Il riarmo di Taiwan, tra Cina e Stati Uniti

(di Andrea Gaspardo)
05/09/19

L'ascesa al potere di Donald Trump ed il nuovo corso geopolitico assai più assertivo che caratterizza il governo di Xi Jinping nella Repubblica Popolare Cinese ed il sostanziale peggioramento delle relazioni sino-americane in seguito alla cosiddetta “Guerra dei Dazi”, ha rapidamente riportato la questione di Taiwan (o per meglio dire, la “Contesa delle due Cine”) al centro dell'attenzione mondiale.

Uno dei principali dilemmi che interessano strateghi ed analisti di tutto il mondo è: se e quando la Repubblica Popolare Cinese deciderà di abbandonare la sua tradizionale politica attendista e passerà alle vie di fatto nel tentativo di sopprimere l'indipendenza “de facto” di Taiwan e giungere alla tanto sospirata “completa riunificazione dell'Impero di Mezzo”. Purtroppo da questo punto di vista le previsioni non promettono nulla di buono perché negli ultimi anni le opinioni espresse da parte degli analisti cinesi e taiwanesi si stanno tutte orientando verso “l'inevitabilità dello scontro”, da molti individuato già nel corso del prossimo decennio.

La leadership politica e militare di Taiwan ha preso molto sul serio tali avvertimenti, specialmente a partire dall'ascesa al potere della presidentessa Tsai Ing-wen la quale ha optato per un aumento delle spese militari per far crescere lo strumento militare taiwanese sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Tale imponente modernizzazione, iniziata nel 2016 e che dovrebbe concludersi nel 2030, interesserà per la prima volta tutte le branche nelle quali si dividono le forze armate di quella che, formalmente e costituzionalmente, è ancora nota come “Repubblica di Cina” e non solamente alcune di esse come è stata la prassi negli ultimi 30 anni.

Dalla morte del presidente Chiang Ching-kuo (foto) nel 1988 e con l'istituzione della democrazia infatti, la società taiwanese è stata in parte “smilitarizzata” e le forze armate della “Cina nazionalista” hanno non solo cambiato la loro postura operativa, da offensiva a difensiva, ma hanno anche visto una progressiva riduzione sia degli effettivi che del numero di mezzi. Gli eventi dell'ultimo periodo hanno segnato una profonda inversione ad U e gli Stessi Stati Uniti, prima sostanzialmente tiepidi, hanno ora segnalato non solo l'appoggio totale ai piani di riarmo ma anche la disponibilità a rimpolpare gli arsenali della “Cina nazionalista” per non farle perdere il “margine tecnologico” nei confronti della rivale “Cina comunista”.

Infine, è necessario notare che l'ammodernamento delle forze militari della cosiddetta “Isola Ribelle” passano anche attraverso un ripensamento dell'addestramento e della dottrina militare delle forze armate laddove essere si stanno preparando ad affrontare una doppia guerra di natura sia simmetrica che asimmetrica a seconda dell'evoluzione che il futuro conflitto assumerà.

Tradizionalmente le “Forze Armate della Repubblica di Cina” si compongono di 6 branche autonome ed 1 dipendente: l'Esercito, la Marina, l'Aeronautica, la Polizia Militare, il Comando Logistico Unificato e le Forze della Riserva, mentre il Corpo dei Marine è dipendente dalla Marina. Tralasciando la Polizia Militare, il Comando Logistico Unificato e le Forze della Riserva, che pure saranno anch'esse oggetto di modernizzazione e potenziamento, concentreremo ora la nostra attenzione sui piani di espansione dell'Aeronautica, della Marina e dell'Esercito. In virtù della sua capacità di colpire dal cielo e di degradare le capacità militari di un'ipotetica ondata d'attacco cinese prima che raggiunga la coste di Taiwan, l'Aeronautica rappresenta al contempo il principale strumento d'attacco e la prima linea di difesa della Repubblica di Cina.

Il nucleo principale dell'Aeronautica è attualmente costituito da 380 aerei da combattimento ad alte prestazioni:

-55 Northrop F-5E/F/RF-5E Tiger II;

-142 General Dynamics F-16A/B Block 20 Fighting Falcon;

-128 ADIC F-CK-1C/D Ching-kuo (foto);

-55 Mirage 2000-5EI/DI.

Sono inoltre disponibili 86 addestratori armabili:

-49 AIDC AT-3 Tzu Chung;

-37 Beechcraft T-34 Mentor.

Per le missioni aria-aria, gli aviogetti taiwanesi utilizzano un'ampia gamma di missili sia WVR (Within Visual Range) che BVR (Beyond Visual Range) di produzione americana (AIM-9 Sidewinder, AIM-7 Sparrow e AIM-120 AMRAAM di varie versioni) francese (R.550 Magic II e MBDA MICA) e nazionale (Sky Sword I e Sky Sword II anch'essi di varie versioni). Con l'eccezione dei Mirage 2000 che sono compatibili solamente con armamenti di produzione francese e la cui modernizzazione sta dando ai militari taiwanesi non pochi problemi, gli F-5, gli F-16 e gli AIDC F-CK-1 si sono dimostrati tutti aerei flessibili e facilmente aggiornabili e sono stati omologati all'utilizzo dell'intera gamma di armi di produzione americana e nazionale in dotazione a Taiwan.

Di particolare importanza è il missile aria aria Sky Sword II, ordigno BVR che nella sua versione “TC-2” rappresenta ad oggi l'unico missile aria-aria veramente “ipersonico” esistente al mondo (le sue prestazioni reali sono strettamente classificate, ma voci di corridoio affermano che sia in grado di viaggiare ad una velocità compresa tra Mach 10 e Mach 15 che, se confermata, lo renderebbe il missile aria-aria più veloce del mondo).

Oltre a missioni di difesa aerea, gli aviogetti taiwanesi assolverebbero poi missioni di bombardamento di precisione utilizzando ordigni “intelligenti” di origine americana (bombe a guida laser Paveway, bombe stand-off AGM-154 Joint Stand-off Weapon e missili a guida elettro-ottica AGM-65 Maverick) ed i missili cuise di progettazione nazionale Wen Chien, missioni antiradiazioni mediante missili americani AGM-88 HARM e taiwanesi TC-2A e missioni antinave utilizzando l'americano AGM-84 Harpoon e la famiglia di missili Hsiung Feng taiwanesi da molti considerati tra i migliori missili antinave e da crociera schierati al mondo.

Alla luce della incombente minaccia rappresentata dalla crescita sia numerica che tecnologica delle forze aeree cinesi, le autorità di Taipei hanno deciso di aumentare il numero di velivoli a disposizione della propria Aeronautica e di approvare specifici programmi di aggiornamento per tutte le categorie di velivoli sopra citati.

Per rinforzare la propria linea di 142 General Dynamics F-16A/B Block 20 Fighting Falcon, alla fine del 2018 il governo taiwanese ha deciso di acquistare 66 F-16C/D Block 50/52 di nuova costruzione, inoltre entro la fine del 2023, tutti e 208 i velivoli verranno aggiornati allo standard Lockheed F-16V Viper con il nuovo e potente radar AN/APG-83 con caratteristiche AESA ed una nuova suite elettronica di bordo e sistemi ECCM. Per quanto riguarda invece i 128 AIDC F-CK-1 Ching-kuo, essi sono stati già tutti aggiornati allo standard C/D ed è in corso l'integrazione di nuovi sistemi d'arma sia aria-terra come i missili di progettazione nazionale Wen Chien e i già citati aria-aria Sky Sword. Inoltre le industrie per la difesa taiwanese hanno annunciato che presto ne verrà presentata una nuova versione per la produzione su larga scala denominata AIDC F-CK-2. Ma il programma più interessante riguarda, paradossalmente gli F-5E/F/RF-5E ancora in servizio e che ora si apprestano a vivere letteralmente, una “nuova giovinezza”. Veri e propri veterani delle forze aeree taiwanesi, gli F-5 furono acquistati o prodotti su licenza a partire dal 1965 nelle versioni F-5A/B Freedom Fighter e F-5E/F/RF-5E Tiger II per complessivi 446 esemplari rappresentando il nerbo delle forze aeree dell'isola fino ai primi anni '90.

Oggi solamente 55 F-5E/F/RF-5E sono ancora in servizio e 90-100 F-5E/F sono mantenuti in riserva mentre tutti gli altri sono stati distribuiti tra le varie basi taiwanesi per fungere da “decoy” in caso di attacco cinese salvando così i più preziosi caccia moderni. Tuttavia pare che le autorità politiche e militari dell'isola stiano tornando sulle proprie direttive originali ed abbiano deciso di rispolverare un programma di modernizzazione denominato “Tiger 2000/2001” in base al quale l'USAF si impegnerebbe a reperire i pezzi di ricambio al fine di permettere il recupero del maggior numero possibile di F-5 che verrebbero poi aggiornati dalla AIDC allo standard “Tiger 2000/2001” mediante l'installazione del radar GD-53 dei caccia Ching-kuo e di una nuova dotazione elettronica che permetterebbe ai “pesi piuma” della Northrop di poter utilizzare anche i missili Sky Sword II della già citata variante TC-2. Se tale programma venisse portato a compimento nella sua interezza, ciò darebbe uno stimolo enorme alle capacità di difesa aerea di Taipei.

Per quanto concerne infine i 55 Mirage 2000-5EI/DI, nonostante la loro incompatibilità con tutti i sistemi d'arma diversi da quelli di produzione francese e nonostante i loro costi di mantenimento siano notevolmente più alti rispetto a quelli di tutti gli altri velivoli da combattimento in servizio a Taiwan, le eccellenti prestazioni di volo e la popolarità presso i piloti hanno fatto infine optare le autorità per un loro mantenimento in servizio sebbene alcune voci parlassero di una loro prossima e prematura radiazione. In ogni caso, viste le loro “peculiarità”, i velivoli francesi verranno verosimilmente relegati al puro e semplice ruolo di difesa aerea utilizzando i missili R.550 Magic II e MBDA MICA.

Se i programmi relativi all'Aeronautica sono ambiziosi, quelli della Marina sono semplicemente impressionanti.

Attualmente, la Marina della Repubblica di Cina conta 117 unità navali di diverse dimensioni ed è in procinto di ricevere alcune fregate dagli Stati Uniti. Inoltre, secondo piani annunciati di recente, entro il 2030 tutte le navi attualmente in servizio verranno radiate e sostituite da una flotta completamente nuova la quale dovrebbe per altro avere una consistenza numerica almeno doppia rispetto a quella attuale.

Uno dei programmi di punta della Marina è quello di sostituire i 4 sottomarini attualmente in servizio (2 della “classe Hai Shih” e 2 della “classe Hai Lung”) con 8 nuovi sottomarini realizzati a Taiwan con l'assistenza americana, giapponese ed europea.

Per quanto riguarda invece la flotta di superficie, essa verrà interamente realizzata a Taiwan seguendo progetti indigeni senza il supporto esterno e presenterà un bilanciamento tra grandi unità adatte ad operazioni di guerra tradizionale (cacciatorpediniere, fregate, corvette, navi anfibie, navi da supporto, ecc...) ed unità navali più piccole adatte alle operazioni di guerra asimmetrica (motocannoniere missilistiche, pattugliatori armati, siluranti, ecc...). Inoltre, data la crescita esponenziale delle forze aeree cinesi e della capacità dei missili da crociera ed antinave da esse impiegati, le nuove unità navali di Taipei saranno dotate di un innovativo sistema di difesa antiaerea ed antimissile di tipo AEGIS progettato localmente.

In un ipotetico scenario di conflitto, le forze della Marina avrebbero il compito, congiuntamente a quelle dell'Aeronautica, di impedire al nemico di prendere in controllo delle acque dello Stretto di Taiwan e di attaccare e degradare la forza d'attacco cinese prima che essa possa mettere piede sul suolo taiwanese; inoltre, sempre alla Marina spetterebbe il compito di guidare il contrattacco per liberare le eventuali porzioni di territorio della Repubblica di Cina che dovessero cadere nelle mani della Repubblica Popolare Cinese.

Chiude poi il cerchio l'Esercito il quale ha spedito una formale richiesta al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti relativa ad un contratto da 2,6 miliardi di dollari che, nello specifico, dovrebbe coprire l'acquisto di 108 carri armati M1A2 Abrams dal valore complessivo di 2 miliardi di dollari, 1240 missili anticarro TOW dal valore complessivo di 299 milioni di dollari, 409 missili controcarro Javelin da 129 milioni di dollari e 250 missili terra-aria Stinger da 223 milioni di dollari. Tale iniziativa è l'ultima di una serie di piani di riarmo che hanno portato negli anni scorsi, per esempio, ad acquistare 30 elicotteri da combattimento Boeing AH-64E Apache ed alla modernizzazione del parco veicoli corazzati, tra cui merita di essere menzionato il programma per l'aggiornamento dei vecchi M48 Patton ai nuovi standard CM-12 e CM-11 “Brave Tiger”.

Da notare, infine, il fatto che il Corpo dei Marine (recentemente spostato nei sobborghi della città di Taipei), riceverà un numero imprecisato di carri M60 Patton per permettergli di ingaggiare e sconfiggere qualsiasi tentativo di “attacco decapitante improvviso” mediante divisioni aviotrasportate e brigate di forze speciali nel caso la Cina comunista decidesse di colpire direttamente il presidente ed il governo dell'isola ribelle.

Si capisce quindi come, sulle opposte sponde dello Stretto di Taiwan, i contendenti stiano preparando gli arsenali ed affilando i coltelli in vista dell'inevitabile scontro finale mentre i politicanti nostrani osservano il tutto con uno strabismo ed una mancanza di attenzione difficilmente spiegabili in termini razionali.

Foto: Ministry of National Defense ROC / J. Patrick Fischer / RudolphChen / ROC Air Force / ROC Navy / web