dipendenze esterne.

Il dominio cibernetico è fondamentale e, a fronte della superiorità americana, la Cina ha rafforzato la strategia dell’approccio indiretto3. L’EPL (Esercito Popolare di Liberazione, ndr) predilige forme di conflitto che prevedano l’utilizzo dell’AI, dei big data e delle tecnologie cloud, incluse quelle di comando e controllo, forte della sinergia tra industria privata e FA.

Il cuore del Dragone custodisce gli immensi bacini fluviali del Fiume Giallo a nord e quelli dello Yangtse e del Fiume delle Perle a sud, una regione agricola che tuttavia offre solo un terzo della terra arabile pro capite; un anello4 di regioni popolate da diverse etnie che circondano la Cina colonizzatrice degli Han, e che da questa tendono a distaccarsi ogni volta che il potere celeste si indebolisce. Pechino ha imparato la durissima lezione impartita dai mongoli che, con la loro occupazione, hanno marchiato a fuoco la necessità del controllo sulle regioni esterne, le uniche capaci di garantire la profondità strategica.

La fortezza Han, quando padrona di Tibet, Xinjiang abbandonato per convenienza dai Turchi, Mongolia e Manciuria, ha solo 3 punti di attrito: Vietnam a sud, Manciuria orientale dove vengono lambite Siberia e Corea, Kazakistan. Tutt’ora dominare il Tibet permette di mantenere l’India a distanza; Xinjiang, Mongolia interna e Manciuria già nel passato creavano una cerniera con l’URSS; oggi, la Cina non ha problemi di difesa territoriali, ma deve coltivare una strategia preventiva.

Al momento, l’assertività economico militare cinese, ha indotto Nuova Delhi, promotrice della strategia Act East, a contromisure che lasciano ipotizzare uno scontro che, dato il coinvolgimento pakistano, non potrà non essere di forte impatto sui fronti terrestre e marittimo, e che, nell’ottica del contenimento cinese, non potrà non estendersi da Hollywood a Bollywood5.

Il rischio più concreto ora però viene dall’interno, data la divergenza di interessi fra coste ed entroterra. La Cina Han non è facile da invadere, essendo più chiusa di qualsiasi altra grande entità geopolitica; tende ciclicamente a generare caos e povertà per effetto di uno sviluppo vincolato alla domanda interna. Le esportazioni rimangono quindi il nerbo della prosperità cinese, con la conseguente necessità sia di un collegamento con le città costiere, sia di un contestuale contenimento della loro crescita grazie all’apertura di percorsi commerciali via terra: la Via della Seta. Una via fragile, interessata al ritiro delle forze Occidentali dalla tomba degli Imperi, l’Afghanistan, nel corridoio sino-pakistano che accelererebbe l’ingresso nella sfera d’influenza indiana. Il vuoto di potere determinatosi, ricordando che raramente la politica mediorientale USA si è tradotta in un beneficio, oltre a liberare risorse per supportare il pivot to Asia, drenerebbe risorse costringendo Pechino sia alla preservazione del confine con lo Xinjiang sia alla ricerca di un punto di contatto con la fazione talebana.

Al di là di riserve valutarie, tecnologia e forza lavoro, la Cina deve la sua prosperità sia alla possibilità d’acquisto delle sue merci, sia ad una fattiva capacità logistica in grado di renderle disponibili, con una gestione dai prezzi contenuti, garantiti dal basso costo della forza lavoro, ed una produzione sempre più spesso indirizzata verso i mercati meno abbienti.

La Cina potrebbe disinvestire dallo USD, ma a che prezzo? Pechino dipende dagli USA molto più di quanto gli USA dipendano da Pechino, che deve soddisfare i suoi clienti per accontentare i suoi cittadini preservando un capitalismo clientelare.

Vulnerabilità

Mentre la regione marittima si è arricchita, l’entroterra è rimasto al palo; abbiamo dunque da un lato gli interessi costieri legati a quelli degli investitori, dall’altro la necessità politica di mantenere la stabilità interna. Se, e quando, l’economia globale conoscerà l’ennesimo ciclo critico, le esportazioni crolleranno, e Pechino dovrà equilibrare le necessità dell’area interna e di quella costiera, conscia di doverle scontentare entrambe. L’interno del Paese, la massa critica, costituirà una minaccia concreta, mentre l’area costiera, il perno del sistema commerciale, renderà incerta la distribuzione della ricchezza; è evidente che la forza, esercitabile all’interno, non lo è all’esterno, in un contesto economico globalizzato, a meno che non si voglia rischiare di retrocedere la Cina all’indigenza maoista.

Se Deng ha aperto agli investimenti stranieri chiusi da Mao, Xi ha consolidato i pilastri di Esercito e Partito assicurandosi la tranquillità dal versante Eurasiatico per volgersi invece alla minaccia portata dalla U.S. Navy, l’unica capace di bloccare i porti paralizzando la Cina. Realisticamente sarà necessaria più di una generazione perché il Dragone riesca a realizzare un complesso aeronavale addestrato in grado di competere con quello americano. Quel che inciderà non sarà l’entità numerica delle unità, ma la capacità di combinare le risorse, dato il ritardo esistente in tema di attività interforze, lotta antisom, mancanza di esperienza bellica nell’Indo Pacifico, dove pulsano le tratte vitali per lo sviluppo cinese, o come a Gibuti, basilare per affermare la presenza nel Corno d’Africa con un occhio al Mediterraneo, mentre si anima la competizione con l’India per il controllo di Sri Lanka, Maldive, Mauritius e Seychelles.

L’attuale strategia dunque non può che puntare a rendere esorbitante il prezzo di un blocco navale grazie ad una forza missilistica parcellizzata, basata su vettori anti nave e sistemi spaziali, e capace di impegnare gli Americani già al centro del Pacifico. È evidente che la PLAN aspiri ad ascendere a livelli più elevati; su questo intendimento ha inciso la scomparsa delle minacce terrestri6 e la nuova filosofia di impiego delle forze, con un deciso ripensamento marittimo affine a quello teorizzato da A. T. Mahan e da S. Gorškov, che ha portato all’A2/Ad7 che definisce l’insieme dei sistemi utili ad interdire o ritardare l’arrivo dei rinforzi (anti-access), oppure a limitarne la libertà di manovra (area-denial).

Prospettiva più complessa per Taiwan, sempre al centro del pensiero politico e strategico, per cui mancano ancora mezzi navali, anfibi e aerei necessari all’invasione di un territorio che si è convertito alla strategia del porcospino8, e che rimane fondamentale perché in posizione tale da poter essere utilizzata come base aeronavale con cui bloccare il transito marittimo tra le parti meridionale ed orientale del Mar Cinese, chiudendo l’accesso alla costa settentrionale ed a Shanghai.

L’unica possibile espansione è esercitabile solo verso il Kazakistan, produttore di energia e regione cuscinetto tra Russia europea e Cina.

Politicamente la Cina è un unicum, l’espressione di un socialismo con caratteristiche imperialiste che si rifanno ad una celeste genetica imperiale, tale da consentire trasformazione ed internazionalizzazione capitalistiche innestate nell’ideologia di partito; elementi sostanzialmente affini alla globalizzazione di Clinton ed Obama finalizzata alle relazioni pacifiche tra Stati, in un (improbabilmente) armonioso connubio tra governance orientale e Adam Smith. Il PCC, per il quale Mao si appellò ad estinzione di classi e partiti per l’apparato statale, cancellando l’inutile orpello della libertà, ha quindi assunto un ruolo più incisivo in ambito economico, un’assertività indicatrice di un punto di faglia con le politiche precedenti, così forte da ipotizzare una nuova valuta digitale con corso legale, l'e-CNY9, utile sia per fornire informazioni sulle transazioni finanziarie, sia per essere utilizzata per eludere le sanzioni USA, ma con potenziali destabilizzazioni sul sistema bancario interno e con effetti domino sul piano internazionale.

La politica del PCC verso le imprese pubbliche e private dovrà dunque trovare una quadra bilanciando il principio di deterioramento economico e demografico del paese. E proprio la demografia è divenuta un problema tanto che, sulla scorta della moderata crescita decennale, Xi ha inaugurato la politica dei 3 figli, che sconfessa quella del figlio unico del ’79 e poi quella dei due del 2016; tuttavia, tentare di risolvere il problema sociale della natalità è correlato alla capacità di inaugurare una strategia che tenga conto delle conseguenze che produrrebbe l’impatto demografico sul mercato interno, ponendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Partito. Pechino, quindi, deve sia prevenire, o almeno contenere, disuguaglianza tra classi, privilegi e corruzione, essendo obbligata a confrontarsi sia con una domanda estera mai così incerta dal 2008, sia con un sistema previdenziale frammentato.

L’attuale socialismo è oramai distante dal collettivismo maoista e, per la legittimazione del potere, rimangono statalismo e nazionalismo. La Cina sta espandendo la sua influenza globale in ambito militare, politico, economico grazie alla BRI, contrastata dalla B3W10 proposta da Biden e supportata dai G7 durante l’ultimo incontro in Cornovaglia, con un soft power che induce a desistere da qualsiasi sfida al Dragone, comunque avvinto ai suoi piani quinquennali.

Il terreno di scontro strategico tra USA e Cina si sta espandendo, ed il futuro tra i due Paesi non è mai stato così nebuloso dalla normalizzazione delle relazioni nel 1979, anche alla luce della creazione di una sfera di influenza regionale in cui le tecnologie emergenti, fonti di potere e chiavi del dominio della concorrenza, annunciano la nascita di un autoritarismo digitale e dove, sotto Xi, la politica estera sembra confermare più continuità che cambiamento; una concorrenza che gli USA devono affrontare per mantenere l’equilibrio di potere.

Incrementando l’influenza, Pechino ha accresciuto anche le sue ambizioni, cercando di rimodellare politicamente la regione, ricorrendo sempre più frequentemente ad azioni coercitive tattiche appena sotto la soglia del conflitto diretto: la periferia è divenuta il banco di prova per l’avventura globale.

La competizione tra USA e Cina si fonda su potere economico, militare, leadership tecnologica d’avanguardia11: assunti che già ora incidono sulla stabilità geopolitica. Due i punti da rammentare: le comunicazioni wireless ed il dominio spaziale. Mentre la querelle sul 5G ancora (motivatamente) prosegue, l'industria ha già iniziato a volgersi al 6G, pronto per il 2030, la base più potente ed ideale per supportare comunicazioni olografiche e sistemi multisensoriali, in un contesto che punta ad una crescita economica ed occupazionale, che deve però tutelare l’aspetto securitario.

È indubbio che lasciare in mano cinese il 5G, oltre ad aprire una falla nei sistemi comunicativi occidentali, darebbe modo di implementare il know how del 6G destinato in via esclusiva a Pechino, che, pungolata dalle imprese di Elon Musk, investe massivamente in lanciatori ed astronavi puntando ad affermare, anche in modo spregiudicato, un ruolo cosmico preponderante nel nuovo ordine mondiale.

Please allow me to introduce myself, I'm a man of wealth and taste12: ovvero la seduzione del Diavolo; la politica del sorriso non ha impedito restrizioni su libertà di espressione, guerra economica e trappola del debito13; il discorso nazionalcomunista di Xi per i 100 anni del Partito Comunista, tenuto in una Tien an Men tristemente famosa ed in linea con la recente diplomazia dei lupi guerrieri14, non è stato una formalità quanto piuttosto il sigillo apposto dal più potente principe rosso dalla morte di Mao.

Xi ha portato riferimenti dottrinari leninisti, stabilendo una linea di continuità tra età imperiale e Repubblica Popolare, integrando neonazionalismo e confucianesimo, sulla base di un impianto partitico longevo ed esonerato dai test elettorali, elitario, incapace di evitare sia la creazione di divari di ricchezza, sia l’affanno demografico.

La Cina intanto si muove verso ovest, tesse un prezioso filo di perle consolida partnership strategiche con diversi Stati rivieraschi15, segue una sottile linea rossa che congiunge Mar Cinese Meridionale, Golfo del Bengala, Oceano Indiano e Mar Rosso, e ricalca, con la sua Far Sea Defence Strategy, le teorie di Mahan, fondate sulla conquista di punti d’appoggio mercantili e militari.

Come gli USA hanno contenuto l’espansione sovietica, allo stesso modo il diadema marittimo cinese mira ad isolare l’India da più punti, aggiungendovi la chance terrestre della BRI.

Il rapporto con Mosca è direttamente correlato all’andamento della competizione russo americana, un trend che non trasforma la sinergia con Pechino in una vera alleanza16, viste le ambizioni collidenti e la prevalenza commerciale sino americana; quest’aspetto rafforza storia e geopolitica, dato che la Cina, che sta incentivando l’emigrazione in Siberia verso cui si sta indirizzando un malcelato risentimento russo, non ha mai dimenticato come Mosca, tra XIX e XX secolo, si sia impossessata di parte del territorio a Nord della Manciuria, ed abbia favorito l’indipendenza della Mongolia.

L’attuale entente cordiale sino russo è di natura tattica, vista l’impossibilità di competere del Cremlino, pressato dagli USA, ed insidiato negli ultimi secoli da ovest e non da est; contemporaneamente, Pechino sta espandendosi in aree tradizionalmente russe, ovvero Asia Centrale, Artide (tornata alla ribalta con il recente blocco di Suez), Antartide e Siberia, con il Power of Siberia Gas Pipeline17 unitamente ad una maggiore appetibilità determinata dal cambiamento climatico, in un’ottica win win.

Il riscaldamento globale sta trasformando la Russia nel punto di giunzione Atlantico – Pacifico, e sta attraendo investimenti cinesi sempre più cospicui in Siberia, oggetto di un marcato espansionismo che, su altro fronte, stanno sperimentando anche l’Australia, che ha formalmente respinto le rivendicazioni territoriali di Pechino di circa l’80% del Mar Cinese Meridionale, ed il Bhutan.

Benvenuti dunque nel nuovo Heartland, Artico – Siberia – Estremo Oriente, teatro della Guerra Fredda 2.0, che non preclude la vendita di sistemi d’arma russi evoluti verso Pechino18, nonché tecnologia nucleare Rosatom, in una crescente e pericolosa asimmetria.

Conclusioni 1. La Cina intende proiettarsi sia oltre confine, sia in un futuro quanto mai prossimo, dove l’espansione non può essere fenomeno pacifico; tra gli svariati problemi interni che differenziano le velocità di un Paese che è e si percepisce immenso, quello sociale e collegato a demografia e retribuzioni riveste un significato pesante.

L’intellighenzia cinese ha ormai concluso che non può esservi alcuna alternativa alla politica espansionistica, anche perché il prezzo da pagare, in termini di conflitti interni e collasso economico, sarebbe insostenibile.

La Cina cerca appoggi, ma la sua diplomazia, una volta più accorta, si mostra sempre più aggressiva e commercialmente pervasiva. Pechino coltiva una visione realista, pragmatica, organizzata, di ampio respiro, una visione neoimperiale che, fisiologicamente, non ammette relazioni paritetiche.

Le ambizioni coltivate ovunque, finanche in Egitto, Etiopia ed Iran, sostenute da un riarmo senza precedenti, richiedono un contenimento che tenga conto della volontà di perseguire comunque interessi considerati vitali.

Gli USA non riescono a trovare alternative ad una situazione ormai in stallo, neanche seguendo l’insight Kissingeriano, che punterebbe a dividere (con la Russia) pur di imperare, lasciando magari alla NATO l’incombenza del controllo. Rimane il dubbio se gli yankee siano riusciti a comprenderlo: appeasement del ‘39 ed incertezze strategiche e di campanile qualcosa dovrebbero aver pure insegnato qualcosa. Forse.

Mentre Pechino e Delhi convergono sul Pacifico ci si chiede chi morirebbe per Taiwan, specie se il Dragone dovesse percepire di non avere più tempo a disposizione per perseguire un’azione diplomatica che, alla luce di quanto accaduto con il Covid, ha assunto spesso contorni drammaticamente grotteschi.

Conclusioni 2. Completamente avulsa dagli scenari cui si è accennato, la nostra politica discetta di Mediterraneo allargato senza coglierne l’intrinseco senso geopolitico, e soprattutto senza godere dell’istinto della proiezione strategica; guardare al dito anziché alla luna, non comprendendo il senso di subordinazione imposto da un egemone come la Cina, non fornirà alcuna consapevole comprensione, ma solo la sensazione di esser entrati in un’orbita distante ed oscura.

1 Quasi 1 miliardo e 400 milioni di individui

2 Gli USA negli anni 70, con il missile MX costruirono 23 silos per ogni vettore per poi spostare i missili tra di loro, con uno schema chiamato il "gioco delle conchiglie".

3 Basil Liddell Hart

4 Tibet, Xinjiang patria degli Uiguri musulmani, Mongolia interna, Manciuria, nome storico della regione a nord della Corea

5 Ammiraglio Harry Harris, ex comandante dell’Uspacom

6 Russia dal Nord

7 anti-access/area-denial

8 Trasformazione dell’isola in fortezza

9 il XIV piano quinquennale del PCC prevede un costante aumento della ricerca e dello sviluppo della valuta digitale, mentre la PBOC e numerosi governi provinciali stanno pianificando una più ampia distribuzione dell'e-CNY.

10 Build Back Better World

11 Intelligenza Artificiale

12 Per favore permettetemi di presentarmi, sono una persona facoltosa e di classe – Rolling Stones, Sympathy for the Devil

13 Hong Kong, Australia e Montenegro

14 Diplomazia che ha sostenuto la teoria complottista secondo cui sarebbe stato l’esercito USA a portare il covid a Wuhan. In Francia sono stati pubblicati sul sito dell’ambasciata articoli anonimi in cui si affermava (falsamente) che le autorità francesi avevano lasciato morire gli anziani senza assistenza. Quando il governo australiano con Washington ha richiesto un’indagine internazionale sull’origine della pandemia, l’ambasciatore cinese a Canberra ha minacciato boicottaggi e sanzioni. I lupi guerrieri, a differenza degli agenti speciali immaginari a cui s’ispirano, non hanno ottenuto risultati concreti; invece di tutelare l’immagine di Pechino ne hanno danneggiato la credibilità.

15 Myanmar, Bangladesh, Sri Lanka, Pakistan, Gibuti

16 Il dialogo tra Mosca e Pechino si basa sulla collaborazione energetica. Gli scambi bilaterali basati sulla vendita di gas russo, hanno raggiunto i 108 miliardi di dollari nel 2018, un aumento del 24,5% rispetto all’anno precedente.

17 gasdotto gestito da Gazprom nella Siberia orientale che trasporta il gas naturale dalla Yakutia al Primorsky Krai e alla Cina. Fa parte della rotta orientale del gas dalla Siberia alla Cina. Il percorso del gas occidentale proposto verso la Cina è noto come Power of Siberia 2 (gasdotto Altai)

18 S-400 e SU35

Foto: Ministry of National Defense of the People's Republic of China / web / Xinhua