I risvolti dell’attentato di Isis in Kuwait

(di Roberto Colella)
01/07/15

L’Isis è tornata a colpire attaccando una moschea sciita in Kuwait. Venticinque persone sono state uccise nell’attentato di Kuwait City, capitale del Kuwait. Secondo il ministro dell'Interno, almeno 202 persone sono rimaste ferite. Al momento dell'attentato, avvenuto durante l'ora della preghiera del venerdì, nella moschea Imam Sadiq si trovavano circa duemila persone.

I miliziani dell'Isis hanno rivendicato l'attacco. Il Kuwait è un paese a maggioranza sunnita – lo stesso orientamento dell’Islam a cui fa riferimento l’ISIS – ed è governato da una casa regnante sunnita ma ha una significativa minoranza sciita.

È il primo attentato compiuto dall’ISIS nel paese. La storia del piccolo Stato del Golfo Persico è comunque molto complessa ed è anche avvezza per certi aspetti agli attentati.

Nel 1990 Saddam Hussein invase il Kuwait reclamandolo come diciannovesima provincia del suo paese. Negli anni il giovane e piccolo Stato del Kuwait è diventato una base statunitense sine die nel Golfo Persico. Dal Kuwait gli Usa, con le loro truppe e le diverse basi dell’Esercito, dell’Aeronautica e della Marina hanno proiettato il loro controllo logistico, militare ed economico sulla regione.

Sulla scia di portaerei, carri armati e B-52, infatti, hanno trovato posto in Kuwait numerose multinazionali statunitensi legate al commercio del petrolio greggio e ad altri ambiti come le telecomunicazioni, l’energia elettrica, l’high-tech, gli equipaggiamenti militari e i beni di consumo. Tutto ciò ha fomentato la forte presenza della rete di bin Laden in Kuwait.

Diverse cellule avrebbero agito attraverso una serie di attentati terroristici. Ricordiamo nel 2002 l’attacco sull'isola di Failaka, a largo delle coste kuwaitiane, che portò alla morte del ventenne caporale dei marines Antonio Sledd. Il collegamento con i terroristi di Osama bin Laden fu subito denunciato dal Pentagono. Nella circostanza la polizia kuwaitiana arrestò 50 persone legate al fondamentalismo islamico e ai due responsabili dell'attentato. Morti durante l'azione contro i marines, i due cugini kuwaitiani Jassem al Hajiri (28 anni) e Anas al-Kandari (21), avevano trascorso lunghi periodi nei campi di addestramenti di Al Qaeda in Afghanistan ed erano imparentati con alcuni prigionieri detenuti dagli americani nella base-lager di Guantanamo, sulle coste meridionali di Cuba

Numerose sono ancora oggi le cellule locali, alcune delle quali ancora “dormienti”, che mirano a distruggere il sistema politico nazionale. Quasi che in Kuwait si sia sviluppata negli anni una sorta di “deislaimizzazione” voluta dagli Occidentali con in primis gli Usa.

Le colpe vengono attribuite all’establishment religioso del Kuwait responsabile di atteggiamenti politici di connivenza con gli Usa. Un paese di sicuro più moderno rispetto a quelli dell’area del Golfo ma osteggiato dalle petromonarchie sunnite.

Quindi dietro l’ennesimo attentato questa volta ad opera dell’Isis, ci potrebbero essere la forte presenza americana in Kuwait in un assetto istituzionale troppo moderno per la regione in questione, l’atteggiamento dei vertici religiosi presi di mira dalle stesse cellule dormienti e l’approvvigionamento dei pozzi petroliferi ai quali potrebbero puntare le milizie del presunto Califfato Islamico.

(foto: IRNA)