I 200.000 morti a causa del COVID in Cina e altre storie nascoste nelle statistiche ufficiali

(di David Rossi)
16/02/22

"Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità sta ancora mettendo le scarpe" (Mark Twain)

Nel corso della pandemia da sars-cov-2 due dati, ossessivamente trasmessi dalle autorità nazionali e regionali all’interno dei bollettini ufficiali, ci sono diventati purtroppo familiari: il numero dei casi e quello delle vittime, in quasi tutti i Paesi pubblicati quotidianamente. Si è spesso sentito parlare di “tracciamento efficiente” o di “crisi del sistema di tracciamento”, quasi che i “positivi” potessero essere contati come le autovetture immatricolate alla Motorizzazione o i turisti che hanno fatto il check-in negli alberghi, in tal modo arrivando in certi momenti all’assurda conclusione che in Italia i morti da COVID-19 fossero il due, il tre o anche il cinque per cento dei casi, vale a dire una nuova Influenza spagnola.

Ugualmente, abbiamo assistito alla conta dei decessi causati dalla pandemia, un calcolo assurdo perché ancora gli scienziati non hanno prodotto un paradigma per la lettura dei dati.

Mi spiego: non intendo dire che abbiamo messo nella lista dei morti per COVID-19 anche quelli che sono spaccati la testa cadendo in bagno mentre erano in quarantena (N.B. l’abbiamo fatto, ma più o meno compensano i positivi non rilevati, mi piace pensare), ma non posso ignorare che sono finiti nel conto molte decine di migliaia di malati terminali e anziani ultra novantenni, per i quali nessuno si sarebbe sognato in passato di indicare l’influenza o un’altra malattia infettiva come causa di morte, mentre adesso sono “morti di COVID”.

Perché mai una persona con quattro o cinque patologie e secondo i medici con due o tre mesi rimasti da vivere, secondo i colleghi di quegli stessi medici deve essere elencata tra le vittime della pandemia? Di un decesso per HIV scriviamo che è morto a causa della polmonite?

Ciò detto, è impossibile ignorare le molte anomalie del computo dei decessi da pandemia. In primo luogo, il fatto che le statistiche ufficiali in molti paesi (N.d.A., governati da gente a volte maldestra, altre volte in mala fede, verrebbe da dire) escludono le vittime che non sono risultate positive al coronavirus prima di morire, il che può essere una maggioranza sostanziale in nazioni con scarsa capacità di test e poca o punta volontà di far sapere al mondo quanti sono davvero i casi in quel posto.

In secondo luogo, in altri Paesi, anche europei, gli ospedali e i registri civili non elaborano i certificati di morte per diversi giorni o addirittura settimane, il che crea ritardi nei dati. E in terzo luogo, la pandemia ha reso più difficile per i medici curare altre condizioni e ha scoraggiato le persone dall'andare in ospedale, il che potrebbe aver indirettamente causato un aumento dei decessi per malattie diverse dal Covid-19.

Esiste, tuttavia, una soluzione per ovviare a questi problemi allo scopo di capire l’impatto della pandemia e dei suoi effetti collaterali ed è abbastanza semplice: basta contare i "morti in eccesso", vale a dire prendere il numero di persone che muoiono per qualsiasi causa in una certa nazione e in un dato periodo, quindi confrontarlo con una base storica degli ultimi anni. Per rendere le cose il più facili possibili da capire, nelle righe a seguire ho preso il numero di morti nei due anni precedenti la pandemia (2018 e 2019) di alcuni Paesi e li ho confrontati con quelli del biennio 2020-2021, basandomi sulle cifre ufficiali. Ho preso in esame alcuni Paesi molto rappresentativi, se non altro perché ospitano oltre la metà della popolazione mondiale, che ho qui diviso in cinque categorie, in base al differenziale fra i morti ufficiali di coronavirus e i morti totali registrati nel Paese. Non è una questione solo di numeri, come vedrete...

I “normali”

Sono quei Paesi in cui assistiamo a un discostamento fra il numero di morti in eccesso e i casi ufficiali di COVID-19 compreso fra 100 e 133 morti in eccesso ogni 100 decessi “positivi”. Per fare un esempio, nei due anni di pandemia la Germania ha registrato circa 131.000 morti in più, a fronte di 112.000 vite umane perse mentre erano infettate dal sars-cov-2: quindi, dividendo la differenza fra queste due cifre, cioè circa 19.000 per il numero di morti da COVID-19, se ne deduce con semplicità estrema che c’è un 17% di morti in eccesso che sono o causati collateralmente dalla pandemia (per esempio, pazienti oncologici non curati in modo adeguato) o sono “positivi” non registrati nelle statistiche ufficiali.

In Italia, tale cifra è di circa il 20%, in linea con la Germania. Anche Paesi pesantemente colpiti dalla pandemia come Brasile (21%) e Stati Uniti (32%) rientrano in questo “club”.

I “graziati”

Ricordate la Svezia, che cocciutamente rifiutava di seguire la Cina e l’Italia nell’attuare lockdown di massa e insisteva nel dire che la sua costituzione non ammette di mettere agli arresti domiciliari gli innocenti? Ricordate le campagne stampa indignate contro la “strage di Stato” scandinava? Ebbene, le statistiche dei morti in eccesso (quasi 9.000) dicono che sono inferiori di quasi il 40% ai casi di decessi di COVID-19 (15.000). Che cosa vuol dire? Semplicemente, hanno avuto un gran numero di casi, che hanno avuto fin troppo zelo nel contare i morti e che… una parte dei morti rientravano in categorie di persone che sarebbero morte comunque. Non è successo solo agli Svedesi: anche Regno Unito (-10%), Francia (-18%) e India (-50%) hanno offerto lo stesso scenario, segno che è stata colpita una popolazione molto fragile (per malattie epidemiche nel continente indiano, per anzianità in Europa).

I “vorrei contarli, ma non posso”

È un fenomeno tipico dell’Est Europa come il bortsch e la vodka: Polonia, Romania e Ucraina hanno fra il 50 e l’80% di decessi in più delle statistiche ufficiali del coronavirus. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a Paesi che si sono comportati come quegli studenti che nei compiti in classe si concentrano completamente nel risolvere la prima pagina del compito, ma poi non provano nemmeno a fare la seconda. Chiamatelo, se volete, tracciamento imperfetto…

I “pinocchietti”

Signore e signori, qui siamo nell’Olimpo della creatività di quanti hanno voluto, per motivi più o meno legittimi, nascondere ai propri cittadini e al mondo il numero effettivo di casi di COVID-19. Partiamo dal Messico, dove forse l’inefficienza ha potuto più della malizia: i morti in eccesso sono stati poco meno di 700.000 contro quasi 300.000 vittime del COVID-19: insomma, il 128% in più.

Che dire delle Russia? A quasi un milione di morti in eccesso fanno da contraltare “appena” (si fa per dire…) 309.000 morti di sars-cov-2: una differenza del 210%, appena giustificata dal fatto che nel 2021 hanno avuto le elezioni e bisognava occultare il più grande massacro di Russi dalla Seconda guerra mondiale… Hanno saputo fare peggio dei Sudafricani, che si sono fermati a un 200% di differenza, mentre l’Egitto si è spinto fino a quasi al 500%.

La Cina popolare si è tradita, senza che il mondo dicesse nulla: 200.000 morti in eccesso a fronte di meno di 5.000 morti ufficiali per la pandemia: 46 volte tanto! Sta a vedere che abbiamo trovato le cifre vere dei morti nella patria del COVID-19!

I “furbastri”

Giappone e Turchia hanno, rispettivamente, contato 20.000 e più di 80.000 morti di COVID-19 nel biennio in esame: ci sarebbe da dire che gli è andata meglio che ad altri, se non fosse per il fatto che dopo il 2019 non hanno più pubblicato cifre ufficiali sul numero di decessi nel Paese. Insomma, rendono impossibile calcolare i morti in eccesso e in definitiva nascondono le vere proporzioni del massacro. Così facendo, ci inducono a sospettare che si sia trattata di un’ecatombe…