Italia tra Washington, Teheran e il Vaticano: diplomazia e difesa in transizione

23/04/25

Il 17 aprile 2025 si è svolto, come previsto, il vertice informale tra Giorgia Meloni e Donald Trump, concretizzatosi prima di qualsiasi altro incontro tra il neo-presidente statunitense e altri leader europei ed assumendo un significato altamente simbolico. In un momento di incertezza per l’ordine transatlantico, l’Italia emerge come interlocutore privilegiato degli Stati Uniti, grazie a una forte convergenza su temi cruciali quali la sicurezza, la gestione dei flussi migratori, la cooperazione industriale ed i valori condivisi dell’alleanza atlantica. Questo ruolo strategico è stato ulteriormente rafforzato dalla visita ufficiale del vicepresidente James David Vance, avvenuta appena 24 ore dopo il vertice. La rapidità e la continuità di questi incontri sottolineano la volontà di consolidare il dialogo bilaterale ed attribuire al nostro Paese un ruolo prioritario nella ridefinizione della postura americana in Europa.

All’inizio del suo nuovo mandato, Donald Trump ha rilanciato la richiesta di un maggiore contributo europeo alla sicurezza collettiva, segnando una svolta nei rapporti economici e diplomatici transatlantici. La sua strategia, in continuità con il primo mandato, privilegia relazioni bilaterali flessibili ed una visione transazionale della NATO, ponendo l’accento su un approccio pragmatico ed orientato ai risultati (Kagan, 2018). In questo contesto, l’Italia ha l’opportunità di trasformare questa apertura in una leva negoziale strutturata, bilanciando le richieste americane con gli interessi europei e rafforzando la propria proiezione internazionale. La posizione del nostro Paese, pur non essendo paragonabile come forza economica alla Germania né alla Francia come forza nucleare, resta cruciale per il suo ruolo di mediatore e garante di stabilità nel Mediterraneo.

In tale ambito la strategia delineata dalla visione del capo di stato maggiore dell’Esercito, gen. Carmine Masiello, è focalizzata su forze terrestri interoperabili ed autonome, fondamentali per la sicurezza nazionale e per la partecipazione alle missioni NATO (Masiello, 2024). L’Italia, grazie alla sua posizione nel Mediterraneo ed alla crescente cooperazione industriale con gli Stati Uniti, rafforza la propria capacità operativa nei contesti internazionali, consolidando un modello di difesa interoperabile ed autonomo (Flott, 2018). Questa impostazione si integra con la necessità di rafforzare la proiezione strategica nel Mediterraneo allargato, un'area cruciale per gli equilibri geopolitici globali (De Ninno, Cavo, 2024). Conseguentemente l’incontro tra Meloni e Trump rappresenta un'opportunità per promuovere una maggiore integrazione industriale e logistica con gli Stati Uniti, mentre la convergenza tra difesa ed economia offre all’Italia una leva concreta per consolidare il proprio ruolo nella sicurezza euro-atlantica e mediterranea, trasformandola in un attore centrale nei nuovi equilibri globali (Tocci, 2020).

L’improvvisa scomparsa di Papa Francesco ha ulteriormente rafforzato la centralità geopolitica di Roma in un momento cruciale per la ridefinizione degli equilibri internazionali. Oltre al suo profondo significato spirituale e istituzionale, questo evento ha prodotto conseguenze diplomatiche che consolidano la funzione dell’Italia come piattaforma di dialogo globale. A pochi giorni dalla morte del Pontefice, l’ultimo simbolico incontro tra papa Francesco e JD Vance assume un significato particolare, andando a rafforzare le relazioni tra Vaticano e Stati Uniti. Parallelamente, il colloquio tra il papa e re Carlo III, tenutosi il 9 aprile 2025 in forma privata, ha rinsaldato il legame tra la Santa Sede e la Corona britannica. Il prossimo 26 aprile, Roma ospiterà le esequie solenni di papa Francesco, con la presenza della maggior parte dei leader mondiali. La partecipazione di Donald Trump, Emmanuel Macron, Volodymyr Zelensky, Ursula von der Leyen e della possibile delegazione russa guidata da Sergej Lavrov, conferma il peso diplomatico dell’Italia in questa fase di transizione.

Questa dimensione religiosa e diplomatica si intreccia con gli sviluppi della sicurezza internazionale, in particolare con le negoziazioni USA-Iran sul nucleare, ospitate a Roma con la mediazione dell’Oman. Il coinvolgimento italiano nei negoziati USA-Iran non è solo un'opportunità diplomatica, ma si inserisce in una strategia più ampia che mira a rafforzare il suo ruolo di mediatore tra potenze globali. Roma, già epicentro delle dinamiche transatlantiche, grazie alla cooperazione strategica con gli Stati Uniti, sta quindi affinando una postura che integra capacità militari e influenza diplomatica. Se da un lato la crescente interoperabilità con la NATO rafforza la posizione militare italiana, dall’altro la sua capacità di negoziazione con attori chiave, come Teheran, dimostra l’efficacia di un approccio bilanciato tra deterrenza e dialogo. Questa doppia dimensione militare e diplomatica consente all’Italia di evitare un ruolo subordinato e di affermarsi come attore autonomo, capace di orientare gli equilibri globali con una combinazione di sicurezza e mediazione.

L’Italia, ormai consolidata come interlocutore chiave nei negoziati globali, si trova così anche a gestire una fase cruciale della transizione vaticana. La stabilità ed il posizionamento internazionale della Santa Sede influiscono direttamente sugli equilibri geopolitici, e la scelta del successore di papa Francesco potrebbe ridefinire le priorità diplomatiche del Vaticano, influenzando anche le strategie italiane nel contesto euro-atlantico e mediterraneo (Weigel, 2020). Un pontefice proveniente dall’Africa o dall’Asia potrebbe orientare la diplomazia vaticana verso una dimensione globale e interculturale, mentre una figura italiana o europea garantirebbe stabilità nella relazione con l’Occidente. In entrambi i casi, il nostro Paese manterrà un ruolo centrale nella gestione di queste dinamiche.

Trovandosi all’intersezione tra diplomazia strategica e spirituale, l’Italia ha ora un’occasione irripetibile per assumere un nuovo ruolo nella leadership globale. Non più come intermediario passivo, ma come attore proattivo, capace di influenzare gli equilibri futuri attraverso una combinazione di tradizione e pragmatismo. Saprà il nostro Paese trasformare questa congiuntura storica in una nuova era di stabilità e autorevolezza, o perderà un’opportunità chiave per ridefinire il suo ruolo nei nuovi assetti globali, lasciando ad altri la possibilità di ridefinire il futuro dell’area euro-atlantica e mediterranea?

Andrea Lancioli (ufficiale e insegnante di Storia Militare)

Note e riferimenti

- Kagan, R. (2018), ‘The jungle grows back: America and our imperiled world', Alfred A. Knopf.

- Masiello, C. (2024), 'Visione del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano', Stato Maggiore dell’Esercito.

- Fiott, D. (2018), ‘Strategic autonomy: towards “European sovereignty” in defence?’, in EUISS Brief n. 12.

- De Ninno F., Cavo F. (2024), ‘Il Mediterraneo allargato e l’Italia. Dalla Guerra fredda al mondo post-polare’, Viella.

- Tocci, N. (2024), 'La grande incertezza. Navigare le contraddizioni del disordine globale', Istituto Affari Internazionali (IAI).

- Weigel, G. (2020), 'The next Pope: the office of Peter and a Church in mission', Ignatius Press.

Foto: presidenza del consiglio dei ministri